Firenze capitale degli appalti: l’87% dei lavori affidati senza gara, con procedura negoziata

28 Dic 2015

Firenze tra il 2011 e il 2014 è in vetta tra le città metropolitane per appalti assegnati con procedure negoziate, cioè senza una vera e propria gara. Parliamo dell’87,2 per cento degli affidamenti tra 40 mila a 200 mila euro. Cioè 27 per cento sopra la media nazionale”. A parlare è il professore Stefano Poli, docente di sociologia a Genova, che ha condotto una ricerca a partire dai dati dell’Autorità Anticorruzione e del Censis.

Siamo nell’Aula Magna dell’ateneo ligure dove si svolge il convegno “Riflessioni sulla cultura della legalità”. Poli punta il dito sulle procedure negoziate che sono ammesse dalla legge, ma che, prevedendo meno garanzie, rischiano proprio di lasciare uno spiraglio aperto ai clientelismi e alla corruzione.
Come ricorda un investigatore della Guardia di Finanza che si è occupato di tante inchieste di corruzione: “Il rischio, tra gli altri, come hanno evidenziato le indagini svolte in ogni regione d’Italia, è quello degli spezzatini, cioè gli appalti divisi in tante piccole fette per poter restare sotto la soglia prevista dalla legge”.
Ed ecco allora la tabella che mette a confronto le città metropolitane e indica quanto spesso facciano ricorso all’insidiosa procedura negoziata. La poco invidiabile maglia rosa spetta proprio a Firenze. I dati si riferiscono al triennio 20112014, cioè al periodo in cui fu sindaco Matteo Renzi e all’esordio del suo delfino, Dario Nardella (che è stato anche vice-sindaco dell’attuale premier). A Firenze, secondo i dati, quasi nove appalti su dieci sarebbero stati affidati con procedura negoziata. Si parla di 2.720 casi su 3.119.
La città toscana – questo forse il dato più significativo – è di gran lunga in testa tra le città metropolitane prendendo in considerazione il valore complessivo degli appalti: il 50,5 per cento è stato assegnato così per un valore di 271 milioni di euro su 536 milioni totali. La media nazionale secondo questo parametro non supera il 27,5 per cento.
Tornando invece al numero di appalti (e non al loro valore), tra i capoluoghi il primo posto spetta ad Aosta (89,9 per metropolitane. Al secondo posto c’è Roma: 86,5 per cento. Un risultato che va condiviso tra le giunte di Gianni Alemanno e Ignazio Marino, anche se il primo cittadino di centrodestra si è sempre affrettato a scaricare il barile sul suo successore.
A colpire, riguardo alla Capitale, non è soltanto la percentuale, ma proprio il valore assoluto: parliamo di 1,6 miliardi di appalti (il 33,1 per cento del totale), cioè quattro volte il dato di Milano. Nel capoluogo lombardo amministrato da Giuliano Pisapia, l’83,3 per cento degli appalti viene affidato con procedure negoziate, ma per valori percentualmente molto più bassi rispetto a Roma e soprattutto a Firenze: 409 milioni di euro, cioè il 14,3 per cento del totale dei contratti siglati.
Come segnala l’Anticorruzione, il 60 per cento degli appalti pubblici vengono affidati con procedura negoziata. “Ma nei grandi comuni – ricorda il professor Poli – si sale all’81 per cento”. Quali sono quelli più “virtuosi”? Tra le città metropolitane al Nord ci sono Genova (79,4 per cento) e Torino (72,6 per cento). Ma colpiscono soprattutto i dati relativi alle città del Centro e del Sud: nella Napoli di Luigi De Magistris siamo al 55,2 per cento per numero di appalti, che vale un 17,8 se si considera il valore complessivo. Ma salta agli occhi il dato di Palermo (sindaco Leoluca Orlando): appena 88 procedure negoziate su 759 appalti, cioè l’11,6 per cento. Addirittura 4,3 per cento se si considera il valore.
Ma colpisce anche l’aumento esponenziale del ricorso alla procedura negoziata rispetto al triennio precedente (20072010). A Firenze, per esempio, nel settore “Lavori” si è passati dal 28,5 per cento al 94,4, mentre per i “Servizi” dal 27,2 all’85,5. Per le “forniture” infine dal 52,8 al 73,2. Un dato, va detto, che vale per tutte le città italiane e che è anche conseguenza dell’innalzamento del tetto massimo previsto dalla legge. A Milano si è passati da appena il 4,9 per cento per i “lavori” al 38,4. A Perugia dallo zero per cento (secondo il dato dell’Anticorruzione) all’88 per quanto riguarda i “servizi”. A Catanzaro per le “forniture” si è passato da zero al 97 per cento di appalti affidati senza una vera e propria gara. Nel giro di appena tre anni.
La Procedura negoziata è una delle procedure di affidamento di lavori, servizi e forniture da parte di un ente pubblico che consulta un numero limitato di operatori economici selezionati e dotati delle caratteristiche richieste. Con essi negozia le condizioni dell’appalto. Niente di illegale, ma certo una procedura “spiccia”, che garantisce minori controlli contro la corruzione.

Il Fatto  Quotidiano, 27 dicembre 2015

 

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