I magistrati li vogliamo vivi, di Massimo Marnetto

14 Nov 2015

Massimo Marnetto

Si avvia il corteo per i Fori Imperiali “Fuori la mafia dallo Stato!” parte a voce alta un gruppo. Appena smettono, davanti sale il coro scandito “RE-SI-STEN-ZA!”

 

Vengono da tutta Italia con un’agenda rossa. “Perché i magistrati li vogliamo vivi” dice una giovane donna di Torino. “Perché alla solitudine delle istituzioni che si sta abbattendo su Di Matteo, dobbiamo rispondere con la nostra vigilanza civile” dice con accenno siciliano un ragazzo, mostrandomi la scritta Vigilanza Civile sulla maglietta.

Si avvia il corteo per i Fori Imperiali “Fuori la mafia dallo Stato!” parte a voce alta un gruppo. Appena smettono, davanti sale il coro scandito “RE-SI-STEN-ZA!” Tra striscioni e magliette con la faccia di Di Matteo si vedono Michele Santoro e il vignettista Vauro. Non è un pienone, ma la gente c’è. E Piazza dei SS. Apostoli si riempie davanti a un palco messo su in economia.

Mentre il corteo si dispone, l’impianto voci diffonde dialoghi del film “100 passi”, un messaggio di Di Matteo agli studenti e altri brani. Finché non prende in mano il microfono Salvatore Borsellino. “A Palermo il silenzio attorno a un uomo significa morte. E oggi troppe istituzioni sono rimaste in silenzio. Solo il Presidente del Senato mi ha inviato un messaggio (che leggerà). Ma quello che più mi amareggia è il silenzio del Presidente Mattarella (boato nella piazza) lui che sa cosa significa il sangue della mafia. Mi bastavano due righe e le aspetto ancora. Una cosa è certa: noi continuiamo a batterci per la verità e la giustizia. E chiedo a tutti – urlando con tutto il fiato – RESISTENZAAA! “.

Sale sul palco anche il giudice Imposimato. “Mi senti in colpa per non essere morto con Borsellino e Falcone, ma dobbiamo dire con chiarezza che Di Matteo è stato isolato perché non si è fermato davanti al Presidente Napolitano, come è giusto che faccia un magistrato integerrimo. Così ha subito un procedimento disciplinare, come Falcone ai suoi tempi, perché il potere non vuole dare risposte”.

E’ la volta di Giulietto Chiesa (dopo una modesta Rita Dalla Chiesa) che parla di attacchi allo Stato, affiancandoli a quelli alla Costituzione. “Presto avremo una stagione di referendum e li dovremo batterci con i denti per dire se stiamo dalla parte della Carta o con la banda di Lanzichenecchi che ha occupato il parlamento”.

Si susseguono gli interventi, ma lo spettacolo più bello sono i tanti giovani che alzano l’agenda rossa. “Io – fa una signora ad una vicina – non ho mai visto tanta gioventù nei comizi dei partiti”. Dicono i pentiti che a Palermo il tritolo è già arrivato per Di Matteo e la sua condanna a morte va solo eseguita. Ma questo giudice testardo – che ora è stato incaricato di occuparsi di furto di energia elettrica – sa chi ci sono tante persone che lo scortano con la loro solidarietà. “Io sono arrivata in pullman da Milano – mi dice un’amica – e ora rifaccio ore di viaggio per ritornare. Ma è sempre niente per sostenere uno dei pochi uomini che ancora ci danno speranza. Almeno, finché è vivo”.

Massimo Marnetto

 

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