LA VERA EREDITÀ DI TULLIO DE MAURO? LE DOMANDE ‘GIUSTE’

09 Gen 2017

Si tratta di una coincidenza, ma fa effetto. Ieri, nella stessa giornata della commemorazione pubblica di Tullio De Mauro, sono apparsi sulla stampa gli ultimi dati Istat sui consumi culturali nel nostro Paese: un italiano su cinque non sfoglia mai i giornali e non apre un solo libro all’anno. È intorno a queste cifre – preoccupanti e purtroppo stabili – che De Mauro si è battuto per decenni, richiamando la necessità di proiettarle su un piano concreto di azione politica. “Sarei felice se sapessi parlare della cosa con sorridente levità. Mi riesce difficile”, scriveva su questo giornale nel gennaio del 2008.

Commentava un dato parallelo a quelli emersi ieri: solo il 20 per cento dei bambini e ragazzi italiani cresce in case con più di cento libri. Nelle prime, sincere parole dell’ articolo c’ è già tutto lui: era tra i pochissimi a non ragionare di cultura come di un lusso, di un privilegio. Non gli interessavano gli aspetti esteriori, compiaciuti e perfino frivoli del discorso culturale; non era fra chi esibisce la propria biblioteca domestica come un museo del narcisismo.

Semmai, si preoccupava del fatto che la distanza media dalle biblioteche pubbliche, nei piccoli centri e nelle periferie, non rispettasse quella suggerita dagli standard internazionali. Gli stava a cuore la “crescita complessiva” delle capacità culturali della popolazione adulta, la necessità di elaborare in questa prospettiva strategie, programmi, di rinsaldare l’ alleanza fra scuole, università e società civile.

Basta affiancare interventi scritti a distanza di anni per avere la prova di un impegno inesausto e coerente, mai inquinato dai pregiudizi: nel novembre del 1992, ancora su Repubblica, provava a smontare l’ intramontabile luogo comune i giovani non leggono, i giovani sono ignoranti, i giovani parlano male. Si arrabbiava vedendo alterati malamente, da lamentosi e superficiali anziani, i dati di fatto: nella lettura di libri non scolastici le fasce giovani occupano una posizione di primato.

È ancora così. Se ragli si sentono, vengono da un’ altra parte. Abbiamo perso anni dietro agli stessi luoghi comuni, abbiamo perso tempo con campagne discutibili sul “piacere della lettura”, a propagandare in modo patetico e inefficace solo la nostra presunta nobiltà di lettori. Leggere è tutt’ altro che facile: osserva un bambino mentre sta imparando e lo capisci, sono parole di De Mauro.

Eravamo davanti a un pubblico, un paio di anni fa, gli sottoponevo la solita solfa sul bello della lettura; ricordo che le pronunciò voltandosi verso di me e guardandomi. L’ effetto di una doccia gelata. Non è forse questo, un maestro? Qualcuno che ti riporta davanti agli occhi una verità elementare e inoppugnabile che ignoravi o che avevi trascurato. De Mauro, in mezzo secolo di lavoro, lo ha fatto spesso, ponendo una fitta serie di domande.

Per esempio: perché, a tutt’ oggi, nell’ opinione comune, chi conosce a memoria una poesia di Montale è colto, chi non la conosce non lo è? Può essere un grande matematico o biologo, ma non conosce Montale: non è colto. Perché siamo ancora così indietro nel chiamare cultura intellettuale la dimensione scientifica, tecnologica e operativa del sapere? Perché non facciamo sforzi sufficienti – fino a renderli il fulcro della politica – sulla cultura diffusa, su ciò che consente a ciascun cittadino la piena autonomia di movimento nella società ? Perché (e se ne è occupato nell’ ultimo articolo pubblicato su Internazionale) in uscita dalle scuole superiori non si registrano progressi ma stasi o regressi? Perché ragioniamo, anche giornalisticamente, di “spese scolastiche” e non di “investimento redditizio”? Perché digeriamo ancora male l’ idea che la capacità di inclusione costituisca il merito di una scuola non meno della capacità di far ottenere bei voti agli allievi? Perché non ci preoccupiamo di quell’ampia percentuale di italiani adulti succubi di maghi e guaritori? Perché non mettiamo in cima alle priorità il 70 per cento di cittadini con competenze insufficienti di lettura e ragionamento matematico? Perché il tema dell’istruzione permanente degli adulti è così poco frequentato?

Ecco, direi così: sul tema dello sviluppo culturale, accanto a molte risposte, Tullio De Mauro ci ha lasciato tutte le domande giuste. È un’ eredità grande e impegnativa.

La Repubblica, 08 Gennaio 2017

 

Supportaci

Difendiamo la Costituzione, i diritti e la democrazia, puoi unirti a noi, basta un piccolo contributo

Promuoviamo le ragioni del buon governo, la laicità dello Stato e l’efficacia e la correttezza dell’agire pubblico

Le scuole di Libertà e Giustizia

L’Unione europea come garante di democrazia, pace, giustizia

In vista della legislatura 2024-2029, l’associazione Libertà e Giustizia propone sette incontri sul ruolo del Parlamento europeo e le possibilità di intervento dei singoli cittadini e delle associazioni

Approfondisci

Newsletter

Eventi, link e articoli per una cittadinanza attiva e consapevole direttamente nella tua casella di posta.