Occhio agli “autorevoli del No”: adesso “professoroni” e “rosiconi” fanno paura

13 Mar 2016

Un tempo il “fronte del No” era considerato roba da “professoroni” e “rosiconi”, adesso diventa uno schieramento “molto esteso” e “autorevolmente rappresentato”. È il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, ieri mattina a mostrare se non terrore, quanto meno timore: “È una campagna referendaria che non possiamo sottovalutare”, dice la testimonial delle riforme costituzionali, che sarà il volto della campagna e la madrina dei comitati. Renzi ha legato la sua permanenza in politica alla vittoria del Sì, ma è lei che si gioca il suo futuro da leader. Magari proprio da segretaria del Pd che sarà. Formalmente, si aspetta il sì definitivo del Senato, a metà aprile. Ma nei fatti la macchina politica e organizzativa del Pd targato Renzi ha iniziato la campagna da settimane.

 Primo obiettivo, in ordine di tempo, “formare i formatori”. Testimoni della riforma pronti ad andare porta a porta, con un dogma basilare: la riforma è bella e porta l’ Italia verso “il futuro”.

 “Prima della mobilitazione vera e propria facciamo iniziative di formazione – spiega Dario Parrini, segretario regionale della Toscana – ci sono già stati tre seminari aperti ai dirigenti di circolo e agli amministratori locali. E l’ indicazione che abbiamo dato è di ripeterle nelle 13 federazioni della Toscana e nelle 280 unioni comunali”. Protagonisti, i docenti, i costituzionalisti di chiara e provata fede renziana: Stefano Ceccanti, Francesco Clementi, Carlo Fusaro, Massimo Rubechi, Stefano Vassallo. Quelli che hanno aiutato la Boschi a scriverla la riforma, ma soprattutto sono pronti a magnificarne i “pregi”, a confutare ogni tipo di argomentazione contraria, come “falsa informazione”. Sono il nocciolo duro, ma il drappello cresce. Le iniziative stanno partendo in tutta Italia. L’ indicazione che arriva “dall’ alto” è quella di favorire la formazione di comitati per il Sì. Per adesso civici. Ne sono già nati alcune decine, con i componenti catechizzati dai costituzionalisti fedeli. “Crediamo si siano sprecate troppe occasioni di riforma delle istituzioni e che sia arrivato il momento di fare qualcosa”, si legge nell’ opuscoletto preparato da un comitato romano, dal nome renzianissimo “Orasì”. Questo è l’ antipasto. A riforma approvata Renzi schiererà tutto il Pd che controlla e la campagna per le amministrative e quella referendaria coincideranno.

 Nasceranno nuovi comitati a “guida” Pd, ma aperti a tutti. Alla destra e ai Cinque Stelle. Prove generali del Partito della nazione e inizio della dissoluzione ufficiale del Pd, così come Renzi l’ ha ereditato.

Per far vincere il Sì il premier ha assoldato pure Jim Messina, che fu il campaign manager di Obama nel 2012 e poi di Cameron nelle ultime elezioni inglesi. In Italia ha una squadra di ragazzi americani. Per Renzi quella del referendum sfocerà direttamente nella campagna per le politiche. Magari avendo nel frattempo “spianato” questo Pd. Sentirlo per credere: “Agli italiani non interessano le cose interne ai partiti”. Ma chissà che non saranno proprio le cose interne al suo, di partito, a frenare le magnifiche sorti progressive del referendum.

 Fatto Quotidiano, 11 marzo 2015

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