Grandi quotidiani/Due apologhi sullo scetticismo etico degli intellettuali italiani

09 Nov 2016

Roberta De Monticelli Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

5 novembre 2016. Corriere della Sera. Dopo molti anni ritrovo in prima pagina – espressa in chiare e sprezzanti parole – quella tesi che mi aveva fatto sobbalzare molti anni fa: la nostra Costituzione è ideologia pura, e chi la insegna nelle scuole pubbliche, protervamente o senza rendersene conto, è un sostenitore dello Stato Etico, quello che piaceva anche a Hegel e a Gentile. Quello che forgia le menti e i cuori a sua immagine e somiglianza, pervadendo di sé la totalità della vita e tagliando alla radice il pollone del dubbio, della libertà o delle altre fedi. Formidabile.

Abbiamo fatto benissimo a sopprimere l’ educazione civica dalle scuole, a ignorare la differenza fra la contingenza delle battaglie politiche e degli affari privati e pubblici, e la norma fondamentale che dovrebbe impedire a battaglie e affari di degenerare in arbitrii e latrocini. Rassegnatevi, sostenitori del no a questa riforma.

I casi sono due. O siete massimalisti di antica schiatta, quella “nata nelle viscere dell’ antico ribellismo italiano”: pazienza se in buona compagnia di maestri di libertà e giustizia come Guido Calogero e la sua pedagogia civile, Giorgio Agosti e la sua religione del dovere, Carlo e Nello Rosselli e la loro rivoluzione morale, Adolfo Omodeo e la sua coerenza mazziniana, Ernesto Rossi e il suo illuminismo etico, Piero Calamandrei e la sua intransigenza costituzionalistica, Norberto Bobbio e la luce del suo pensiero analitico.

Non lo sapevate, ma in realtà il vostro nume tutelare è Masaniello. O allora c’ è l’ altra possibilità: siete un funzionario di partito, non importa se un capo o un portaborse, e non volete schiodarvi da un sistema che ha conciliato tutti i vostri interessi di sopravvivenza partitica. Quegli altri della Costituzione fanno un uso ideologico, voi invece uno “storico”, state ai fatti e non ve ne schiodate. Scegliete voi la classe che preferite, fra i due – massimalisti fumosi e politicanti senza altra arte per sbarcare il lunario.

In preda allo scoramento, abbandono Galli della Loggia e passo all’ altro giornale fornito dalle Ferrovie dello Stato in questa mattinata di viaggio. Repubblica offre in prima pagina la gustosa “Amaca” di Michele Serra sulle rappresaglie celesti contro le unioni civili, cui si devono i terremoti che sbriciolano le vite, la bellezza, la memoria e le cattedrali dei nostri Appennini. Evviva Radio Maria che parte alla riscossa con le trombe del giudizio, dimenticando perfino San Benedetto e la sua regola di preghiera e lavoro, crollata con i calcinacci in testa alle povere monache più esperte di unioni mistiche che di unioni civili. Qui almeno con l’ aiuto di Serra si può farsi una bella risata innocente, giusto un attimo di ilare sollievo, a modico prezzo. E l’ ilarità dura fino a quella che pareva la chiave tonale del breve stornello: “come fa l’ essere umano a essere così meschino, e al tempo stesso così cretino….”. Continuo, e il grato riso muore nella gola: “…da attribuire un cataclisma naturale ai propri piccoli miserabili conticini con un Bene e un Male comunque relativi, così opinabili da mutare di Paese in Paese, di catechismo in catechismo e di faglia in faglia… Le morali… sono minutaglie, appena briciole… di fronte alla grandiosità (lei sì religiosa, nel senso che tiene tutto insieme) della natura”.

Che i conticini di Radio Maria siano miserabili, non mi par dubbio, caro Michele Serra: ma questa stessa nostra convinzione, tanto accessibile alla comune ragione umana che perfino papa Francesco ci ha tenuto a ribadirla, che opinione è? Non è un giudizio di valore, per caso? Non è addirittura un giudizio morale? Caro Serra, se fosse solo “scientifica” non ci muoverebbe al riso e neppure allo sdegno di fronte a quella meschinità e a quell’ idiozia. O sbaglio?

Ma se le “morali” – tutte – variano di faglia in faglia, e non ce ne sono di (più) giuste e di (più) sbagliate, allora perché mai dovresti avere più ragione tu di Radio Maria, e perché da molti anni ti dedicheresti a farci sorridere delle nostre cecità, delle nostre meschinità e della nostra idiozia morale e intellettuale? Perché sei nato su un’ altra faglia?

Ma se è come dici, se dunque non vale la pena di chiedersi se le nostre opinioni morali e i nostri sdegni siano o non siano ben fondati, almeno fino a prova contraria – allora pensa come furono fessi tutti quei maestri dimenticati che ho nominato sopra: considerando anche il fatto che il mezzo di prova, in materia morale, è la propria stessa vita. Se hai ragione tu, allora ha ragione anche Galli della Loggia: noi credevamo che non tutto fosse “politica”, e che “le forme e i limiti” della nostra sovranità – la Costituzione – stessero alla vita della cittadinanza come la logica e l’ etica stanno alle vite intellettuali e morali delle persone.

Poveri illusi, che stiamo o con Masaniello o con l’ex cavaliere. Meno male che il treno è arrivato in stazione.
Oltre i patri confini.

 

Il Fatto Quotidiano, 07 novembre 2016

 

 

Nata a Pavia il 2 aprile 1952, è una filosofa italiana. Ha studiato alla Normale di Pisa, dove si è laureata nel 1976 con una tesi su Edmund Husserl.

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