LeG, il PD, il referendum: un’opinione in dissenso

06 Dic 2015

Facciamoli questi comitati per il No al referendum costituzionale, con ex Rifondazione, ex SEL, ex DS, ex-ex, più o meno gli stessi della bella prova della lista L’Altra Europa per Tsipras. Facciamoci sconfiggere bestialmente e facilitiamo la strada del PD verso il 2018.

Mentre aspettiamo, LeG potrebbe però anche provare a complicare il gioco e a rompere le parti assegnate. Questo significherebbe dialogare con il PD, riconoscere che una spinta ci voleva, e che alcune cose vanno pure bene – chiederei ai centomila insegnanti assunti – ma ribadire che molte altre fanno davvero pena, invitare Renzi a discutere con il presidente Vannucci sull’Italia che vogliamo e sul perché tra tutte le culture democratiche della nostra storia politica solo la nostra gli dà tanto fastidio.

Perché il problema italiano, comune a molta Europa, è che ci sono due “partiti della nazione”.

Uno, il PD, sta stendendo una rete di controllo sul paese e procede a segare la società in chi comanda e chi ubbidisce perché crede, in base a qualche vaga idea dell’Occidente, che questa sia la modernità.

L’altro, il M5S, vuole politicizzare la società, fare del cittadino un eletto e dell’eletto un cittadino, con un televoto a risposta multipla che è l’ipocrisia al quadrato dell’ipocrisia democratica.

In questo quadro, diventerà difficile da capire una LeG di lotta totale al PD in compagnia della sinistra più marginale e retorica che si ricordi, perché sembrerà anch’essa chiusa in questa sinistra senza rimorsi, alla cui velleità dobbiamo l’arrivo di Renzi e in buona parte anche quello del M5S. LeG invece può diventare più attrattiva, originale ed innovativa se evidenzierà e romperà l’equivalenza dinamica tra i due partiti della nazione, che fa comodo ad entrambi. Dovrebbe incalzare le due formazioni post-ideologiche con la critica di un vero riformismo (che secondo me è e deve essere “ideologico”: ovvero, considerare la destinazione dei nostri sforzi oltre la loro contingenza). Anche questo significa fare cultura politica. Chissà che non ci riesca, anche, alla fine, di salvaguardare obliquamente se non tutta la Carta, almeno la sua linfa.

Così, forse, i circoli non si svuoteranno e non si sprecherà la grande occasione di avere per presidente Vannucci.

 

 

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