Milano/La grande paura di Sala. Sinistra tentata da Parisi

12 Giu 2016

 

Basta parlare di Expo, i temi da agitare sono due: periferie e ambiente.
Questa è la nuova strategia di Giuseppe Sala per arrivare al ballottaggio ed esorcizzare la Grande Paura che si è impossessata dei vertici del Pd milanese, terrorizzati di finire battuti da Stefano Parisi. Si stanno impegnando a fare 50 mila telefonate, per chiedere il voto per Sala a tutti i partecipanti alle primarie.
Polemica, intanto, sui 100 milioni promessi per ristrutturare le case popolari, da ricavare – garantisce Mr. Expo – dal diritto di recesso della quota di Serravalle (autostrade) del Comune di Milano: sarà un problema farseli dare, quei 100 milioni, per una quota non determinante di una società che ha in pancia il buco enorme di Pedemontana (superstrada lombarda iniziata e mai finita).
C’ è un terzo tema in campo: le tasse. Sala annuncerà di voler alzare da 20 a 28 mila euro la soglia di reddito sotto la quale non si paga l’ addizionale comunale Irpef.
Sarebbero 150 mila milanesi che si vedrebbero cancellare la tassa.
Accanto a questo, ci sono state le trattative diplomatiche aperte con i candidati-sindaco usciti dalla partita al primo turno: il 19 giugno si vincerà all’ ultimo voto e dunque fanno gola i 10 mila voti raccolti dal radicale Marco Cappato e i 19 mila di Basilio Rizzo.
Cappato ha incontrato sia Sala sia Parisi, ma non ha portato a casa alcun apparentamento e ha detto che non ritirerà in alcun caso gli esposti sull’ ineleggibilità di Sala.
Rizzo ha incontrato gli ambasciatori di Sala, ma senza raggiungere alcun accordo: “I voti che ho preso non hanno padrone”, dice il candidato della lista civica e di sinistra Milano in Comune. “Non farò alcun accordo. Nel prossimo Consiglio comunale resterò comunque all’ opposizione. Adesso sono loro che devono conquistarsi i voti in città, convincendo gli elettori”, dice Rizzo riferendosi a Sala e al Pd. “Potrò al massimo dire per chi voterò io, non certo dire per chi voteranno i miei elettori”.
Molti staranno a casa o annulleranno la scheda, come lo scrittore Corrado Stajano, che confessa di non sentirsela proprio di dare il voto a Sala. Malgrado il coinvolgimento di Gherardo Colombo come garante della legalità (che evidentemente Sala non sa garantire da sé). Qualcuno della sinistra, invece, alla fine “si turerà il naso” e voterà il candidato di centrosinistra, pur di non veder vincere Gelmini, La Russa e Salvini.
Meno propensi a turarsi il naso, gli elettori Cinquestelle. I loro 54 mila voti, raccolti da Gianluca Corrado, sono i più contesi da entrambi gli sfidanti e potrebbero fare la differenza. Indicazioni di voto Corrado non ne darà: “Sono voti dei cittadini, non del Movimento”. Una parte del suo elettorato, che viene dalla sinistra, potrebbe votare Sala per impedire il ritorno di berlusconiani e leghisti, ma un’ altra parte è orientata a votare Parisi, perché non ama Mr. Expo e perché darebbe volentieri un colpo al Pd e a Matteo Renzi. “Sulla scheda scriverò Beppe”, dice Corrado. Ma sarà Beppe Grillo, non Beppe Sala. E il deputato Cinquestelle Carlo Sibilia, intervistato da Radio Popolare di Milano, ha ricordato che Sala “ha gestito Expo lasciando un buco niente male e dunque si potrebbe pensare che non sia in grado di gestire il bilancio di una città”. Poi, per non lasciare dubbi, ha snocciolato un elenco di prodezze del governo Renzi, dal salva-banche allo sblocca Italia, dalle trivelle alla “buona scuola”, per concludere: “Se fossi un elettore milanese mi ricorderei di tutto questo”. Parisi, in verità, ha già fatto aperture non solo ai Cinquestelle, ma perfino a Rizzo. Ai Cinquestelle ha ricordato che l’ attenzione alla legalità lui la garantirebbe meglio di Sala.
Con Rizzo ha trovato un punto d’ accordo addirittura sul centro sociale Leoncavallo: “Il Comune non può dare ai Cabassi (i vecchi proprietari, ndr) un altro immobile in compensazione, su questo ha votato contro anche Rizzo”. Tra una settimana, il responso delle urne.
Il Fatto Quotidiano, 9 giugno 2016

 

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