L’elezione di Matteo Renzi a segretario del Pd è stata la causa scatenante di questa penosa separazione. Il carattere del leader ha fatto il partito e lo ha disfatto. Come apparve da subito, quel che si sarebbe da quel momento affermato sarebbe stato il Partito di Renzi, opposto a, e in permanente tensione e litigio con il Pd. A quel punto la traiettoria verso il divorzio era segnata, a meno che tutto il Pd non fosse divenuto di Renzi. Ora, che il partito fosse gracilino nei principi e nei fondamenti era visibile a tutti, troppo lasco nei confini tra destra e sinistra per non essere pericolosamente conquistato o dall’una o dall’altra. Le due ali non possono più coesistere. La recente Assemblea ha mostrato più livore che ragioni ragionate. Ma una lettura possibile di questo divorzio è che non tutti nel Pd sono disposti ad abbracciare il dogma liberista e a gettare alle ortiche la promessa di eguaglianza delle opportunità scritte nel patrimonio genetico della democrazia. La gestazione del Partito di Renzi si è conclusa.
Dopo il royal baby ecco il royal party.
Il Fatto Quotidiano, 21 febbraio 2017
Condivido alla grande, tranne l’aggettivo royal che trasfigurerei in “caffon baby” in perfetta assonanza col rapporto del Farinia Cavour sulle terre, allora, molisane,, e considerando la schiatta del padre naturale,, ma nessuno di loro serve piùa nulla, possibile che L&G non ddichi uno spicciolo di risorsa a questo: http://www.losio.com/future.htm ?