Solitamente noi filosofi iniziamo le nostre riflessioni ponendoci la domanda: «che cosa?». E perciò mi chiedo subito: che cos’è l’Unione Europea? E, quindi, che cos’è l’Europa? In prima battuta, si può rispondere facilmente all’interrogativo. Che cos’è l’Europa se non l’insieme delle storie che vengono narrate sull’Europa? Sono state raccontate molte storie sull’Europa. E sono molto differenti le une dalle altre. Alcune addirittura contrastanti. La lettura delle vicende passate e il giudizio su di esse sarà parziale. Tuttavia, anche se non sarà possibile ricordare tutte queste storie, bisogna menzionare almeno quelle più significative. Non solo per ragioni di scelta, ma anche di attenzione o rifiuto, abbiamo bisogno di ricordare le storie dell’Europa. L’Europa non vanta un numero così sorprendente di storie solo perché è il continente più antico, ma è diventata quella che è oggi proprio perché ha così tante storie. L’Europa è uno storytelling continent, un continente che ha costruito la sua identità come una sorta di autobiografia.
Centro e periferia
Fin dai tempi del primo Rinascimento sono state scritte o sono comparse diverse autobiografie dell’Europa. Una storia era incentrata sul continente cristiano contrastato da continenti non cristiani, un’altra sull’Occidente contrastato dall’Oriente, un’altra sul continente moderno contrastato da quello tradizionale, un’altra sul continente degli uomini bianchi contrastato dai continenti delle persone di colore, un’altra ancora sui colonizzatori contro i colonizzati, e così via. Come in tutti i casi di costruzione dell’identità, anche l’identità dell’Europa è stata forgiata contrapponendo il «nostro» continente agli «altri», alla non-Europa. […]