La richiesta di LeG/Mettere ‘in sicurezza’ la Costituzione attraverso modifica del 138

La richiesta di LeG/Mettere ‘in sicurezza’ la Costituzione attraverso modifica del 138

Libertà e Giustizia condivide l’impegno, enunciato dal documento finale dell’Assemblea nazionale dei Comitati territoriali per il No, «per la modifica dell’articolo 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio, in presenza di un nuovo Parlamento».

Crediamo, tuttavia, che sia necessario rendere esplicito, contestualmente e prioritariamente, l’impegno a non modificare più la Costituzione a maggioranza.

È stato probabilmente questo il nostro argomento più forte lungo tutta la campagna referendaria, ed è un argomento che vale sempre: anche quando il contenuto di una riforma è tale da riportare coerenza nell’architettura costituzionale, come nel caso dell’articolo 81. Come ha scritto Montesquieu, «perfino la virtù ha bisogno di limiti. Perché non si possa abusare del potere bisogna che, per la disposizione delle cose, il potere arresti il potere».

È per questo che, durante l’assemblea di sabato scorso, Libertà e Giustizia aveva invece chiesto un impegno a modificare l’articolo 138, elevando a due terzi la soglia minima per cambiare la Costituzione, e continuando a prevedere due deliberazioni separate da almeno tre mesi, e mantenendo il referendum popolare con un voto «per ciascuna delle disposizioni sottoposta a revisione, o per gruppo di disposizioni tra loro collegate per identità di materie» (è il testo dell’ottima proposta di legge costituzionale 2115 del 1995, ispirata e firmata da Leopoldo Elia).

Di questa nostra richiesta il documento finale non reca traccia: ce ne rammarichiamo, e non cesseremo di avanzarla.

Non sappiamo quale sarà il sistema elettorale con cui voteremo. Ma anche se, come auspichiamo, fosse sostanzialmente proporzionale, crediamo che la Costituzione debba poter affrontare in sicurezza anche future, eventuali stagioni maggioritarie.

Per essere chiari, pensiamo che modificare la Costituzione con una maggioranza politica sia sbagliato anche se si tratta di togliere il pareggio di bilancio dall’articolo 81.

Crediamo che sia il momento della responsabilità: i comitati devono saper dimostrare di aver più senso della democrazia di quanto non sia stato dimostrato da parlamenti, governi, presidenti della Repubblica.

Non dissipiamo il patrimonio di credibilità costruito attraverso la limpida campagna per il No allo stravolgimento dello spirito e della lettera della nostra Costituzione!

3 commenti

  • Continuo a non capire e a non condividere la rinuncia dei Comitati ad esercitare la Sovravità Popolare “nelle forme e nei limiti della Costituzione” cogli artt. 71 e 50, per lasciare mano libera ad una casta che ottiene da lustri la fiducia di un 5/6% di Cittadinanza http://www.demos.it/rapporto.php .

    Quale migliore “sicurezza blindata” che l’esercizio diretto con il rilancio della sua autorevolezza e autorità?

    Una rinuncia in chiara contraddizione con la proclamata volontà di attuazione della Carta.

    E se è vero che la legge elettorale proporzionale, soddisfa al meglio l’indirizzo costituzionale, è anche vero che è un’esperienza già fatta e abbandonata per le sue disfunzioni. Da cittadino offeso dalla mediocrità parlamentare, ciò che chiedo con maggior forza ad una nuova legge elettorale, è di tenere quella mediocrità fuori dalle candidature e quindi dalle istituzioni. E l’uninominale di collegio a doppio turno assolverebbe molto bene il compito di filtro, inducendo i partiti a candidare persone eccellenti, ben conosciute alle cronache dei piccoli collegi di residenza, poichè il confronto sarebbe spostato più tra le persone che tra i partiti, al primo turno sarebbe garantito il pluralismo, al secondo la governabilità. E lo stretto legame col territorio garantirebbe la rappresentanza anche agli astenuti.

    Paolo Barbieri

  • E’ senza dubbio molto importante per il Paese che i soggetti della campagna referendaria come il Comitato per il No e quello contro l’Italicum, con 750 riferimenti territoriali, restino in campo per una rapida e piena attuazione della Costituzione.

    Il compito non è finito perchè l’Italia e la Costituzione hanno bisogno di vigilanza, di partecipazione, di iniziativa democratica.

    E per quanto riguarda la legge elettorale, se la proporzionale soddisfa al meglio l’indirizzo costituzionale, è anche vero che è un’esperienza già fatta e abbandonata per le sue disfunzioni. Da cittadino offeso dalla mediocrità parlamentare, ciò che chiedo con maggior forza alla legge elettorale, è di tenere quella mediocrità fuori dalle candidature. E l’uninominale di collegio a doppio turno assolverebbe molto bene il compito di filtro, inducendo i partiti a candidare persone eccellenti, ben conosciute alle cronache dei piccoli collegi di residenza, poichè il confronto sarebbe spostato più tra le persone che tra i partiti. Al primo turno sarebbe garantito il pluralismo, al secondo la governabilità. E lo stretto legame col territorio, garantirebbe la rappresentanza anche agli astenuti.

    Nessuna deriva partitica, ma dall’Aggregato Sociale formatosi attorno ai Comitati e al CDC, deve conseguire la fondazione di un Movimento Civico basato sulla rete dei comitati territoriali, erede del contributo alla vittoria del No, in grado di pesare nel dibattito culturale, scientifico, politico del nostro paese. L’autonomia, la ferma volontà unitaria nel rispetto del pluralismo, sono i presupposti su cui deve essere fondato,

    I due Comitati referendari – per il No alle modifiche della Costituzione e contro l’Italicum – insieme alla rete dei Comitati territoriali saranno i protagonisti di un percorso e decideranno insieme forme e modi per proseguire le iniziative, fondate sull’esercizio diretto degli artt. 71 e 50 che consentono la Democrazia Diretta Propositiva, che diventa impositiva coi numeri della Sovranità Popolare Realizzata.

    Una Cittadinanza smarrita ed un Paese degradato attendono con ansia che il rigore morale e culturale, le competenze e l’orientamento al bene comune, prendano il posto della mediocrità alla guida del Paese.

    Paolo Barbieri

  • Concordo con le conclusioni cui l’assemblea nazionale è pervenuta e ne approvo le linee guida indicate. Tra le prime iniziative da assumere vedo anch’io la necessita di modifica dell’art 81 (le esigenze finanziare non possono essere subordinate a quelle sociali e di libertà) e dell’art. 138, così come indicato. Ma le modifiche necessarie sono anche quelle di pervenire alla piena attuazione di tutti i principi della Carta, non ultima la precisa ragolamentazione dei partiti politici. Rimbocchiamoci le maniche!

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