Una classe politica che pensa solo a se stessa

31 Mar 2017

Leggo i giornali di questi giorni, e seguo questo dibattito fra i nostri maggiori esponenti politici, intorno alla data delle prossime elezioni: fra chi le propone presto, prima dell’estate, chi aspetterebbe la fine dell’estate e i molti (molto autorevoli), che pensano addirittura alla possibilità, ormai, di arrivare al 2018 e alla fine della legislatura. E sono scandalizzato: perché vedo qui una ennesima prova della assoluta insensibilità della nostra classe politica per i sentimenti di gran parte dei cittadini e per gli  orientamenti dell’opinione pubblica.

Sono passati ormai ben tre anni, da quando, nel gennaio 2014, la Corte costituzionale dichiarò incostituzionale la legge, con cui era stato eletto l’attuale Parlamento; da allora, il nostro è un parlamento illegittimo, e, di conseguenza, è illegittimo qualunque governo sostenuto da questo Parlamento, ed è illegittima ogni legge approvata da questo Parlamento. È vero che la Corte costituzionale aveva escluso, allora, la possibilità di un immediato scioglimento di quel Parlamento, perché occorreva, prima, disporre di una nuova legge elettorale per le nuove elezioni; ma è evidente che essa prevedeva una proroga per tempi brevi, quanti potevano essere necessari per elaborare una nuova legge elettorale.

Era implicito il riferimento al modello tradizionale della “prorogatio”, che è sempre ammessa per tempi brevi, durante i quali sono possibili solo atti di normale e necessaria amministrazione, nulla di più. Ma i nostri politici se la sono presa comoda, sono andati avanti, addirittura per tre anni, come se nulla fosse, hanno fatto governi e legiferato ex-novo; hanno dimostrato cioè a tutti i cittadini italiani, che la Corte Costituzionale non serve a niente; è come se essa avesse dato loro solo un buffetto sulla guancia, dicendo “Birbanti! Non si fa così e non fatelo più!” (e senza aggiungere, nemmeno, i classici tre pater, ave e gloria).

Già in questi tre lunghi anni, i cittadini italiani hanno capito che la nostra classe politica pensa solo a sé stessa, alla continuazione del controllo del potere da parte degli stessi gruppi politici attuali, senza alcuna volontà di tener conto di ciò che è più giusto e più valido nell’interesse del paese e dei suoi cittadini; se ora questi nostri cittadini vedono prolungare la vita del Parlamento addirittura fino alla fine della legislatura, si convinceranno sempre di più che niente vale niente: e che i nostri politici sono riusciti a durare fino in fondo, senza pagare nulla per i propri errori (o per i propri arbìtrii).

E poi ci si chiede di dove viene questo crescente assenteismo, questo distacco dalla politica, questo sempre minore impegno civico degli italiani: è evidente che Grillo ha ragione; e andando avanti così avrà sempre più ragione, anche in futuro.

(*) Mirri è professore emerito dell’Università di Pisa.

 

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