Messina- “Sola con te in un futuro aprile”: Libera e LeG con Margherita Asta

11 Mag 2016

Dolore, solitudine, memoria, impegno, dolcezza: queste le parole chiave che hanno costituito le tappe – o le stazioni, secondo l’espressione di Aldo Liparoti, che ha condotto la conversazione – dell’incontro con Margherita Asta ed il suo libro “Sola con te in un futuro aprile”, scritto a quattro mani con Michela Gargiulo e presentato il 6 maggio scorso nei locali del Feltrinelli Point di Messina, dal Circolo di LeG in collaborazione con il locale presidio di Libera.

La rievocazione di quel tragico 2 aprile del 1985 a Pizzolungo, la descrizione del clima della città di Trapani, dei fatti, dei luoghi, delle istituzioni, delle persone ha reso immediatamente percepibile ai presenti l’immenso dolore ed il travaglio interiore che hanno straziato l’anima di Margherita per la morte dei propri familiari – la madre Barbara ed i fratellini Giuseppe e Salvatore. Dolore tanto più grande, immenso, soprattutto per le modalità della perdita: «L’esplosione ha letteralmente cancellati mia madre e i miei fratelli» – «Dai reperti fotografici mostrati in udienza non sono riuscita a riconoscere il volto di mio fratello».

Si è così fin dall’inizio instaurato un forte rapporto empatico fra Margherita ed il pubblico presente, che ha generato momenti di autentica commozione nel ripercorrere quella vicenda, collocata storicamente nel più ampio scenario dello stragismo mafioso degli anni a cavallo fra gli 80 ed i 90, richiamato alla memoria dei più attempati astanti.

E, poi, la solitudine soprattutto per la privazione della figura materna, la cui assenza ha accompagnato Margherita per tutto questo tempo, nonostante l’affetto discreto di Antonina – seconda moglie del padre – che l’ha fatta sentire persa nel tempo, senza il riferimento affettivo della tenerezza propria dell’amore di una madre.

Avrebbe potuto a buon diritto Margherita vivere di rimpianto e di autocommiserazione; ha invece fatto appello alla memoria per valorizzarne il peso nell’opera di riassetto della propria vita in progressiva attribuzione di valore e di forza ai ricordi. E nel supporto ad un percorso tentato di uscita dai rimorsi di un altro protagonista incolpevole della storia, il giudice Carlo Palermo, uscito ferito dall’attentato, ma devastato interiormente dal senso di colpa.

Non soltanto. L’incontro di Margherita con Libera ha fatto maturare in lei la convinzione che la sua vicenda privata fosse – come in effetti era – un fatto di pubblica rilevanza, per esser stata offesa non solo lei come persona, ma anche lei come cittadina e tutta la comunità nazionale. L’attentato, a detta di Margherita, oltre ad aver profondamente straziato la sua affettività, aveva anche fatto strame di alcuni fra i principali capisaldi della nostra Costituzione. Di qui la sua applicazione costante a dare testimonianza in tutte le forme possibili dell’impegno contro la mafia e per la legalità, avendo come riferimento costante la Carta costituzionale.

Di questo immaginario climax, che si è snodato lungo le “stazioni” della narrazione di Margherita, approdo finale è la dolcezza:IMG_2168 fatta della riscoperta di un rapporto “postumo” di intensa affettività con la madre, in cui si fondono tenerezza, memoria e impegno, dipinto in maniera commovente e coinvolgente nelle ultime pagine del libro.

Morale della serata: anche riaccendere la memoria con le giuste chiavi su importanti eventi di per sé tragici e suscitare partecipazione empatica sulle loro implicazioni può condurre a promuovere la riscoperta e la costante valorizzazione della Costituzione più bella del mondo. Cos’altro di più per Libertà e Giustizia?

(*)Ferdinando Centorrino è socio del circolo LeG di Messina

 

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