EUROPA: IL PARLAMENTO CHE VOGLIAMO

30 Ott 2015

Barbara Spinelli

Il 29 ottobre a Strasburgo, il Parlamento ha adottato con 342 voti a favore e 274 contrari la ‘Risoluzione Moraes’ sulla sorveglianza elettronica di massa dei cittadini dell’Unione

Il 29 ottobre a Strasburgo, il Parlamento ha adottato con 342 voti a favore e 274 contrari la ‘Risoluzione Moraes’ sulla sorveglianza elettronica di massa dei cittadini dell’Unione. La risoluzione svela un Parlamento più coraggioso e audace del previsto, in primis per l’invito, rivolto agli Stati membri dell’UE, a ritirare ogni imputazione penale nei confronti di Edward Snowden, a offrirgli protezione e a evitare la sua estradizione o consegna da parte di terzi, riconoscendo il suo statuto di informatore (whistleblower) e di difensore internazionale dei diritti fondamentali.

Sostengo da sempre la necessità di difendere gli informatori e ho caldeggiato di recente, con il gruppo GUE-NGL, la candidatura di Snowden al premio Sakharov assieme a Antoine Deltour e Stéphanie Gibaud (whistleblower nel caso Luxleaks), ragione per cui questo emendamento – passato per pochi voti e presentato dai Verdi e dal Gue – era cruciale per me.

Nella risoluzione, il Parlamento esprime preoccupazione per le recenti leggi approvate in alcuni Stati membri e li invita ad assicurarsi che i loro quadri normativi e i meccanismi di controllo che disciplinano le attività delle agenzie di intelligence siano in linea con le norme della Convenzione europea sui diritti dell’uomo e con la legislazione dell’Unione.

Il Parlamento ritiene inoltre che la risposta della Commissione alla risoluzione del 12 marzo 2014 sia stata finora ‘assai insufficiente’ vista la portata delle rivelazioni sulla sorveglianza di massa e invita la Commissione a dare seguito alle richieste avanzate nella presente risoluzione entro dicembre 2015; in caso contrario, il Parlamento si riserva il diritto di presentare un ricorso per carenza o di iscrivere in riserva determinate risorse di bilancio destinate alla Commissione, finché non verrà dato un seguito adeguato a tutte le raccomandazioni.

Il Parlamento sottolinea la necessità di una definizione comune e chiara di ‘sicurezza nazionale’, affinché l’UE e i suoi Stati membri garantiscano la certezza del diritto, in quanto l’assenza di tale definizione consente arbitrarietà e violazioni dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto da parte degli organismi esecutivi e di intelligence nell’UE.

Pacchetto sulla protezione dei dati

La risoluzione ricorda come il regolamento e la direttiva sulla protezione dei dati attualmente in corso di negoziato siano necessari per tutelare i diritti fondamentali delle persone.

Approdo sicuro (Safe Harbour)

Il Parlamento richiede la sospensione immediata della decisione ‘Approdo sicuro’, dal momento che non prevede un’adeguata protezione dei dati personali dei cittadini dell’Unione e si compiace che la sentenza del 6 ottobre 2015 della Corte di giustizia dell’Unione europea abbia dichiarato invalida la decisione della Commissione 2000/520 secondo cui viene ‘attestato’ che gli Stati Uniti garantiscono un adeguato livello di protezione dei dati personali trasferiti;

Inoltre, un emendamento dei liberali (ALDE) esorta la Commissione a valutare l’effetto e le conseguenze sotto il profilo giuridico di questa stessa sentenza – la cosiddetta causa Schrems (C-362/14) – su eventuali altri accordi con paesi terzi che consentono il trasferimento di dati personali, come ad esempio il programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi UE-USA (TFTP), gli accordi relativi ai codici di prenotazione PNR (Passenger Name Record), l’accordo quadro UE-USA ed altri strumenti di ‘diritto unionale’ che prevedono la raccolta e il trattamento di dati personali.

Tutela dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali dei cittadini dell’Unione / maggiore protezione degli informatori e dei giornalisti

Nella risoluzione, il Parlamento ‘si rammarica’ per i limitati progressi registrati sul fronte della protezione degli informatori (whistleblowers) e dei giornalisti, e invita l’UE ad adottare norme per la protezione dei dipendenti che segnalano illeciti (norme valide anche per il personale dei servizi di sicurezza o d’intelligence nazionali e per quelli delle imprese private che operano in questo campo) e a concedere l’asilo ai dipendenti autori di tali segnalazioni minacciati di misure di ritorsione nei loro paesi d’origine.

Infine, un emendamento presentato dai liberali e adottato con 375 voti a favore e 242 contrari sottolinea il fatto che la giurisprudenza più recente, stabilisce chiaramente come un obbligo di legge la dimostrazione della necessità e della proporzionalità di eventuali misure che prevedono la raccolta e l’utilizzo dei dati personali suscettibili di interferire nel diritto al rispetto della vita privata e familiare e in quello alla protezione dei dati. Invita inoltre la Commissione a garantire, nel quadro del suo programma ‘Legiferare meglio’ che l’intera legislazione dell’UE sia di qualità elevata, conforme a tutte le norme giuridiche e alla giurisprudenza e in linea con la Carta dei diritti fondamentali dell’UE.

Dichiarazione di Barbara Spinelli al Parlamento europeo, 29 ottobre 2015

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