Grandi Opere

02 Nov 2016

Da messinese sono particolarmente sensibile al tema del ponte sullo Stretto che da almeno 40 anni coinvolge la mia attenzione, con incursioni del fronte dei favorevoli, contrastate dal fronte del no ponte. Esternazioni del presidente Renzi e dei politici di suo riferimento hanno prima prospettato l’opportunità di dare la precedenza ad altre opere, per poi dare l’impressione di un ripensamento in occasione della festa per i 110 anni del gruppo Salini-Impregilo.

E’ dunque legittimo essere allarmati per le notizie che i media hanno diffuso in relazione alle vicende relative all’inchiesta sulle grandi opere, per fatti non afferenti il ponte sullo Stretto, ma precedenti realizzazioni di rilevante significato economico e sociale per il Paese.

L’inchiesta ha posto in luce il consueto intreccio di corruttele ormai ampiamente descritto e conosciuto e una sistematica violazione delle norme sulla sicurezza con lavori eseguiti con materiali inadeguati. Dunque, non solo arricchimenti illeciti in danno del prossimo, ma anche attentati alla sicurezza dei trasporti ed alla salute dei cittadini.

Le responsabilità politiche possono essere da subito vagliate, quelle giudiziarie saranno accertate nel corso del processo.

Lascia perplessi, però, quanto emerge da un virgolettato apparso su Il Fatto Quotidiano online, del 27 ottobre 2016, nel corpo dell’articolo relativo all’inchiesta sulle grandi opere, secondo cui il presidente Renzi avrebbe detto: “Mi auguro un processo equo e rapido. Il punto centrale è che non sono le regole che fanno l’uomo ladro. E in ogni caso stiamo parlando di arresti legati a vicende del passato”.

Gli autori dell’articolo vedono nelle espressioni virgolettate un modo di minimizzare i fatti. Analizzando le singole esplicitazioni si possono fare anche altre considerazioni che superano i fatti specifici.

“E in ogni caso stiamo parlando di arresti legati a vicende del passato”. Questo pensiero non è condivisibile. Gli arresti, anche quando si riferiscono a vicende del passato, sono fatti di notevole gravità, sia per le persone che li subiscono, sia perché evidenziano condotte illegali, che determinano i giudici ad adottare misure restrittive.

Il riferimento temporale, poi, non può costituire un ostacolo perché i sodali del patto corruttivo non avvisano in tempo reale la società dell’accordo criminale che li lega, anzi tendono a celarlo, con comportamenti finalizzati allo scopo e spesso facendo leva su leggi mal fatte.

Un furto in un locale pubblico, una rapina sono immediatamente percepiti. I fatti di corruzione possono essere accertarti solo a inevitabile distanza di tempo e non di rado solo per fortunate coincidenze investigative.

Nel caso in specie, poi, l’avere utilizzato materiali scadenti proietta le vicende anche oltre il riferimento temporale dell’accordo corruttivo.

“Mi auguro un processo equo e rapido. Il punto centrale è che non sono le regole che fanno l’uomo ladro”. Tralascio il riferimento all’equità del processo. Immagino si sia trattata di una parola sfuggita, poiché non riesco a pensare ad un presidente del Consiglio che possa considerare la possibilità dello svolgimento di processi iniqui nel proprio Paese.

Possiamo essere d’accordo sul fatto che non sono le regole a fare l’uomo ladro e possiamo, forse, aggiungere che non sono le regole a fare l’uomo onesto.

Dovremmo però auspicabilmente convenire tutti, che le regole dovrebbero garantire l’accertamento delle responsabilità dei ladri per la tutela degli onesti.

E certo il processo deve essere auspicabilmente rapido. Tutti i processi devono essere auspicabilmente rapidi.

Solo che queste considerazioni possono essere fatte dai cittadini.

Dai politici e dai governanti, in particolare, ci aspettiamo comportamenti conclusivi, non considerazioni o auspici. Non sono accettabili queste considerazioni da chi non riesce a sbloccare una riforma sulla prescrizione in tempi ragionevoli.

E’ anche inutile richiamare il principio del tutti innocenti sino a che non ci sia una sentenza definitiva, quando non si fa nulla per influire legislativamente al fine di avere processi più celeri. E la prescrizione è ormai un autentico regalo per i corrotti, i quali -da parte loro- si guardano bene dal rinunciarvi.

Non voglio espressamente collegare il tema della corruzione alla campagna referendaria. Visto però che non sono o non sarebbero le regole a fare l’uomo ladro, mi sembra inopportuno e contraddittorio che i sostenitori del Sì presentino la modifica costituzionale come la suggestiva soluzione di tanti problemi.

(*) Ernesto Morici, magistrato e socio di LeG Messina

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