Dopo la Consulta mancano delle scuse

Dopo la Consulta mancano delle scuse

La prima cosa che Matteo Renzi e il Partito Democratico avrebbero dovuto fare stamani sarebbe stato chiedere scusa agli italiani. Chiedere scusa per l’incompetenza, l’approssimazione, la furbizia con cui hanno confezionato una legge elettorale che è fuori dalla Costituzione.

Chiedere scusa dell’arroganza con cui l’hanno imposta: ben tre voti di fiducia! E ci sono solo due, assai poco edificanti, precedenti di una legge elettorale approvata a colpi di fiducia: la Legge Acerbo, sotto il fascismo, e la celebre Legge Truffa.

E, infine, chiedere scusa pure della faccia tosta con cui l’hanno esaltata nel dibattito pubblico, questa orrenda legge: “Se ci rivediamo tra cinque anni vedrete che la legge elettorale sarà stata copiata da mezza Europa”, sibilava Renzi nel marzo 2015.

E invece non solo non chiede scusa, ma l’ex presidente del Consiglio non nasconde la soddisfazione. Renzi è contento non solo perché si può (in pura teoria) votare subito, ma soprattutto perché la Corte Costituzionale ha lasciato in piedi (ma vedremo con quali motivazioni e con quali ammonizioni) il cuore plebiscitario della legge: l’abnorme premio di maggioranza che mette mezzo Parlamento nelle mani di chi prende i voti di 4 italiani su 10.

Con simmetrico spirito plebiscitario e sostanzialmente antidemocratico, Beppe Grillo ha già detto che punta a quel 40%, e dunque al premio di maggioranza, e al dominio assoluto. Renzi non lo dice (ancora) esplicitamente: ma è chiaro che è il tipo di sfida che lo attira, e che può permettergli di riaccendere i motori, fare il partito della nazione da Verdini e Alfano a Pisapia (cioè il Partito di Renzi, tenuto sotto la sferza del capo dai capilista bloccati) e ritrascinare il Paese nello psicodramma ricattatorio a lui congenialissimo: “o me, o il caos”.

Per questo, e per altri motivi accessori (l’imbarazzante toppa dei collegi estratti a sorte per risolvere le candidature multiple), è evidente che l’attuale Parlamento deve chiudere i suoi giorni dando prova (una volta tanto) di responsabilità: occorre fare una nuova legge elettorale, se non altro una legge omogenea per Camera e Senato.

E qui si aprirà un bivio: perché è chiaro che Renzi vorrà uniformare il Senato del Consultellum alla Camera del Post-Italicum, e non il contrario. Si può star certi, cioè, che egli sogni di introdurre il premio di maggioranza anche al Senato: e c’è il rischio che, su questo, si trovi d’accordo con Grillo. Sarebbe un patto tra giocatori d’azzardo in cui ognuno penserebbe di usare contro l’altro ciò che si approva insieme. Sarebbe un esito drammatico: perché chi vince potrebbe prendersi tutto.

E con questo articolo 138 pensato per un sistema proporzionale, prendersi tutto vuol dire anche prendersi la Costituzione, che si potrebbe tornare a modificare a colpi di maggioranza. Il che equivarrebbe a calpestare il risultato del referendum: se finisse così, il già iettatorio titolo del primo post del blog di Renzi (“Il futuro, prima o poi, torna”) andrebbe letto come quello di un celebre film horror: “A volte ritornano”.

Perciò chi ha a cuore le sorti della democrazia non può che chiedere che questo Parlamento faccia una legge elettorale che garantisca la rappresentanza e l’uguaglianza dei voti: e cioè una legge elettorale proporzionale, che elimini il premio di maggioranza della Camera, incredibilmente sopravvissuto al vaglio della Corte Costituzionale.

Coraggio, signori parlamentari, sono 19 milioni di italiani a chiedervi di rispettare davvero la sovranità popolare!

Huffingtonpost.it, 26 Gennaio 2017

5 commenti

  • Certo oggi fa una certa impressione rileggere questo articolo del Sole 24 Ore del 23 marzo 2015, ricordato da Montanari, in cui si definisce l’Italicum il sistema elettorale “più bello del mondo”… Si riporta un intervento alla Luiss dell’ex premier, in pieno stile renziano, dove oltre a stabilire che entro 5 anni l’Italicum ce lo avrebbero copiato tutti, egli dice pure:

    «Vorrei togliermi un sassolino: deriva autoritaria delle riforme è il nome che taluni commentatori e professori un po’ stanchi danno alla loro pigrizia. Lo dico con il massimo rispetto…», ha spiegato Renzi, che ha aggiunto: «C’è chi dice che in questi mesi di riforme ci siamo trovato davanti a una `democratura´, detto con una crasi. Trovo avvilente che non si ricordi una cosa banale: in un sistema chi è legittimato a decidere non è un dittatore. Chi deve decidere, se non lo fa, condanna il Paese alla palude e tradisce la democrazia».

    http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-03-23/renzi-chi-parla-deriva-autoritaria-e-solo-pigro-italicum-ce-copiera-mezza-europa-172010.shtml?uuid=ABatwmDD

  • Io non mi aspettavo (e nell’improbabile caso arrivassero) non accetterei le scuse di Renzi e del PD: hanno fatto quello che volevano e che gli conveniva. A scandalizzarmi e spaventarmi e’ la congiura del silenzio verso chi ha reso possibile tutto questo nonostante fosse li’ appositamente per impedirlo: il Presidente della Repubblica che ha promulgato il porcellum e quello che ha promulgato l’italicum. Non avrebbero nemmeno dovuto autorizzare l’ingresso della bozza in parlamento e invece hanno lasciato che tutto questo si riversasse su di noi.
    Per non parlare della grande stampa, che nemmeno adesso cerca le responsabilita’: la guardia cbe non blocca il ladro e’ colpevole piu’ di lui ma nessuno gliene chiede conto. Il Prof. Montanari disse “no ai ladri di democrazia” e oggi ne chiede le scuse. E alle negligenti guardie niente?

  • C’è un Popolo che aspetta verità e giustizia, c’è un popolo stanco di commoventi e vibranti discorsi contro le iniquità che pur continuano a ripetersi e prosperare, c’è un popolo che non vuole un salvatore ma la fine di una squallida epoca politica ed il ritorno all’onestà prodotta da un sano confronto delle idee. C’è un popolo che non accetta più di essere strumento di interessi privati in atti pubblici, ovvero degli accordi tra parti politiche tese solo a sopravvivere che manovrano i voti a pacchi, secondo convenienza. Nessuno dei protagonisti istituzionali espone davvero se stesso sull’altare di una riforma della politica che preceda qualsiasi ulteriore intruglio di “droghe” psichedeliche da propinare, nella speranza di un ulteriore assuefazione degli elettori, quelli che restano, all’ennesimo accanimento terapeutico d’urto dei media coalizzati nei confronti di chi è destinato solo a subire infusioni di menzogne e circonvenzioni della sua buona fede, per poi risvegliarsi nel mondo di sempre, con le stesse facce che facevano parte dei suoi incubi ancora lì, a spiegare come tutti gli altri abbiano sbagliato e solo loro, i responsabili del passato, siano gli unici a poter di nuovo garantire quel futuro che verrà dopo l’ultimo promesso ma non realizzato. Giampiero Buccianti

  • Non servono scuse. Bisogna cacciare quel uomo, evitare che possa tornare là dove ha creato più danni che fatto riforme strutturali vere. Il rischio invece è che possa tornare davvero. Il problema è che né nel PD né fuori dal PD c’è un’alternativa convincente (cioè non solo un programma ma anche la possiblità di formare una maggioranza intorno a quel programma).

  • a sentenza della Corte Cost. è ineccepibile e proprio per questo l’articolo di Montanari sbaglia laddove egli lascia intendere vi sia stato un errore del collegio ad ammettere come buono un premio di maggioranza per la lista che raggiunga almeno il 40% dei voti.
    Tutto quanto è stato deciso sta perfettamente nel solco della sentenza del 2014. Il premio di maggioranza (fino alla maggioranza assoluta dei seggi) non è illegittimo in quanto tale, ma perché non scatta al di sopra di una certa soglia. L’italicum prevedeva anch’esso, così come il porcellum, un premio (fino alla maggioranza assoluta, come sopra quindi). La Corte non ha fatto altro che ripetersi, applicando il criterio della soglia sia al primo che al secondo turno

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