Rodotà, l’uomo che non fu Presidente

Rodotà, l’uomo che non fu Presidente

In prima fila ancora per il fronte del No nel Referendum costituzionale voluto da Matteo Renzi. E’ stata l’ultima sua battaglia, perché i principi della Costituzione “non si toccano” e i diritti “non sono negoziabili”. Ha lasciato la moglie Carla e la figlia Maria Laura, giornalista al Corriere della Sera.

Il ritratto di Rodotà, in breve? Di sinistra, laico, libertario, giurista, politico: cinque termini che si possono sistemare nell’ordine che si preferisce, tanto il risultato non cambia. Era lui, autorevole, elegante, lucidissimo, mai prevedibile. Parlava proprio come un “libro stampato”, il libro che tutti vorremmo leggere, di cui non ci stanchiamo. I suoi editoriali (per Repubblica) i suoi saggi, i suoi interventi erano un esempio di equilibrio e sapere, di grazia e semplicità. Un maestro insomma.

Ho avuto l’onore e il piacere di intervistarlo per MicroMega, di incontrarlo in occasione di diversi appuntamenti di Libertà e Giustizia: non si faceva nessuna fatica a intervistarlo. Tutto quello che diceva era già perfetto, chiarissimo, espresso nel modo migliore. Ci sentivamo ogni tanto, anzi ci “messaggiavamo” come si dice ora, con discrezione. A 84 anni, era un uomo ‘moderno’ sotto tutti gli aspetti.

Era stato eletto per la prima volta nel 1979 come indipendente nelle liste dell’allora Pci. Le cronache ricordano che dal 18 al 20 aprile 2013, per due giorni, è stato “il Presidente”. Specie nelle speranze di molti italiani, anche di coloro che inventarono il coro inneggiante “Ro-do-tà, Ro-do-tà”, il Movimento 5Stelle che ha sostenuto la sua candidatura, a cui poi fu preferita – dal Pd – quella di Giorgio Napolitano, che venne rieletto.

Una grande occasione mancata per il Paese. “Non sono stato mai tanto popolare come ora – mi ha confessato una volta – nel senso pieno del termine”. Dopo le molte battaglie di cui era stato protagonista per tutta la vita, tra cui l’altro grande referendum tradito, quello sull’acqua, era sorpreso e contemporaneamente divertito, come un ragazzino.

Eravamo insieme nel Comitato del No Bavaglio per la libertà di informazione, di cui era il primo firmatario. Ma, soprattutto, alla prima presentazione dei Comitati per il no al Referendum, lo scorso anno: ci fu una conferenza stampa nell’auletta dei Gruppi Parlamentari a Montecitorio. Un grande entusiasmo, un gran bailamme. Alla fine mi ero avvicinata al banco dei relatori e, nel salutarlo, gli avevo chiesto: “Professore, ma abbiamo davvero possibilità di vincere?”. “Questo dipende solo da noi”, mi aveva risposto con un sorriso.

2 commenti

  • Veramente un bel ricordo di Rodotà, ben lontano dalle piaggerie e dalle lacrime di coccodrillo che ci tocca ascoltare, ora, da chi ha brillato invece per totale assenza di senso dello Stato. Da quelli, tanti, che sembrano avvertire che obbiettività, ragionevolezza e leggerezza siano modi di stare al mondo troppo poco maschi.

  • Da gigante morale e intellettuale quale era, ha assolto comunque il compito per il quale la cittadinanza lo aveva scelto nel 2013: ha custodito la Costituzione e aiutato gli italiani a conservare il senso del bene comune e dell’appartenenza ad una comunita’ civile, che mette al primo posto i diritti inalienabili e la dignita’ umana. Tutta la sua ricchissima esistenza e’ un inno alla legge morale.
    Buon viaggio Presidente e grazie di tutto.

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