I PREDATORI DELLA LIBERA STAMPA/L’INFORMAZIONE CHE DA’ FASTIDIO E’ SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI

15 Dic 2015

Rossella Guadagnini Consiglio di Direzione Libertà e Giustizia

Di “un bel tacer non fu mai scritto” si dice comunemente. Parole sagge che, tuttavia, non valgono per almeno una categoria di persone: i giornalisti, i quali devono parlare, scrivere e soprattutto devono essere liberi di poterlo fare. Un fatto evidente? Non così tanto di questi tempi, vista la necessità di doverlo ribadire di continuo.
Avvilenti le classifiche internazionali sulla libertà di stampa, che -di anno in anno- ci hanno visto buoni ultimi in Europa, precipitati a livello di Paesi terzi e quarti nel mondo, tra la Moldavia e il Nicaragua. Le ricordiamo ancora una volta: nel 2014 l’Italia è crollata al 73.mo posto nella classifica realizzata da “Reporter senza frontiere”, a causa di intimidazioni provenienti da criminalità e politica rivolte ai giornalisti, perdendo in un colpo solo ben 24 posizioni. Attendiamo ad anno nuovo la nuova verifica.
E se il peggioramento globale è incontestabile, come hanno notato gli analisti, anche i dati provenienti dai nostri osservatori sono scoraggianti: “Ossigeno per l’informazione” denuncia che, sempre nel ’14, le intimidazioni a rappresentanti dell’informazione sono state 421, con un aumento del 10% rispetto al 2013. “Le minacce di morte sono comuni, di solito recapitate sotto forma di lettere o simboli, come croci dipinte sulle automobili dei cronisti o proiettili inviati via posta”.
Ma chi sono i predatori della libertà di stampa? Gli ultimi casi di cronaca, tra scandali politici e criminali, corruzione ed evasione fiscale, misure inique e crac bancari, sono sotto gli occhi di tutti e parlano da soli. A cominciare dai tentativi istituzionali e governativi di rimbavagliare la stampa per la terza volta nell’arco di appena un decennio. Tanto che poco tempo fa è nata una petizione, con primo firmatario il giurista Stefano Rodotà, già Garante della Privacy, col nome di Nobavaglio 3 (www.nobavaglio3.org), dove il numero sequenziale ribadisce la ripetitività di una situazione che non si vuole superare.
Non convince affatto la proposta del magistrato Nicola Gratteri, a capo della commissione di giuristi insediatasi a Palazzo Chigi: chiede fino a sei anni di carcere per i giornalisti che pubblicano intercettazioni “manifestamente irrilevanti ai fini di prova”. “Non è detto -ha poi spiegato Gratteri- che il governo la faccia propria al momento di attuare la delega”. E aggiunge: “fino a sei anni per poter disporre intercettazioni anche sui giornalisti alla ricerca delle loro fonti”. Che significa tutto ciò se non bavaglio, mordacchia, addirittura ‘capestro’?
Poi ci sono singoli, emblematici, episodi: Giuseppe Pignatone, capo della Procura di Roma -città in cui si celebra in questi giorni il processo Mafia capitale- ha diramato una circolare -che ha ottenuto l’immediato placet della maggioranza- in cui si afferma che “polizia giudiziaria e pm eviteranno di inserire in note informative, richieste e provvedimenti il contenuto di conversazioni manifestamente irrilevanti e manifestamente non pertinenti rispetto ai fatti oggetto di indagine”. Che in altre parole significa una cosa sola: silenzio.
E questo per le istituzioni italiane. Quanto a quelle vaticane ne risponde la Santa Sede. “Mettere alla berlina i giornali e i giornalisti scomodi, agitando bavagli più o meno mascherati, è tipico dei regimi. Dall’editto bulgaro di Berlusconi alle scomuniche di Beppe Grillo, fino ad arrivare all’ultima sortita del presidente Renzi, c’è un filo rosso che attraversa la politica italiana: l’avversione alla stampa non allineata al potere in carica”. Lo sottolinea la Federazione Nazionale della Stampa, per bocca del suo segretario, Raffaele Lorusso, che ha diffuso ieri una nota, a seguito della vicenda della Leopolda, dove si sono riuniti il presidente del Consiglio e i suoi, mettendo alla gogna le prime pagine di alcuni quotidiani, sgraditi all’esecutivo. E prosegue: “Politici e governanti devono farsene una ragione: una stampa libera è il presupposto di qualsiasi sistema democratico”.
L’appuntamento di stasera, martedì 15 dicembre, a Roma -che Libertà e Giustizia promuove in quanto partecipe del comitato organizzatore di Nobavaglio- è aperto a tutti: si parlerà proprio di questo, de “L’informazione che dà fastidio”, cercando di seguire quel filo rosso che va dai tempi della P2 ai processi in Vaticano con giornalisti come Sandra Bonsanti, Sandro Ruotolo, Gianluigi Nuzzi, Emiliano Fittipaldi e Marco Politi, protagonisti di vicende clamorose, passate ma sempre attualissime, proprio per aver segnato a dito la luna.

 

Giornalista e blogger, si occupa di hard news con particolare interesse ai temi di politica, giustizia e questioni istituzionali; segue vicende di stragismo, mafia e terrorismo; attenta ai temi culturali e sociali, specie quelli riguardanti le donne.

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