Riforme: Grandi, non abbiamo monopolio del No al referendum, più siamo meglio è

21 Gen 2016

Più siamo a dire no, meglio è. Non rivendica diritti di primogenitura o un qualche copyright politico, il Comitato per il No nel referendum costituzionale sulla legge Renzi-Boschi, che oggi al Senato, poco prima del secondo passaggio a palazzo Madama, ha nuovamente lanciato l’allarme sugli effetti del ddl e sulla necessità di abrogarlo con una consultazione referendaria.

“Noi -ha detto Alfiero Grandi, ex deputato Pds-Ds e sottosegretario nei governi Prodi e D’Alema, che oggi fa parte del coordinamento del Comitato- non abbiamo velleità di monopolio sul no al referendum. Contro questa riforma che mette troppo potere nelle mani di un uomo solo, più siamo meglio è. Il futuro della campagna per il sì o il no deve guardare semplicemente alla difesa della Costituzione e non a cosa ha intenzione di fare Renzi nella vita”.

“Costituzione e legge elettorale – ha continuato nella conferenza stampa che si è svolta alla sala Nassirya – sono parti inestricabili di uno stesso corpo. La maggioranza detenuta da un solo partito con 340 deputati, che danno e tolgono la fiducia al governo, deputati nominati di fatto dal capo partito che, guarda caso pensa già di aver vinto le elezioni fin da ora, significa semplicemente che il potere che ha in mano un uomo solo è troppo”.

 Villone, al via stagione referendaria su ddl Boschi e Italicum

 “Ci auguriamo che d’ora in avanti siano molte le energie in campo. Su tanti temi – dalla pace alle trivelle, dalle norme sul lavoro alla scuola o ai diritti della persona – è il Parlamento a dover decidere e quindi sarà un bene per tutti difendere il Parlamento. La Costituzione è una cosa troppo seria per permettere che venga stravolta come si sta facendo”.

“Abbiamo speranza di vincere? -si è interrrogato il costituzionalista Alessandro Pace- Certo non lo possiamo sapere. Ma, al di là del risultato, io dico che ci sono delle partite che non si può fare a meno di giocare per la dignità stessa delle persone. Anche se dovessimo perdere, come diceva Piero Calamandrei, deve rimanere impresso il segno del coraggio di essersi opporsi a questo scempio della Costituzione”.

 “Il referendum -ha concluso quindi il professore Massimo Villone, uno dei padri dei quesiti per l’abrogazione dell’Italicum- è l’unico strumento per contrastare ciò che emergerà dalla modifica della Costituzione, visto che il Parlamento è stato ammutolito e reso impotente dal Porcellum. Ma al peggio non c’è mai fine, perché con l’Italicum le cose andranno peggio. Vediamo con favore la partenza di una stagione referendaria per l’abrogazione di leggi come il jobs act, la buona scuola, la legge elettorale. Il no al ddl Boschi e il sì all’abrogazione dell’Italicum devono camminare insieme”.

 

 AdnKronos, 20 gennaio 2016 

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