I tempi: “L’11 gennaio le riforme saranno votate dalla Camera, ragionevolmente si andrà a stretto giro al Senato. Immaginiamo il referendum a ottobre 2016”. E i modi: “Se perdo il referendum costituzionale considero fallita la mia esperienza in politica”. Nella conferenza stampa di fine anno, Matteo Renzi ha dettato le condizioni. Più della sicumera, a preoccupare è la volontà di legare il proprio destino al cambiamento della Carta: se il referendum diventa un plebiscito a favore o contro il premier, il contenuto delle riforme passerà in secondo piano. Per questo il comitato dei No alla riforma è già in piena attività: lunedì ci sarà un primo confronto, nella sala della Regina alla Camera dei Deputati, proprio mentre a Montecitorio i deputati voteranno il ddl Boschi: tra i relatori ci sarà anche Gaetano Azzariti, ordinario di Diritto costituzionale alla Sapienza.
Professore, quali sono i rischi della personalizzazione del Referendum?
Renzi ha ragione: il referendum costituzionale è più importante delle amministrative. Sbaglia però, per egocentrismo, pensando che la rilevanza della sfida sia legata alla sua persona. La posta in gioco è ben più importante, concerne la qualità del nostro sistema democratico. Con questo referendum si deve stabilire se si deve porre il suggello ad un ventennio di regresso o se è possibile immaginare una ripartenza per una riqualificazione della democrazia. Il pericolo che vedo è che il dibattito pubblico non sia incentrato sul contenuto delle riforme, bensì solo sulla figura del presidente del Consiglio.
Per come l’ha messa il premier sembra che il referendum sia una gentile concessione. O una regalia.
I miei studenti vengono bocciati su questa domanda: basta leggere l’articolo 138. C’è scritto che in seconda votazione è necessaria la maggioranza dei due terzi. Tutto si può immaginare salvo che questa maggioranza qualificata venga raggiunta. Quindi il referendum potrà essere richiesto da quei soggetti elencati nell’articolo richiamato: tra questi non figura il governo.
I sostenitori del ddl Boschi puntano sui futuri risparmi del Senato dimezzato.
Vogliamo risparmiare? Chiudiamo il Parlamento. Vuol mettere il risparmio? Battute a parte, l’argomento è poco nobile. Per tagliare le spese basterebbe una diminuzione del numero dei nostri rappresentanti e degli emolumenti che percepiscono. Mille parlamentari sono troppi, ridurre però solo il numero dei senatori è un sintomo di falsa coscienza.
Cosa vi proponete di fare con i Comitati del No?
Bisogna in tutti i modi evitare di farsi trascinare nella rissa mediatica a base di slogan per concentrarsi sulle effettive ragioni di contrasto. Il primo punto riguarda la crisi della rappresentanza: la riforma e la nuova legge elettorale cercano di definire una democrazia senza popolo. Questa tendenza va contrastata proponendo un rilancio della rappresentanza politica: senza popolo non si governa democraticamente. L’altro elemento di crisi riguarda il sistema parlamentare. Il dibattito di questa riforma è stato dominato dalle tecnicalità del bicameralismo perfetto, perdendo di vista la crisi in cui versa il Parlamento. Io credo che sarebbe necessario riformare le istituzioni per dare più potere al Parlamento e meno al governo: l’opposto di quanto la maggioranza sostiene ora. I veri conservatori sono coloro che sono al governo: la riforma Boschi è in stretta linea di continuità con il ventennio precedente, caratterizzato dalla conservazione.
Avete parlato di nuovo di “torsione autoritaria”.
Mi stupisce la finta ingenuità della politica: negli studi di Diritto costituzionale se ne parla da vent’anni. Bisogna chiedersi se Italicum e ddl Boschi favoriscono o contrastano la tendenza verso la verticalizzazione del potere. Mi pare evidente che la risposta è affermativa.
Può chiarire la questione del referendum con funzione oppositiva?
L’articolo 138 prevede che possano fare domanda di referendum “un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali”. È uno strumento pensato per le minoranze che si vogliano opporre alla decisione del Parlamento. Il referendum del 2006 contro la riforma del centrodestra ne è un esempio: il corpo elettorale ha cancellato la decisione assunta dal Parlamento. Nel 2001 fu invece la maggioranza di centro sinistra a chiedere un’inutile conferma della riforma del Titolo V, snaturando la natura del referendum che da oppositivo si è fatto plebiscitario. Mi pare che Renzi abbia intenzione di riproporre questa formula: ma il referendum o è oppositivo o non è.
il Fatto Quotidiano, 6 gennaio 2016
Gentile sig. Antonio, sarei molto interessato ad un suo commento critico. Magari approfondendo un po’ il merito.
Per Fabio – si domandi piuttosto perché scrive gente come antonio ferretti. Scrive perché non ha abbastanza carattere per non scrivere.
Purtroppo il Sig. Antonio è solo uno dei tanti italiani conformisti e neo fascisti che si sentono importanti per il solo fatto di sentirsi sul carro del vincitore del momento.
PERCHÈ VOGLIONO FARE IL REFERENDUM A OTTOBRE? PERCHÉ L’ULTIMO WEEKEND C’E’ LA POSSIBILITÀ DI UN PONTE!!!!
1. Io contesto profondamente la posizione di L&G sempre “polemicamente” contraria a Renzi. Renzi è “uno dei nostri” ed ha carpito, in tutta legalità democratica, una posizione, quella di Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, che dovrebbe essere considerata una opportunità straordinaria per tutti noi.
2. Io sono per il no al Referendum perché le riforme di Renzi in merito sono da fermare per queste ragioni:
a. non tengono conto delle ragioni dei costituzionalisti a proposito di bicameralismo in Italia, sbilanciando quindi tutta la struttura costituzionale in modo appunto sconcertante. Per un primo ministro semplicemente “criminale”, anche se preterintenzionalmente. Ma questo per un primo ministro non attenua nulla, anzi, purtroppo!
(segue1/2)
b. Le riforme in oggetto non hanno né retroterra, quindi, né soprattutto prospettiva programmatica degna di una iniziativa dirompente, rivoluzionaria nel vero senso della parola, di questo genere. In questo concordo che Renzi si sia dimostrato un dilettante allo sbaraglio – e questo per un primo ministro non attenua nulla, anzi –
da fermare ad ogni costo democratico e liberale, ovviamente
c. Mi rammarico profondamente che Renzi sia arrivato al punto b. e sono convinto che una collaborazione con il governo della società civile, a partire dalla cima della società civile, da uomini cioè come Zagrebelsky, Veca e Bachelet, sarebbe stata essenziale e che non si sia verificata.
(segue2/2)
Ill. Prof. Azzariti,
dice bene “…c’è bisogno di riforme. ..”, ma coi referendum si fanno solo macerie, si abroga, si cancella, delegando, ben che vada, nuovamente alla casta i compito di riproporre le sue cattive ricette.
Mi sorprende sempre constatare che tutti quegli Illustri che si agitano allarmati per le sorti della Costituzione e per il bisogno di riforme, dimentichino che Essa mette a disposizione della Cittadinanza gli articoli 50 e 71 per richiedere o proporre ai delegati al Parlamento leggi e riforme.
Mi sorprende parimenti che continuino a ignorare quella sempre enunciata Sovranità Popolare, che, se REALIZZATA, darebbe a quegli articoli una forza d’imperio ineludibile impedendo il loro accantonamento.
Una prassi che ancora potrebbe evitare la fine del percorso della (contro)riforma ed il referendum conseguente AD ALTO RISCHIO DI CONSACRAZIONE DEL RENZISMO, esso come tutti gli atri!
Tutti referendum evitabili ricorrendo alla proposta “imposta” dalla S.P.R.
Pare che vogliate bere e farci bere anche questo amaro calice, togliendoci invece, il piacere e l’entusiasmo di disegnare il nuovo futuro.
Sono davvero molto perplesso olre che iracondo!
Per concludere.
le riforma si fanno a fronte di un programma organico, sempre e nelle varie tarature.
Queste riforme riguardano nella sostanza la dimensione massima affrontabile da un governo “nazionale” in questa Europa, anzi di più.
Io sono Lombardo, e la storia millenaria del mio popolo mi rappresenta e mi convince essere più simile a un Lappone che a un Toscano o persino a un confinante eppur ben scandito Emiliano.
Figuriamoci affrontare questi argomenti con ottica limitata agli ultimi, talora miserrimi quanto mai prima, e sempre pavidi e nevrotici centocinquanta!
E’ ora di governo globale almeno dell’Europa. Il mio lavoro volontario di cittadino semplice eppur sovrano sopra ogni altro in una democrazia, sul mio riferimento internet lo fa caprie a un bambino. Basta sciocchezze senza capo né coda!
E si elimini tutto quello che non serve, adeso, altro che Senato della sedicente sovrana repubblichetta italiana…
Questo è compito primario di uomini L&G, adesso.
PS
Riferimento storico, studi più recenti:
D. L. Ashliman Germanic Myths, Legends, and Sagas University of Pittsburgh © 1996-2015
Danish Culture Courses – Nordic Mythology University of Copenhagen © 2014.06.05
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Questo disse al suo popolo e ai due figli condottieri la mia genitrice oltre millecinquecento anni fa:
“è meglio mantenere la libertà con le armi che macchiarci con il pagamento di tributi al tiranno”.
E sconfissero, grazie alla loro fede e alle loro donne con le loro folte e bionde capigliature sgargianti avvolte a mo’ di barba attorno i loro bellicosi visi (da cui la denominazione di Longobardi) la popolazione più violenta d’Europa al tempo, i Vandali e guadagnarono al loro popolo per le generazioni a venire quegli insediamenti che oggi sono la nostra casa pro-tempore.”
E’ tempo di riprendere lo spirito della Valchiria Gambara, magari avvolgendo, questa volta, dati anche i diversi mezzi della comunicazione tra i popoli a portata di mano, con un poderoso abbraccio tutto il continente che loro avevano pescoso partendo da Särkisalo e Suomusjärvi (città finlandesi individuate grazie a una mia personale ricerca in corso).
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Sveglia L&G … !