Tomaso Montanari: Dobbiamo restare un’accozzaglia felice

24 Gen 2017

Silvia Truzzi

Professor Montanari, dal palco ha detto “dobbiamo fare rete”: cosa significa in pratica?
Non solo non fare un partito, ma nemmeno un movimento o un’ associazione. L’ idea di “Libertà e giustizia” è un struttura meno burocratizzata: la forza della battaglia contro il referendum del 4 dicembre è stata l’ apertura a tutto e a tutti. Il punto fondamentale è non mettere in piedi una struttura con un centro. Abbiamo bocciato – con la vittoria del No – un progetto centralista e quindi non è il caso di pensare a un comitato centralista, ma un luogo dove tutti i comitati territoriali possano avere voce: la nostra forza è costituita dal policentrismo e dalla diversità.

L’accozzaglia di Renzi!
Ma è vero: siamo un’accozzaglia nel senso proprio e nel modo più felice. È una caratteristica che deve restare e non deve essere per nessuna ragione normalizzata.

In sala c’ erano esponenti di partiti e movimenti: Sinistra Italiana e M5s stanno facendo un’Opa sul No?
Non la definirei Opa. C’ è un dialogo. Nella campagna referendaria ci siamo trovati accanto a Possibile, a Sinistra italiana al Movimento 5 Stelle, ma anche Rifondazione e l’ Altra Europa con Tsipras. Il confronto con loro è importante, nel momento in cui riteniamo che i comitati non siano liste elettorali e visto che noi crediamo profondamente nella rappresentanza parlamentare, vogliamo che le nostre idee possano appunto avere rappresentanza. È possibile che alcuni di noi si candidino. In ogni caso è importante che il nostro progetto fondamentale – l’ attuazione della Carta – possa essere portato avanti dai partiti che lo accolgono. C’ è, ovviamente, una selezione naturale: non ce lo chiede la Lega o il Pd o Forza Italia.
Si è scritto che alcuni, tra cui lei o per esempio Anna Falcone, abbiano già ricevuto offerte di candidature.
Bobbio diceva che gli intellettuali servono a non lasciare a chi ha il monopolio del potere anche il monopolio della verità: ora queste due cose sono difficili da tenere insieme e io credo che il dovere di un intellettuale sia lavorare al servizio della verità. La mia missione per ora non cambia.

La Costituzione come programma è un collante sufficiente?
Un partito della Costituzione sarebbe sbagliato come il partito della Nazione: la Costituzione – come la Nazione – è di tutti. Il punto è come attuarla e, come dicevo, ognuno ha idee diverse. Ma ci sono punti fondamentali, a cominciare dalla legge elettorale che deve essere proporzionale: su questo siamo tutti d’accordo. Anche avendo il coraggio di rivalutare il compromesso non inteso come inciucio. Abbiamo lottato per mantenere la Repubblica parlamentare: il Parlamento è il luogo delle alleanze e il maggioritario è stato il regno dei voltagabbana. Il secondo punto è l’ appoggio senza se e senza ma ai referendum della Cgil, sapendo che non ci saranno tutti perché tra i Comitati del No ci sono anche esponenti del mondo liberale.
Libertà e giustizia si schiera per il Sì: non vogliamo pasticci parlamentari, vogliamo votare. Questi due punti sono la base di partenza per costruire quella “rete” di cui parlavo.

 

Il Fatto Quotidiano,  22 gennaio 2017

 

 

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