L’antropologo Augé: Con il populismo escono di scena i vecchi partiti

26 Apr 2017

Parigi. «Chiunque sarà il presidente eletto tra quindici giorni, si può però già dire che il paesaggio politico francese non sarà mai più come prima». Per Marc Augé, la Francia in questi ultimi mesi è profondamente cambiata e le elezioni presidenziali segnano la fine di un’epoca. «La società civile è molto più avanti del tradizionale sistema politico nel quale infatti non si riconosce più», spiega l’ antropologo autore di “Nonluoghi” e “La guerra dei sogni”. «Durante la campagna elettorale i partiti tradizionali, il Partito Socialista e la destra repubblicana, hanno sofferto molto e hanno perso molti dei loro sostenitori tradizionali. La loro crisi è il segno di una crisi più generale delle forme tradizionali della rappresentanza politica. Non a caso tutti i candidati hanno cercato di proporsi come alternativi alla politica del passato e alla casta del potere, sebbene poi fossero quasi tutti politici presenti sulla scena nazionale da molti anni».

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Quali sono state le maggiori novità della campagna?
«Melenchon ha sedotto per il suo linguaggio e le sue capacità oratorie, il che ha segnato il ritorno della retorica nella comunicazione politica. Insieme a Macron, ha costituito una novità che ha saputo rispondere alla domanda di rinnovamento. In fondo la Francia è un paese bloccato e immobile da parecchi anni, anche se negli ultimi tempi se ne è attribuita la responsabilità soprattutto a Hollande. L’immobilismo viene da lontano e l’odierno crollo dei partiti tradizionali mostra quanto sia profondo il bisogno di un cambiamento radicale».
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Soprattutto Macron è riuscito a incarnare la novità.
«In un solo anno è riuscito a dar vita a un movimento che si è imposto sulla scena politica. E lo stesso in fondo vale anche per il movimento di Melenchon. Il successo di questi due movimenti segna il superamento della vecchia forma partito, e ciò non è necessariamente una forma di populismo. Anzi, proprio la novità della loro offerta politica ha permesso di dare voce a una parte della società francese stanca dei partiti tradizionali e tentata dall’ antipolitica e dal populismo».
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Il populismo è una novità nella società francese?
«Solo in parte, ma è certo che il Front National di Marine Le Pen ha impresso una marcata svolta populista al suo discorso, sfruttando l’indignazione dell’opinione pubblica nei confronti dei privilegi dei politici e della loro incapacità di rispondere alle attese della gente. Per non parlare degli scandali che hanno coinvolto Fillon, ma anche la stessa Le Pen. Tutto ciò ha alimentato la tentazione populista, che però sia Macron che Melenchon hanno contribuito ad arginare».
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Anche il terrorisimo ha trasformato la società francese?
«Naturalmente gli attentati pesano inevitabilmente sulla vita politica e i terroristi in fondo hanno sempre fatto campagna per l’estrema destra. Secondo me però, nei francesi ha prevalso la collera più che la paura. Paradossalmente, il terrorismo alla fine è stato un fattore unificante, dato che nella società c’è stato un riflesso che ha spinto i cittadini a sentirsi più uniti e solidali».
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Repubblica, 24 aprile 2017
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