Ecco, oggi è partita davvero la campagna di Renzi per il 4 dicembre: ed è partita con la promessa di realizzare la madre di tutte le Grandi Opere, il mitico Ponte sullo Stretto.
La promessa è stata fatta ad una platea di imprenditori del cemento, ma il messaggio («100.000» posti di lavoro) parla alla pancia del Paese, e dà subito il tono della campagna: promesse iperboliche, minacce altrettanto iperboliche. Ecco perché le riforme costituzionali non dovrebbero mai farle i governi: il futuro della Repubblica viene barattato con gli interessi del momento.
E poi, se proprio si doveva promettere qualcosa, era proprio necessario estrarre dal cilindro di Renzi un residuato bellico dell’epoca Berlusconi-Lupi? Il lutto per le vittime di Amatrice e Accumoli è già stato archiviato: invece di varare l’unica grande opera utile, cioè la messa in sicurezza del territorio, ecco che torna l’opera simbolo dell’insostenibilità ambientale. Alla faccia della rottamazione.
la Repubblica.it, 27 settembre 2016