Storia e potere secondo Bonsanti

27 Nov 2015

Rosignano. Un incontro per ripercorrere la storia contemporanea d’Italia, dal dopoguerra a oggi, dai governi Andreotti, all’omicidio di Aldo Moro, alle stragi di mafia, grazie all’incontro con la giornalista e scrittrice Sandra Bonsanti che con Alberto Vannucci, docente di Scienze politiche e presidente di Libertà e Giustizia, ha illustrato la sua ricca esperienza professionale parlando del suo libro “Il gioco grande del potere”. L’incontro è stato organizzato da Libertà e Giustizia in collaborazione con Anpi e Libera e si è svolto in piazza del Mercato a Rosignano, dove il pubblico di è addentrato con Sandra Bonsanti nei misteri della Repubblica italiana.

Alberto Vannucci comincia ricordando Pasolini: «Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Milano, diceva Pasolini, io so ma non ho le prove e nemmeno gli indizi. Noi oggi gli indizi e le prove cominciamo ad averle e in questo libro ce n’è un diverso campionario, rimane la realtà di un’incapacità dell’apparato di giustizia italiana di attribuire una verità condivisa sui fatti della memoria italiana». Sandra Bonsanti racconta: «Non esiste un solo pentito istituzionale in Italia, evidentemente si tratta di un gioco grande del potere. Nella mia vita da giornalista ho incontrato moltissimi personaggi delle istituzioni; il primo contatto con Andreotti lo ebbi tornando dalla Germania, dopo aver intervistato un trafficante d’armi, parlammo anche dei trafficanti italiani. Scrissi quasi tutto ma non proprio tutto, mi proponevo di scavare ancora a fondo e un mio amico mi chiese se avevo tutta la registrazione dell’intervista perché Andreotti glielo aveva chiesto. Fu così che capii che il metodo di Andreotti era quello di accumulare informazioni».

Sandra Bonsanti continua la sua analisi con il pubblico di Rosignano, provando a rispondere alla domanda: «Chi è che sa?»

«Ancora oggi poche persone sanno – dice la giornalista -. Le informazioni si tramandono tra ministri degli interni e della difesa. La tradizione è di non aprirsi, non collaborare, chiudersi. Arriviamo fino ad oggi: nell’inchiesta di Roma Capitale ritornano nomi dell’epoca della banda della Magliana, forma e nucleo più forte e più temibile; nei miei studi è fondamentale partire dallo sbarco americano del ’43 e dal rapporto con la mafia».

La società civile ha un compito importante e come dice Sandra Bonsanti in chiusura: «Dobbiamo insegnare ai giovani a combattere potere e pensiero unico, stare sempre dall’altra parte, ragionare con la propria testa ma soprattutto essere autonomi nel giudizio, recuperate autonomia. La politica oggi è fatta con i sondaggi mentre la democrazia ha bisogno di alternative”. E aggiunge:  «È un momento storico in cui serve grande capacità di riflessione, di comprensione del pensiero complesso».

 

Il Tirreno, 25 novembre 2015

 

 

 

 

 

 

 

 

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