«È dal primo momento che Libertà e Giustizia ha messo in guardia dal rischio di eccessivo accentramento di poteri contenuto nella riforma. E tuttavia, mai nessuno che abbia tenuto conto, nel governo, dei correttivi via via proposti dagli autorevoli costituzionalisti che l’ hanno studiata con spirito pienamente costruttivo. E così, le preoccupazioni dell’ inizio sono, se possibile, ulteriormente cresciute e sono oggi confermate, purtroppo, da vicende come quella di De Luca in Campania, con il Pd che, anziché cacciarlo dal partito, incoraggia il suo stile sfacciatamente clientelare».
Sandra Bonsanti, fondatrice e membro del consiglio di presidenza di Libertà e Giustizia, è fra i più autorevoli testimonial del “no” alla riforma Renzi-Boschi. I sostenitori del sì sono convinti che opporsi alla riforma significhi opporsi al cambiamento della politica. «Mi ricordano quei professori anziani che nel ’68 agitavano le cause anche sbagliate degli studenti per dare l’ impressione di essere giovani… La verità è che i cambiamenti non sono positivi solo in quanto tali, ma a seconda di come si fanno. Un’ Italia più moderna la vogliamo tutti, ma non certo a costo di rinunciare ai contrappesi che hanno fin qui assicurato la tenuta democratica delle istituzioni, e che la riforma, invece, vuole abbattere». Si sostiene che votando “no” si spalancherebbe la porta ai populismi.
«Al contrario: se arrivasse al potere, un populista potrebbe essere contenuto soltanto dagli argini istituzionali pensati in anni lontani dai padri costituenti, con la lungimirante idea di mettere al sicuro la Repubblica rispetto ad ogni eventualità. Se il problema è quello di perdere qualche giorno in più per fare una buon legge, basterebbe sostituire all’ arroganza la buona politica. Chi teme i populismi, insomma, dovrebbe semplicemente rifarsi alle origini, non tradirle».
La Repubblica (ed. Firenze), 26 Novembre 2016
Illustre Sandra Bonsanti,
non era al governo ne alla mediocrità che occupa indegnamente il Parlamento che dovevano essere rivolti suggerimenti e proposte costruttive e migliorative, che era lapalissiano non sarebbero state accolte.
Sarebbe basatato metterli sul piatto d’argento che la Costituzione offre all Sovranità Popolare agli artt. 71 e 50 perchè fossero accolti per avviare quella “Rivoluzione” di cui Lei scriveva su questi spazi già nel giugno 2011, e chiudeva così: “Cambiamola questa nostra Italia. Facciamola nuova. Non ricostruiamo macerie su macerie.
Si chiama, in gergo tecnico politico, “rivoluzione”. Non saremmo i primi e nemmeno gli ultimi a invocarla, profonda, convinta, serena, esigente, libera e giusta.”
E invece si è scelto un NO sterile e asfittico! Se tutto l’impegno speso da tante persone importanti e non, fosse stato speso per costruire concretamente progetti operativi per il cambiamento e per riportare in Parlamento il rigore morale e culturale indispensabile in quel luogo-istituzione, affidandoli alla Costituzione (artt. 71 e 50) e alla Sovranità Popolare Realizzata, saremmo già oltre Renzi, oltre la casta, oltre la mediocrità, oltre il SI ed il NO.
E più sereni verso il futuro.
Ma ci siamo fatti trascinare in un duello al’ultimo voto e ad alto rischio, armati solo di un NO duro e puro… Pazzesco e autolesionista!
Se andrà bene avremo salvato la forma letterale di una Costituzione Negata nella realtà, alla mercè di una destra tornata in sella.
E quindi non avremo vinto nulla e il potenziale rivoluzionario della Carta, ancora tutto da attivare e attuare!
Cara Sandra, sono avvilito e triste! Paolo Barbieri
Illustre Bonsanti,
mi dica, Lei che ne fa parte, cosa farà dopo il 4/12 quel Comitato nato per la Democrazia Costituzionale e poi maldestramente involuto in un Comitato per il NO? si scioglierà ritenendo esaurito il percorso col referendum, oppure resterà attivo qualunque sarà il risultato per ripristinare il maltolto e/o rilanciare l’attuazione della Carta, oppure tornerà agli abituali impegni nelle cattedre, nelle professioni o negli uffici dirigenziali?
E restando attivo in che modo lo farà? brandendo finalmente gli artt 71 e 50 in un assai più difficile tentativo di riaccendere la partecipazione in una Cittadinanza esausta? o rimanderà tutto alle prossime politiche presentandosi direttamente, affrendo all’elettorato la propria credibilità e affidabilità, le proprie competenze e l’orientamento al bene comune dimostrato dalla storia come dall’impegno profuso in questa campagna? o si limiterà a suggerire il voto al M5S per affidare alla sua rabbiosa vitalità e volontà, al suo “non puzzare di casta” ancorchè non supportato da titoli, storia e padri nobili, la Costituzione ed il Paese?
Cosa farà per riparare all’errore di strategia portato fino al 4/12 pur nella consapevolezza che la differenza nella realtà e non nella bella retorica, tra una Costituzione deformata e una intonsa , ma negata, ignorata e aggirata non è come tra bianco e nero, tra buio e luce, ma solo tra una scala di grigi?
Cosa farà guardando al futuro e senza aspettare, per poi opporsi, altre iniziative disastrose di quel parterre di pessima qualità che guida i partiti della nostra mediocrità?
Paolo Barbieri