Messina/Recuperare il 4 dicembre

06 Giu 2017

 La sensazione che si ricava dalle ultime vicende politiche richiede, specie per coloro che credono in una sinistra ancorata ai temi della libertà, della giustizia e del lavoro, una grande assunzione di responsabilità perché il Paese possa crescere in un quadro europeo di solidarietà.

Politiche di espressione antagonista, antieuropeista, antieuro e filo nazionalista possono forse aiutare per un mini successo elettorale e per una visibilità politica personale. L’incidenza sulle sorti del paese sarà però nulla. L’Europa ci presenterà il conto e solo chi è affezionato esclusivamente alla propria immagine può pensare di non pagarlo o di aggirare il problema allontanandosi dall’euro o dall’Europa. Grecia e Brexit suggeriscono attenzione e riflessione.

Se -come pare- passerà un sistema che prevede una soglia del 5% sarà forse risolto il problema di presenze politiche condizionanti, ma affinché interessi riconducibili a politiche di destra neo liberale o a politiche di sinistra di ispirazione socialista siano perseguibili, occorre comunque ricompattarsi in entrambi gli schieramenti su valori fondamentali comuni. Ciò a maggior ragione vale per chi voglia perseguire politiche che sappiano coniugare liberalismo e socialismo in una visione che fu del Partito d’Azione.

Il renzismo sconfitto il 4 dicembre, anche a prezzo di essere un partito sempre più ossessionato dal perseguimento di una governabilità che non ammette interlocuzioni con chi la pensa diversamente, si è già ricompattato attorno a uno zoccolo duro e ormai conosciuto. L’inadeguatezza di alcune politiche, solo per citare alcuni casi, emergono in modo evidente dalla mancata riforma sulla prescrizione e dai “pasticci” sulle dirigenze dei musei e sui voucher. Da qui alle elezioni rischia di scindersi ulteriormente.

Le destre potrebbero ricompattarsi e non avrebbero difficoltà a riconoscere una leadership berlusconiana. E’ uno schema conosciuto e vincente, che nel passato ha assicurato visibilità un po’ a tutti dando la possibilità di soddisfare anche legittime aspettative individuali. Non dovrebbe essere difficile trovare anche una personalità che assuma la guida del governo.

Se non dovessero ricompattarsi resterebbe sempre dopo le elezioni una possibile coalizione Forza Italia-Pd coalizione oggi negata dai rispettivi leader ma ben presente all’attenzione di molti. E dovrebbero riflettere su eventuali cambi di direzione coloro i quali continuano a credere in un Pd di centrosinistra.

L’indecifrabilità del M5S continua ad essere una costante per molti. Il non comprendere le linee politiche dell’interlocutore dovrebbe comunque suggerire la ricerca di un dialogo anche in vista di un risultato elettorale che, a detta di molti, dovrebbe premiare il Movimento.

In questo quadro politico le sinistre e la società civile, che avevano dato tanto per il risultato referendario, hanno perduto una grande occasione per valorizzarlo. Da subito la celebrazione del 4 dicembre è stata accompagnata da una legittima tendenza ad intestarsi il successo, ora valorizzando il fatto d’essere scesi in campo per primi a favore del No, ora rivendicando una presenza politica di maggiore spessore, ora facendo riferimento a leadership e presenze importanti nella società civile.

Al tempo stesso, però, da parte di molti si è voluto rinviare il senso dello stare insieme a future battaglie politiche, suggerendosi la necessità di non confondersi gli uni e gli altri da subito. Non so quanto i giovani abbiano apprezzato queste scelte. Subito dopo il 4 dicembre, Raniero La Valle, richiamando padre Turoldo, suggeriva di tornare “ai giorni del rischio”. E non so quanto i giovani siano rimasti delusi.

Si è perduta la grande occasione per individuare, da subito, i valori comuni e l’occasione di unirsi intorno agli stessi. Altri legittimamente avranno pensato e potranno pensare diversamente, ma non avranno reali prospettive di incidere sul governo del Paese o di essere responsabile opposizione parlamentare.

Si è forse in tempo a rimediare. La costruzione di un raggruppamento, ideologicamente ancorato a valori di giustizia e libertà, è ancora possibile. Intelligentemente si immaginava e si immagina da parte di Pisapia un percorso inclusivo e non divisivo. Le politiche renziane appaiono muoversi in direzione opposta.

I gruppi a sinistra del Pd sono oggi di fronte ad una scelta ineludibile: confrontarsi “narcisisticamente” per l’affermazione di inutili traguardi personali o ritrovarsi su interessi comuni per una presenza significativa nel Paese. Solo unendosi avrebbero forse l’opportunità di attrarre anche gran parte della società civile disposta ad “investirsi politicamente” su un progetto di difesa ed attuazione della Carta costituzionale.

Sembra in gran parte inutile, quasi una cura palliativa, continuare a pensare a percorsi futuri o a nomi di partiti e movimenti con la riserva mentale di immaginarli a proprio uso e consumo o come vetrine per esposizioni personali. Così come sembrano fuori luogo toni aggressivi, quasi rancorosi, nei confronti di avversari politici.

Fermezza e schiena dritta possono fare a meno di manifestazioni simili. Pisapia una strada l’ha indicata.

Si può fare affidamento su una persona che ha dimostrato di saper bene amministrare e che appare anche eticamente spendibile per profili personali come si rileva anche dalla rinunzia alla prescrizione in un processo che lo riguardava. Un’aggregazione a sinistra intelligente, quale che sia il sistema elettorale col quale si voterà, è la sola strada intelligente per assicurare il perseguimento di politiche sociali e di solidarietà.

(*) Morici, già magistrato, fa parte del Circolo di Libertà e Giustizia di Messina

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