Montanari: “Deluso dal M5S. Ma il Pd non ha nulla di sinistra”

07 Gen 2017

Ha avuto un ruolo di primo piano nella campagna referendaria in difesa della Costituzione, neo vicepresidente di Libertà e Giustizia, ha sempre annunciato di preferire il M5S al Pd. Doveva persino essere assessore alla Cultura della giunta Raggi, nomina rifiutata per questioni più personali che politiche. Poi qualcosa è cambiato. Tomaso Montanari, storico dell’arte e personaggio sempre più mediatico, si dice ora deluso dal grillismo: “A Roma il Movimento 5 Stelle sta dando una pessima prova tra lacerazioni, carrierismi, inettitudine ed improvvisazione. Di questo passo rischia di farsi scambiare per il Pd. E sono risultate sbagliate diverse nomine”. Auspica la nascita di un nuovo soggetto che rappresenti “gli scartati della società”. Il partito della Costituzione? “Sarebbe un errore”.

Una volta difesa la Costituzione, la prossima battaglia è contro il Jobs Act? Dai diritti civili a quelli sociali?

Libertà e Giustizia ha deciso che, se i referendum promossi dalla Cgil si celebreranno, farà attivamente campagna per il Sì. È la stessa battaglia, non un’altra: il movente profondo della modifica Renzi-Boschi era lo stesso del Jobs Act, e cioè lo smantellamento dei diritti della persona in nome di un potere assoluto del mercato. È l’abrogazione di fatto dei principi fondamentali della Carta.

Il governo Gentiloni, pur difendendo il Jobs Act, sta aprendo alla modifica dei voucher proponendo una loro regolarizzazione sul mercato del lavoro.

Il problema è più strutturale e riguarda tutte le politiche sul lavoro degli ultimi 15 anni. Si tratta di invertire la marcia: prima le leggi tutelavano i lavoratori, oggi i lavoratori cercano tutela da leggi fatte contro di loro. Allora si dica apertamente che l’intero progetto della Costituzione, la sua prima parte, sono da buttare. Il governo Gentiloni cercherà di evitare il voto: spero non ci riesca.

Siamo in Europa, le Istituzioni chiedono il rispetto delle regole, come il fiscal compact e il pareggio di bilancio. È possibile disobbedire ai vincoli dell’austerty?

Guido Carli – che non era un comunista – fu tra i negoziatori del Trattato di Maastricht, sul quale annotò, nei suoi diari: «È difficile accettare con animo leggero che l’obiettivo della stabilità dei prezzi sia indicato senza alcun riferimento al livello occupazionale, e, dunque, al benessere delle comunità che si sono date questa nuova Costituzione monetaria. Ho provato ripetutamente nel corso del negoziato ad inserire tra i criteri anche il livello di disoccupazione, senza successo». Ebbene, o ripartiamo da qua – cioè dalla questione della compatibilità tra Trattati europei e Costituzione italiana – o diventa quasi ridicolo combattere per difendere quest’ultima. Sia chiaro: si tratta di combattere non per avere meno Europa, ma per avere un’Europa giusta. Anche perché questa Europa sta velocemente andando a schiantarsi contro un muro.

In effetti, come risposta all’austerity, crescono i populismi xenofobi e si innalzano muri contro i migranti. Come uscirne, al di là dei facili slogan utopistici sull’“Europa dei popoli”?

Ricontrattando i fondamenti stessi dell’Europa. Rifondando l’Unione sui cittadini e sui diritti, e non sui mercati e sulla libera circolazione delle merci. Un asse dei Paesi del Sud dell’Europa dovrebbe puntare a questo obiettivo.

Torniamo all’Italia. Secondo l’avvocata Anna Falcone, vicepresidente del Comitato del NO, esiste uno spazio politico tra Pd e M5S. È d’accordo? E come riempirlo?

Esiste uno spazio politico enorme a sinistra del Pd, il quale non ha quasi più nulla di Sinistra. È lo spazio di un partito che rappresenti gli interessi di quelli che il Papa chiama gli ‘scartati’. 17 milioni di italiani sono sulla soglia della povertà: chi li rappresenta? Un partito nuovo, che non sia la somma dell’esistente, ma non rifiuti nessun contributo. E che sappia dialogare con il M5S contendendogli però l’elettorato di sinistra che, di certo, è remotissimo dalle tesi inconcepibili che Grillo ha sostenuto dopo l’attentato di Berlino.

Secondo lei, quel post di Beppe Grillo sui migranti si può definire razzista? E perché lo scrive, per contendere voti a Salvini sul terreno dell’immigrazione e della sovranità nazionale?

Non so se tecnicamente razzista, certo pesantemente discriminatorio, ispirato a pregiudizi e paure pre-razionali. Interpreta – in modo demagogico, e direi irresponsabile – un timore reale che serpeggia nel Paese. Il risultato è quello di gettare benzina sul fuoco. D’altra parte, lo stesso presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno ha testualmente detto: «L’equazione immigrato uguale terrorista è ingiusta e inaccettabile, ma devono essere posti in essere tutti gli sforzi e le misure di sicurezza per impedire che, nel nostro Paese, si radichino presenze minacciose o predicatori di morte». Ebbene quel «ma» finisce col dare ragione a Grillo, perché di fatto i due fanno lo stesso discorso, pur con sfumature e garbo assai diversi. L’equazione immigrato uguale terrorista è ingiusta e inaccettabile, senza alcun “ma”. E la lotta contro il terrorismo deve essere senza quartiere, ma deve stare in un altro discorso. Ben separato da un punto e a capo. E invece Mattarella con quell’orribile «ma» ha istituito comunque un rapporto tra migranti e «presenze minacciose o predicatori di morte». L’ho trovato grave, inaccettabile, indegno della massima magistratura della Repubblica.

Intanto il governo Gentiloni ha deciso di riaprire un Cie in ogni regione. Non trova che tutte le forze politiche ricalchino, più o meno, lo stesso modello securitario sull’immigrazione?

Proprio così. I Cie vanno chiusi e basta, sono luoghi orribili: vanno aboliti, altro che moltiplicati. Ecco, vorrei chiedere a Giuliano Pisapia: una nuova forza di Sinistra può allearsi organicamente con un partito che esprime un governo che vuole moltiplicare i Cie invece di saper immaginare un modo radicalmente nuovo di governare le migrazioni? Io vedo un terribile nesso tra l’incapacità di approvare una legge contro la tortura e questo modo di pensare ai corpi dei migranti.

Una bocciatura netta alla proposta dell’ex sindaco Pisapia di creare un nuovo centrosinistra?

Mi pare francamente tutto sbagliato. La scelta di dichiararsi per il Sì al referendum sulla Costituzione ha tolto a Pisapia la terzietà necessaria. È stata una scelta debole, subalterna e (lo dico con grande rispetto e simpatia per l’uomo) in qualche modo priva di speranza e forza genetica. Dopo un simile errore non si può uscire come se nulla fosse, e soprattutto non si può proporre un’alleanza col Pd ‘a prescindere’: quale Pd, anche quello di Renzi, che a mio giudizio non ha nulla a che fare nemmeno con il più pallido riformismo, ma è invece un partito di destra blairiana? No, credo che un correntone esterno al Pd serva solo a chi ne fa parte. È un progetto per il passato, non per il futuro.

Alla vigilia delle elezioni a Roma per il Campidoglio aveva dichiarato: “Se la sinistra radicale non riesce, con ogni evidenza, a rispondere a tutto questo, è impossibile non riconoscere che i Cinque Stelle (occupando di fatto lo spazio che in Spagna è stato conquistato da Podemos) stanno invece aprendo nuovi spazi di cittadinanza: suscitando partecipazione almeno quanto questo Pd sembra invece puntare, irresponsabilmente, sull’astensione”. Lei doveva essere anche assessore della giunta Raggi e ha rinunciato per motivi familiari...

Sono deluso dal grillismo. Il vero problema del M5S è l’estrema difficoltà nella selezione di una classe dirigente. A Torino con la sindaca Chiara Appendino è andata bene, a Roma no anche se nutro ancora grande fiducia in personalità come Luca Bergamo e Paolo Berdini e continuo a pensare che una giunta Giachetti sarebbe stata infinitamente peggio. Non è un problema solo del M5S: nel Pd di Renzi tutto si basa sull’ossequio verso il capo: preferiamo forse questo modello? La democrazia interna ai partiti e ai movimenti, la loro identità e coerenza, la loro non scalabilità da interessi personali o esterni, il loro rapporto con la cittadinanza attiva: ecco i temi centrali. Ma non solo per i 5 Stelle, per la democrazia italiana.

Ha in mente di creare il “partito della Costituzione”?

No, sarebbe un errore grave provare a trasformare i Comitati del No in un partito. Era l’idea di Renzi, quella di combattere contro un partito o un’alleanza politica, ed era un’idea sbagliata. I 19 milioni di cittadini che hanno difeso la Costituzione e chiesto di non cambiarla si dividerebbero subito tra tanti modi diversi, e anche opposti, per attuarla. La Costituzione (come la nazione) è di tutti, guai a farla diventare di una parte (anche questo un errore di Giorgio Napolitano, Renzi, etc). Altra cosa è dire che un partito di Sinistra radicale potrebbe usare come programma i principi fondamentali della Costituzione e il suo titolo III sui rapporti economici: su questo sono personalmente del tutto d’accordo. È auspicabile e naturale che un simile progetto nasca e cresca tra le fila di chi ha combattuto questa intensissima campagna referendaria, mentre sarebbe un errore proporre un automatismo dall’alto per cui siano i comitati stessi a trasformarsi in soggetto politico. Questo sarebbe un tradimento dello spirito del 4 dicembre.

A proposito di “città ribelli”, si auspica un ruolo più nazionale del sindaco di Napoli Luigi De Magistris?

Francamente? No. Ci sono lati positivi, ma anche profonde contraddizioni in questa esperienza. Non è questa la strada giusta da perseguire.

Conosce la storia di Podemos in Spagna. Pensa ad una cosa simile? Un soggetto nuovo, tra Pd e M5S, che irrompe nello scenario politico rompendo anche con la sinistra classica. Fantascienza in Italia?

La fantascienza di ieri è più arretrata della scienza di oggi. Non credo sia impossibile, e sarei felice di partecipare a una simile rivoluzione: ma guai a pensare che i tempi siano quelli televisivi. Abbiamo visto troppe forze politiche nascere di corsa e morire ancor più velocemente. Per parte mia, credo che studiare, scrivere e proporre un punto di vista critico sia il modo più efficace per fare politica. E che in ogni caso si debba ripartire dal basso, dalle città e dalle loro periferie.

MicroMega online, 03 Gennaio 2017

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