La nostra insurrezione

La nostra insurrezione

In un Paese che non ha conosciuto rivoluzioni, la festa nazionale degli italiani celebra il giorno in cui un pugno di cittadini chiamò tutti gli altri all’insurrezione.

Il 25 aprile del 1945 Sandro Pertini lesse a Radio Milano Libera il proclama del Comitato di Liberazione Nazionale:  «Cittadini, lavoratori: sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire».

Non si sbaglia se si dice che il significato più alto e più attuale della festa della Liberazione è la partecipazione. Di lì a poco, l’articolo 3 della Costituzione trasformò quel che era successo il 25 aprile nello scopo stesso dell’Italia che rinasceva: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Oggi, 25 aprile del 2016, chiamare all’insurrezione significa costruire concreti strumenti culturali per una partecipazione vera.

L’Italia del 2016 ha un analfabetismo funzionale del 47% (in Messico al 43,2%, negli Stati Uniti è al 20%, in Svizzera al 15,9%…): e alle ultime elezioni (le Regionali del 2015) l’astensione ha raggiunto il 47,8%. Metà del Paese non partecipa: non sa o non vuole più farlo. E ai vertici della Repubblica non manca chi giudica con indulgenza, anzi con interesse, quest’eclissi di cittadinanza: siamo davvero molto lontani dallo spirito con cui Pertini lesse quel proclama il 25 aprile del 1945.

Allora è importante che, dal basso, siano i cittadini a chiamare ad una pacifica, operosa insurrezione contro l’apatia democratica: è questa la vocazione di Libertà e Giustizia.

Oggi alla radio avremmo bisogno di sentire un messaggio così: «Cittadini, lavoratori, sciopero generale contro la dittatura totalitaria del Mercato, contro ogni espropriazione di sovranità popolare: per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Ponete la vostra stessa pigrizia, il vostro disincanto, il vostro minuto interesse privato di fronte al dilemma: arrendersi o perire».

Oggi una democrazia non vive senza una vera partecipazione: se i cittadini non si occupano della res publica gli interessi delle lobbies sostituiscono il bene comune; le ragioni di uno sviluppo insostenibile prevalgono su quelli della salute e della sopravvivenza stessa del pianeta; una paura primitiva del diverso ci impedisce di accogliere e integrare i nuovi italiani che arrivano sulle nostre coste; un martellante storytelling può nascondere la corruzione di un potere che ha come unico scopo se stesso.

È contro tutto questo che è tempo di insorgere, è da tutto questo che dobbiamo liberarci.

 

3 commenti

  • Ma perchè, professore dice “dal basso”! Se il” basso” non ha punti NOBILI di riferimento, non sa che fare, si smarrisce o fa casino!

    Dove può andare un 47% di analfabetismo funzionale senza una guida che tracci la rotta? Ci vogliamo rendere conto che l’astensionismo vuol dire che nessuno dei simboli in lista e dei candidati riscuote credibilità e fiducia?

    E allora cosa aspettate Voi, illustri e blasonati professori, che il “basso” venga sotto casa a suonarvi il campanello? Non bastano le analisi dei flussi e delle astensioni che sono urla laceranti e insistenti da lustri?

    “La nostra Costituzione – ripeto: se la sappiamo leggere – è come un serbatoio che racchiude quelle energie, alle quali possiamo attingere nei momenti di difficoltà.” (G. Zagrebelsky),

    “La Costituzione vive dunque non sospesa tra le nuvole delle buone intenzioni, ma immersa nei conflitti sociali. La sua vitalità non coincide con la quiete, ma con l’azione. Il pericolo non sono le controversie in suo nome, ma l’assenza di controversie. Una Costituzione come la nostra, per non morire, deve suscitare passioni e, con le passioni, anche i contrasti. Deve mobilitare”. (G. Zagrebelsky).

    “I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni efficaci.” (Mahatma Gandhi)

    A. Reichlin da l’Unità del 20/04/16
    RIVOLUZIONE DEMOCRATICA
    “Io penso che l’Italia abbia bisogno di una “rivoluzione democratica” e che questo sia il compito storicopolitico del PD. Che cosa voglio dire con l’espressione “rivoluzione democratica?” Dico che occorre un cambiamento forte non solo del lavoro ma del ruolo dei giovani e delle forze produttive e intellettuali.”

    COSTRUIRE LA RIVOLUZIONE
    Attualità, Primo Piano | 16 giugno 2011 | 47 commenti| di Sandra Bonsanti
    “Cambiamola questa nostra Italia. Facciamola nuova. Non ricostruiamo macerie su macerie.
    Si chiama, in gergo tecnico politico, “rivoluzione”. Non saremmo i primi e nemmeno gli ultimi a invocarla, profonda, convinta, serena, esigente, libera e giusta.” (S. Bonsanti)

    “RIVOLUZIONE COSTITUZIONALE E GLORIOSA”
    Per REALIZZARE, una volta nella storia quella Sovranità Popolare sempre e soltanto enunciata, affinchè la Cittadinanza possa riportare in Parlamento il rigore morale e culturale e il coerente orientamento al bene comune, indispensabile in quel luogo-istituzione. Il momento è favorevole. (semplicemente io, paolo barbieri).

    p.s. sarebbe anche cosa buona giusta trovare il tempo e l’umiltà per qualche risposta

  • C’è una sola via per una rivoluzione democratica. Attuare la raccomandazione di Giuseppe Dossetti. Egli aveva compreso che un popolo privo di una coscienza costituzionale sarebbe rimasto sempre in balìa dei poteri forti ed aveva presentato alla Commissione per la Costituzione la seguente proposta: “La resistenza individuale e collettiva agli atti dei poteri pubblici, che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino.” Proposta che fu inserita nel secondo comma dell’articolo 50 del progetto di Costituzione con la seguente formula: “Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino.”

  • Grazie Professor Montanari, a me fanno molto riflettere e pensare gli spunti che lei dà. Sono un aiuto prezioso proprio per una partecipazione molto più attiva. E dal basso, io da lì vengo. Grazie.

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