Noi stiamo con Gabriele. Stiamo dalla parte di un cittadino europeo, italiano, toscano di Lucca trattenuto in Turchia dal 9 aprile senza un fondato motivo dalle autorità di quel Paese.
Stiamo dalla parte di Gabriele Del Grande, 34 anni, scrittore e regista con la passione di documentare la realtà di un mondo globalizzato in cui ciò che accade in Siria e Turchia si riverbera sotto i nostri occhi smarriti, vicino a casa nostra.
Costa fatica e coraggio questo tipo di narrazione, anche a costo di urtare la suscettibilità di apparati a scarso
contenuto di democrazia.
Del Grande è stato fermato in una provincia turca al confine con la Siria. Stava raccogliendo sul campo materiale per il prossimo suo libro. Una nuova generazione di autori ha infatti scelto di abbandonare le comodità domestiche per ispirarsi mischiandosi con le realtà più dure: letteratura della verità, viene definita.
Come quella di Zerocalcare, autore di una graphic novel di successo dedicata a Kobane, città simbolo della resistenza curda al dilagare dell’orrore dell’autoproclamato Stato islamico.
Non è un caso dunque che sia firmato da Zerocalcare il disegno che riproduciamo nelle pagine che seguono.
Del Grande ha realizzato un docufilm, “Io sto con la sposa”, presentato nel 2014 a Venezia: è la storia di un gruppo di profughi siriani e di volontari italiani che riescono con ironia a farsi beffe dei controlli delle polizie europee.
Oggi Gabriele è bloccato in Turchia, nazione che con Erdogan sta imboccando la via del regime autocratico. Un Paese membro della Nato sempre più lontano dai valori occidentali.
La prima pagina del “Tirreno” di oggi, così fuori dalla quotidianità, è un invito alla mobilitazione – sempre più ampia – affinché un cittadino italiano, nostro conterraneo, sia subito liberato.
Contro la violazione dei diritti umani e la sopraffazione poliziesca, siamo per la libertà di pensiero e di espressione. È la nostra cultura, la nostra civiltà: #freeGabriele.
Il Tirreno, 19 Aprile 2017
Dalla Libia alla Siria, la strana storia di un giornalista free-lance finanziato da un miliardario
Pubblicato il 20 aprile 2017 in Internazionale/Medio Oriente di Redazione
I media mainstream italiani stanno dando grande enfasi in queste ore alla storia eroica di Gabriele Del Grande, 35 anni, giornalista mai iscrittosi all’Ordine dei Giornalisti italiano, originario di Lucca. E’ stato fermato in Turchia nella provincia sud-orientale di Hatay, al confine con la Siria e sarà espulso dal Paese. Fonti giornalistiche occidentali affermano che Del Grande sia stato preso in consegna dalle autorità turche perché sprovvisto del necessario permesso stampa, senza il quale non puoi esercitare come giornalista. Ma, forse, c’è dell’altro…
Un free-lance e un magnate
LA FIABA DI UN FREE-LANCE IDEALISTA E DI UN MAGNATE FILANTROPO
Bisogna infatti sapere che Del Grande, che deve la sua popolarità ai flussi migratori, gestisce il blog Fortress Europe, creato nel 2006 come “osservatorio sulle vittime della frontiera”, il quale è stato finanziato nientemeno che dalla Open Society Foundation del miliardario George Soros. A confermarlo è anche la Agenzia Giornalistica Italiana (AGI) ma basterebbe navigare sul sito di Soros per scoprirlo (vedi). La Open Society Foundation è un ente che – stando anche a WikiLeaks – oltre a lucrare sull’emigrazione di massa, finanzia i partiti politici anti-russi e favorevoli all’Unione Europa, e gestisce una rete di think tank atti a influenzare l’opinione pubblica a favore del globalismo. In modo particolare Soros è ritenuto vicino ai movimenti eversivi filo-imperialisti, protagonisti ad esempio del colpo di stato fascista in Ucraina e delle cosiddette “primavere arabe” che hanno destabilizzato la Libia e la Siria facendo esplodere il dramma dei profughi. Insomma: con questi sponsor Del Grande non è propriamente l’immagine del free-lance indipendente e idealista di cui si parla e già nel 2013 la Radiotelevisione pubblica della Svizzera Italiana gli dava ampio spazio (link).
Prima di affrontare la guerra siriana questo strano free-lance ha raccontato il conflitto libico accusando i giornalisti della sinistra anti-imperialista di raccontare il falso: fra le vittime dei suoi anatemi non solo Valentino Parlato de “Il Manifesto”, ma anche “TeleSur”, il canale Tv latinoamericano promosso dal Venezuela di Hugo Chavez, definito in sostanza come poco affidabile. Insomma: solo Del Grande sapeva quello che accadeva davvero in Libia ed era naturalmente la solita retorica mielosa di una presunta rivolta di popolo per la libertà e la democrazia, senza alcuna ingerenza neo-coloniale estera. Basta vedere cosa è la Libia oggi per capire quali interessi rappresentava in realtà questo giornalista. Ma andiamo a leggere quale era l’accusa che Del Grande rivolgeva al governo libico di Muammer Al-Gheddafi: “l’unica forma di opposizione interna negli ultimi decenni è stata quella dell’islam politico. Represso durissimamente dalla dittatura!”. In…