Maurizio Landini “Il referendum sul Jobs Act fa troppa paura: preferiscono farsi sfiduciare. Matteo peggio di B.”

17 Dic 2016

Hanno paura dei referendum sul lavoro, è evidente. Ma l’ unico modo per evitarli è cancellare le leggi sbagliate del governo Renzi: niente vie di mezzo”. Il segretario della Fiom Maurizio Landini risponde al Fatto dopo un’ assemblea a Torino. E rivendica: “Abbiamo appena chiuso il contratto nazionale per i metalmeccanici: si possono tenere ancora allo stesso tavolo sindacati e imprese”.
Il ministro del Lavoro Poletti l’ ha detto dritto: con il voto anticipato i referendum sul Jobs Act e il lavoro slitterebbero.
Innanzitutto, bisogna aspettar il giudizio della Consulta sui quesiti, previsto per l’ 11 gennaio. Detto questo, se il governo vuole evitare la consultazione può lavorare alla legge di iniziativa popolare sul tema, depositata in Parlamento, che riscrive il diritto del lavoro. O comunque cancellare le brutte norme degli ultimi anni, nel modo in cui lo chiedono i quesiti referendari.

Tradotto in pratica?
Va ripristinato ed esteso l’ articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, non basta più quello del 1970. Bisogna tornare alla responsabilità in solido di appaltatore e appaltante in caso di violazioni nei confronti del lavoratore. E vanno cancellati i voucher.
Cesare Damiano del Pd ha deposito un ddl che vuole limitarli ai lavori occasionali.
Non basta. I voucher vanno tolti.

Ma un ministro e un governo che vogliono le urne per evitare nuovi referendum che effetto le fanno?
È schizofrenia.
Hanno appena ottenuto la fiducia, e già parlano di farsi sfiduciare. D’ altronde, visto come è andata al referendum costituzionale… Secondo lei Renzi lo ha perso “a sinistra”?
Io penso che sinistra e destra siano categorie che ormai hanno poco senso.
Più semplicemente il 4 dicembre, i cittadini, e in particolare i giovani, ci hanno detto due cose: vogliono che venga applicata la Carta, quella che prevede e tutela i diritti e la giustizia sociale. E non vogliono più le leggi del governo Renzi sulla scuola e sul lavoro.

L’ ex premier è di destra?
Ha combinato cose peggiori di Berlusconi: faccia lei.

Ma è morto, politicamente?
Di sicuro non ha più il consenso della maggioranza del Paese. E il paradosso è che ha fatto tutto da solo.

Nel frattempo il nuovo governo cosa dovrebbe fare, oltre ad abolire certe norme?
Deve varare una nuova legge elettorale che duri, e che non sia su misura di un singolo partito.

Lei come la vorrebbe?
Non chiuderei a un modello proporzionale: tutelerebbe la rappresentanza, e non ci sarebbero più voti di serie A e di serie B.

Sarebbe la porta alle larghe intese. Ha nostalgia?
Perché, con la passata legge elettorale cosa abbiamo avuto?
Il governo Monti cos’era?
Rimane il problema di una sinistra che non sa più cos’ è e dov’ è. E certo non solo dentro il Pd.
Se si vuole rilanciare deve ripartire dall’ unità del mondo del lavoro. Si comincia tutelando tutte le nuove forme di lavoro. E si continua ragionando su cosa produrre, come e perché: su un nuovo modello di sviluppo.

Programma ambizioso. E chi lo realizza?
Non lo so, io faccio il sindacalista. Ma è l’ unica via.
Molti tornano a invocarla come un federatore “rosso”.

Potrebbe essere un leader per la minoranza Pd…
Mi tirano per la giacchetta da anni. Ma io ormai me la sono tolta.

Intanto i Cinque Stelle sono primi nei sondaggi. Lei come li giudica, sono davvero trasversali o tendono a destra?
Hanno tante anime al loro interno. Vogliono l’ abolizione del Jobs Act e il reddito di cittadinanza, e queste sono cose positive. Poi ci sono aspetti da chiarire: mi sembra che temano un po’ il confronto con i sindacati, per esempio.

Il Fatto Quotidiano, 16 Dicembre 2016

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