Legittima difesa/ Caselli, La legge così è un errore (*)

11 Mag 2017

Liana Milella

Roma. «Il Pd è finito nella trappola della paura». Sulla legittima difesa parla l’ex procuratore di Palermo e Torino, Gian Carlo Caselli, giusto nel giorno in cui il presidente dell’Anm Eugenio Albamonte si smarca e dice: «La legge nasce dalla sfiducia per il modo in cui noi applichiamo le leggi».


Che ne dice, il Pd è caduto nel tranello della Lega di cambiare la legittima difesa?
«Parlerei piuttosto di rincorsa. Mi spiego. La sicurezza è un bene fondamentale. Se non c’ è sicurezza si ha paura e si vive molto male. Per ridurre quanto più possibile la paura da insicurezza è necessario mettere in campo tutto ciò che si ha a disposizione in termini di intelligenza, mezzi, risorse.
Ma attenzione. La sicurezza, quindi meno paura, è un obiettivo da raggiungere. Non deve essere un mezzo, una scorciatoia per puntare a un altro obiettivo, ad esempio più consenso o più voti. Così la paura viene strumentalizzata ed enfatizzata. Inevitabilmente aumenta. Un circolo vizioso. Invece di governare la paura, è lei che ci governa. In uno stato democratico è rischioso. Se vogliamo, la trappola sta qui».

È “di destra” parlare di presunzione assoluta di non colpevolezza?
«Presunzione assoluta di non colpevolezza significa che se qualcuno in casa propria spara a chi ha violato il suo domicilio, non ci sarà mai nessun processo perché si dà per scontato che tutto sia stato “regolare”. Un’ opzione inaccettabile in uno stato di diritto. Non è neppure immaginabile la rinunzia pregiudiziale all’ accertamento di come in concreto sono andate davvero le cose. Sarebbe il Far West, nel senso deteriore di convivenza selvaggia, dove ciascuno si fa la sua legge e nessuno può controllare niente».

Saviano è durissimo, parla di fascismo…
«Saviano ha visto bene nel caso delle Ong. Leggerlo è sempre utile. Anche in questo caso la sua opinione deve essere considerata con attenzione. Perché, al di là delle formule, segnala un pericolo reale, di involuzione del sistema. Farei solo qualche precisazione in materia di percezione soggettiva. È vero che ci sono state e ci sono pesanti strumentalizzazioni ed enfatizzazioni. Ma di paura in giro ce n’ è davvero tanta.
Per cui la percezione soggettiva è ormai un elemento della realtà con cui si debbono fare i conti.
Senza sufficienza, perché il problema riguarda soprattutto i soggetti più deboli ed esposti, quelli che non si possono permettere palizzate, bunker, vigilantes».

Renzi parla di pasticcio. La norma è un pastrocchio?
«Non si può dire che questa nuova legge sia un prodigio di chiarezza. Gli esempi possibili sarebbero tanti. Prendiamo il famoso, o famigerato, nuovo secondo comma, quello che considera legittima difesa il fatto accaduto in casa o negozio di notte, ovvero a seguito di introduzione dell’ aggressore con violenza, minaccia o inganno. Poiché si dice che resta fermo il primo comma, sembra di capire che occorre sempre dimostrare la proporzione fra difesa e offesa. Per contro, questa proporzione è presunta dal vecchio secondo comma, quello introdotto nel 2006 da Berlusconi e Castelli, norma che si riferisce anch’ essa a quel che accade in casa o in negozio. Ne deriva una sovrapposizione contraddittoria su di un punto decisivo, la proporzione, e ciò non corrisponde a criteri di logica e buon senso».

Parlare di “notte” è un errore, perché automaticamente non consente di applicare la norma se la rapina avviene di mattina?
«La parola “notte” è di per se stessa così incerta nella definizione della sua estensione da risultare ambigua. L’ esatto contrario di quel che si richiede alle norme.
Che devono assicurare la certezza del diritto anche con formule univoche e precise, non suscettibili di essere lette in modi confliggenti. E poi, se fosse consentito scherzare su cose a volte tragiche, si farebbe un trattamento di favore agli abitanti di Viganella, un paesino in provincia di Verbania, dove per quasi tre mesi non batte il sole».

La magistratura è stata troppo rigida con le vittime e ha esagerato nelle indagini?
«Non mi sembra proprio. In generale, ritengo che abbia fatto il suo dovere, spesso in condizioni assai difficili. Si è stimato che la percentuale delle assoluzioni per fatti di legittima difesa sia stata del 90%, su un totale di casi che, ad esempio nel 2015, è risultato di 123. Non mi paiono numeri che portino a giudicare in qualche modo abnorme la risposta giudiziaria».

Era meglio tenersi la vecchia legittima difesa?
«C’erano e ci sono ancora (la nuova legge non è definitiva) tre strade: 1) lasciare le cose come stanno; 2) introdurre qualche modifica (paletti per meglio precisare la fattispecie); 3) negare la procedibilità “tout court”. Un modo originale, questo, per riproporre la vecchia tentazione di difendersi non “nel” ma “dal” processo. Questa è l’unica opzione inaccettabile. Delle altre si può discutere ».

Con la legge attuale, per la sua esperienza, se si viene aggrediti o minacciati in casa si può reagire?
«Non mi sembra che la legge lasci il cittadino aggredito o minacciato senza possibilità di difesa. Certo, ci possono essere casi controversi non facili da decifrare. Ma questa è la fisiologia dei processi».

(*) Gian Carlo Caselli è stato procuratore di Palermo e Torino. A Torino, la sua città, ha lavorato negli anni caldi del terrorismo. Dopo la morte di Falcone e Borsellino, ha espressamente chiesto di andare a Palermo. Appena insediato ha gestito la cattura di Riina. Nella sua carriera il vertice delle carceri e il Csm per Md.

La Repubblica, 7 maggio 2017

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