Montanari: “D’ Alema? Solo consigli. Ho detto no a Raggi, ma fossi romano la voterei”

19 Giu 2016

 

A Roma voterebbe Virginia Raggi, è fermamente a favore del No al referendum costituzionale e non ha un’ottima opinione di Matteo Renzi.
“Proprio come Massimo D’ Alema”. Tomaso Montanari non si fa pregare, va dritto al punto. Si è ritrovato, suo malgrado, in quella che appare una guerra nel Pd tra segretario ed ex premier, come narrato da Repubblica, giornale di cui Montanari è editorialista.
D’ Alema ha confermato di averlo chiamato per spingerla nella giunta Raggi.
Si, è vero: ci siamo sentiti. La proposta è arrivata dal Movimento 5 Stelle e l’ ho rifiutata.
Probabilmente leggendo i giornali ha scoperto che nutrivo dei dubbi e così mi ha fatto sapere che a suo avviso sarei stato un ottimo assessore alla Cultura. Tutto qui.

Entrambi estimatori della Raggi e oppositori di Renzi?
Non so. Mi ha detto soltanto ‘saresti un ottimo assessore alla Cultura a Roma’ e non ‘fallo perché faresti un dispiacere a Renzi’. Lo stesso motivo per cui me l’ hanno chiesto dal Movimento e per cui molti altri mi hanno contattato per suggerirmi di accettare: solo perché mi ritengono preparato e capace, suppongo.
Glielo chiese anche Enrico Rossi, due anni fa, di entrare nella giunta della Regione Toscana per occuparsi di cultura.
Esatto.

Rifiutò anche allora?
Non ebbi il tempo di pensarci.
Anche lì squillò un telefono.
Chi la chiamò? Non mi dica D’ Alema per convincerla a rifiutare. No, no. Io non ricevetti alcuna telefonata. Fu Rossi a riceverne. Da Matteo Renzi, appena sbarcato a Palazzo Chigi, che gli disse di non pensarci neanche a nominarmi assessore. Mise un veto prima ancora che io avessi modo di rispondere.

Avrebbe accettato?
Non saprei. Con questo Pd non riesco. A Raggi ho detto di no perché ritengo che per governare una comunità bisogna far parte di quella comunità, bisogna viverci, mandare i propri figli nelle scuole della città, avere i propri sogni, la propria vita, tutto lì. In Italia le città sono fondamentali. Io non sono parte di Roma (anche se ne studio l’ arte) e ho detto no. Ma se una Raggi fiorentina me lo chiedesse direi sì. Purtroppo a Firenze non l’ abbiamo.

Avete Nardella. Perché sì a M5S e no al Pd?
Sono vicepresidente di Libertà e Giustizia, tra le ultime cose che ho scritto c’ è Ladri di sovranità (un saggio in ‘Io dico no’, edito dal gruppo Abele, ndr), sono membro del comitato direttivo del No, apertamente e fortemente schierato contro la riforma costituzionale. Come posso sostenere il Pd geneticamente mutato di Renzi? Come si fa?

Per la riforma costituzionale quindi?
Costituzione, Sblocca Italia, distruzione del territorio, della scuola in senso mercatistico, tutela del patrimonio: ci sono una infinità di temi per cui dire di no al Pd.

No al Pd e sì a M5S ?
Bisogna essere obiettivi, i Cinque Stelle si stanno rivolgendo alle persone che ritengono più preparate. Persone che da anni difendono temi propri della sinistra che la sinistra di oggi ripudia, ha perso per strada.
Quindi nel momento in cui il Pd dimostra di non essere più un partito di sinistra dobbiamo guardare a chi si è fatto portatore di quei valori. E ora è il M5S . Perché non tentare?
E perché tentare?
Per una scommessa sul futuro: possono diventare alternativi al Pd? Se ci riescono è un bene per l’ Italia. Quindi persone come me, studiosi e con valori propri della sinistra, credo debbano contribuire a far crescere e migliorare il Paese attraverso gli strumenti disponibili, ora anche attraverso una condizionata fiducia a M5S .
Lei può dirlo, non è del Pd.

D’ Alema ha condiviso con lei questa opinione?
No. Non so come la pensi su Raggi e Cinque Stelle.
Al referendum voterà No.
Poniamo sia apertamente per il No. Il punto è: si può nel Pd essere contrari alla riforma? È vietato il dissenso? Chi è contrario deve uscire?
Sarebbe contro il premier.
La personalizzazione l’ ha voluta e imposta Renzi. Una delle cose gravi di questa riforma è che parte dal governo, neanche dal partito. Dice ‘me ne vado se vince il no’ ed è una aberrazione politica perché non si vota su Renzi ma sulla Costituzione. Se ci sono delle conseguenze politiche la responsabilità è di Renzi. La Costituzione dovrebbe unire invece divide per come è stata fatta la riforma e ora a causa di questa forzata personalizzazione. Votare No è un reato?
I retroscena su D’ Alema hanno scalzato l’ agenda politica: non si parla d’ altro.
Se il No avesse un decimo dello spazio mediatico riservato ai pettegolezzi su D’ Alema riterrei di vivere in un Paese civile.
Il Fatto Quotidiano,17 giugno 2016

 

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