Tomaso Montanari, Questa riforma si chiama “#democraziastaiserena”

15 Nov 2016

 

La sicurezza dei diritti e delle libertà di ognuno risiede nella stabilità della Costituzione, nella certezza che essa non è alla mercé della maggioranza del momento, e resta la fonte di legittimazione e di limitazione di tutti i poteri. Il Partito democratico si impegna perciò a ristabilire la supremazia della Costituzione e a difendere la stabilità, a mettere fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza”.
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Tomaso Montanari, storico dell’ arte, membro del direttivo del comitato per il No, inizia l’ intervista citando il manifesto dei valori del Partito democratico, approvato il 16 febbraio 2008, per ribadire la contraddizione politica che c’ è alla base della riforma costituzionale.
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Partiamo dall’ impianto generale della riforma. Cosa non va?
Giocatori incapaci e corrotti ci chiedono di cambiare le regole, e quando noi le mettiamo in discussione loro ci dicono che le useranno bene.
Dobbiamo fidarci del manovratore: che è quello che disse #enricostaisereno, e sappiamo com’è finita. Ecco, il vero slogan del Sì potrebbe essere questo: #democraziastaiserena. Auguri a chi si fida.
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La Costituzione non si può cambiare?
Certo che si può cambiare: il problema è come la si cambia. Prendiamo il nuovo Senato: non sarà una Camera dei territori come ci fanno credere, sarà una Camera politica, con i suoi membri che avranno libertà di mandato. E poi, e questo è importante che lo sappiano al Sud, la Lombardia avrà 14 senatori e la Calabria 3, perché i rappresentanti saranno pesati sulla popolazione di ciascuna regione. Me se è una Camera politica perché non la votiamo più?
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Cosa accadrà in mancanza di accordo tra le due Camere per le materie nelle quali il nuovo Senato manterrà il potere legislativo paritariamente alla Camera?
Se il Senato avrà lo stesso colore politico della Camera diverrà un organo inutile, luogo di clientele capace solo di dare l’ immunità a sindaci e consiglieri. Se avrà colore politico diverso il sistema legislativo si bloccherà.
Per questo la riforma Boschi è una scommessa da giocatori di poker: fatta da chi spera di prendersi tutto, e non contempla la possibilità di perdere.
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Cosa pensa del quesito che verrà stampato sulla scheda elettorale?
È stata una scelta molto abile perché spiega solo alcuni aspetti delle riforma. D’altronde qui emerge la vera qualità di Matteo Renzi, la Wanna Marchi della politica italiana, ossia l’abilità nella televendita. E il trucco è una pubblicità ingannevole.
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Barack Obama ha appoggiato la riforma.
Renzi che va dallo zio Obama per farci dire cosa fare rivela una mancanza di dignità e una mancanza di rispetto verso i cittadini italiani. Ci ha commissariato in diretta televisiva e quello di Obama è stato un messaggio paternalista contro la nostra sovranità.
Benigni raccontava “La più bella del mondo”, però oggi appoggia la riforma.
Benigni ha tutto il diritto di cambiare idea, però deve spiegarci perché. Io vorrei proprio affrontare un dibattito con Benigni nel merito della riforma, perché questo è il punto vero. Il suo atteggiamento, come quello di molti altri, confonde la politica con le istituzioni: c’ è una crisi della politica, ma si vogliono cambiare le istituzioni. Come dice anche Massimo Cacciari: la riforma fa schifo, ma è il minore dei mali. Questo è un ragionamento politico, non è un ragionamento istituzionale. Ed è irresponsabile.
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Che messaggio manda a un diciottenne che voterà per la prima volta?
Che se vorrà avere ancora le carte per giocare, invece di sedersi a un tavolo dove gioca qualcun altro, è il momento di dire No. Solo nelle società di corte bisogna dire sempre sì e abbassare la testa. Il futuro di chi ha 18 anni oggi passa per quel No.
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Il Fatto Quotidiano, 9 novembre 2016

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