Isaiah Berlin: giovani, non siate entusiasti

11 Gen 2016

Per chi non avesse mai letto le opere di Isaiah Berlin (1909-1997) – e varrebbe veramente la pena leggerle tutte, nelle belle edizioni di Adelphi – o per chi le trovasse troppo difficili perché trattano temi di storia delle idee con intersezioni spesso sorprendenti, è consigliato partire da un aureo libretto, Un messaggio al Ventunesimo secolo, che contiene in poche, chiarissime pagine tutto ciò che di essenziale il grande pensatore lettone-oxoniense ha voluto trasmettere. A voler tradurre il tutto in uno slogan, questo sarebbe: guardatevi dall’entusiasmo. Cioè dal fanatismo e dalla violenza che le varie forme di idealismo che hanno generato i totalitarismi del XX secolo, ispirate a idee di perfezione che spesso troviamo oggi nei giovani fanatici attratti dall’Isis. Saper riconoscere quanto è fallace – in teoria e in pratica – ogni ideale di perfezione che pretenderebbe di armonizzare tutti i valori è il vero antidoto al fanatismo. «La giustizia è sempre stata un ideale umano, ma non è compatibile in toto con la misericordia», e altri valori fondamentali, come eguaglianza e libertà, sono costitutivamente in conflitto tra loro. «E quindi – si chiede Berlin – che cosa si può fare per contenere i paladini, talvolta molto fanatici, dell’uno o dell’altro di questi ideali, ciascuno dei quali ha la tendenza a calpestare gli altri, come i grandi tiranni del Novecento hanno calpestato la vita, la libertà e i diritti umani di milioni di persone perché i loro occhi erano fissi su un supremo, dorato futuro?». Berlin è ben consapevole che l’unica risposta possibile non è per niente entusiasmante, soprattutto per giovani in cerca di cause eccitanti che diano un senso alla loro vita. «Purtroppo – scrive Berlin – non ho nessuna risposta conclusiva da offrire: solo che se vogliamo che i sommi valori umani in base ai quali viviamo vengano perseguiti, allora, per evitare il peggio, dobbiamo arrivare a compromessi, accordi, baratti. Un po’ di libertà in cambio di un po’ di eguaglianza, un po’ di libera espressione individuale in cambio di un po’ di sicurezza, un po’ di giustizia in cambio di un po’ di compassione»… È la nobile, saggia arte del compromesso. Chi fomenta la violenza e il terrorismo sa bene quanto più attraenti siano le diverse forme di fanatismo che ne sono la plateale negazione. E quanto le nostre democrazie, che su quell’arte dovrebbero costruire la propria forza, non sappiano porre al riparo i nostri giovani – di cui assai poco si occupano lasciandoli così in balia dei malintenzionati – dalle sirene dell’idealismo.

 Il Sole 24 Ore, 10 gennaio 2016

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