Non in mio nome

01 Mar 2016

Roberta De Monticelli Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

Prima che si preparassero le primarie, e quando ancora era dato sperare che i due candidati del centro-sinistra alternativi a Sala avrebbero trovato un accordo per evitare il suicidio, che è poi avvenuto (con la divisione che ha regalato la vittoria all’ex Commissario Expo), Libertà e Giustizia si era espressa a favore della prosecuzione dell’esperienza di centro-sinistra di Pisapia.

 Avevo sostenuto questo statement, non immaginando mai che potessero veramente esistere candidati eredi dello spirito di quella che fu la candidatura, e in buona parte la sindacatura, Pisapia, e insieme capaci di anteporre il proprio ego all’interesse pubblico di questa città, al servizio del quale si candidavano. Rimpiango questa mancanza di immaginazione: ma ora dico no. Ho votato Francesca Balzani, sperando in un miracolo. Non so quanto gli accordi la legassero alla squadra del vincitore, non capisco assolutamente che senso abbia per lei candidarsi a vicesindaco di Giuseppe Sala, non vedo cosa c’entri la lista “arancione” che si è supposto dovesse sostenere questa ‘soluzione B’, con quella che a me sembra una mostruosa sgrammaticatura istituzionale, che si profilerebbe nel caso di vittoria di Sala.

Per la quale l’ex Commissario Expo, che dovrebbe rispondere anche al Comune di Milano delle spese Expo (e delle relative pendenze giudiziarie, anche e soprattutto nel caso fosse personalmente al di sopra di ogni sospetto) sarebbe anche, in quanto Sindaco di Milano, colui che dovrebbe chiedergliene ragione. E addirittura: sarebbe anche – col Comune di Milano – fra i gestori del dopo-Expo e del progetto di un polo di ricerca che già si preannuncia del tutto indifferente a metodi di trasparenza, e procede a colpi di decisioni governative arbitrarie, sottratte a qualunque controllo pubblico.

Che c’entra tutto questo gigantesco comitato d’affari con lo spirito di servizio pubblico che fu dell’amministrazione Pisapia? Cosa c’entra l’opacità che ancora avvolge i conti dell’Expo e le relative pendenze giudiziarie con la tradizione di trasparenza e lotta alla corruzione che pareva l’amministrazione Pisapia avesse ripreso dall’ultima stagione di speranza civica per Milano e l’Italia, la svolta di Mani Pulite?

Ecco perché oggi dico: chi crede di essere erede della speranza accesa dal grande arcobaleno nel cielo di Milano cinque anni fa, aprendo una prospettiva diversa all’intero Paese; chi addirittura spinge Francesca Balzani ad avallare con la sua presenza questo comitato d’affari, che si sta già spartendo il dopo Expo nell’indifferenza e nel silenzio del Paese e della città, avrà certo le sue -a me incomprensibili- ragioni. Ma che non accampi a giustificazione il sostegno che, come Libertà e Giustizia, demmo all’ipotesi di continuità con l’esperienza Pisapia. Non in mio nome.

 

 

Nata a Pavia il 2 aprile 1952, è una filosofa italiana. Ha studiato alla Normale di Pisa, dove si è laureata nel 1976 con una tesi su Edmund Husserl.

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