Scontrini pazzi: Renzi peggio di Marino, 600 mila euro per i “pasti unici”. Ora Corte dei Conti indaga

11 Ott 2015

In tre anni ha speso 70 mila euro per le trasferte negli Stati Uniti. Mentre in ristoranti sfiora i 600 mila euro. Tutte spese di rappresentanza, ovviamente. No, non sono i resoconti della carta di credito di Ignazio Marino, ma quelle di Matteo Renzi che con la Visa della Provincia di Firenze quando ne era presidente è riuscito a spendere nel corso del suo mandato quasi un milione di euro. Procura e Corte dei Conti aprirono un fascicolo solo nel 2012 su espressa richiesta del Ministero dell’Economia che rivelò “gravi anomalie” in quella gestione della Provincia.

LA PROCURA di Firenze, allora guidata dal procuratore capo Giuseppe Quattrocchi (oggi pensionato e consulente del Comune di Firenze gestito dal fedele renziano Dario Nardella), e la Corte dei Conti hanno aperto e chiuso le inchieste ritenendo buona parte delle spese (non tutte) lecite perché appunto “effettuate nel corso del suo mandato”. Poi il premier è passato a Palazzo Vecchio e nel giugno 2014 puntuale è arrivata la Corte dei Conti che ha acquisito le spese sostenute durante il mandato da sindaco ma per il momento sono al vaglio dei tecnici amministrativi. Bastano, però, gli scontrini presentati da Renzi in Provincia a ridurre i 20 mila euro di Ignazio Marino a una caramella sottratta alla cassa del ristorante.

IL MAGNA MAGNA È NEL DNA DEI PIDDINI ndr.
L’oggi premier, per fare un esempio, riuscì a spenderne 17 mila in pranzi solo nei tre mesi compresi tra il maggio e il luglio 2007. Un periodo fra l’altro in cui Renzi non ha impegni elettorali. E infatti nel 2008, quando si avvicinano le primarie del Pd per la corsa a sindaco, il futuro premier raggiunge 50 mila euro per il solo cibo. Il 5 luglio alla Taverna Bronzino viene saldato un conto di 1.855 euro. Un pasto.
Complessivamente, come detto, Renzi ha consumato con la tovaglia sulle ginocchia, quasi 600 mila euro: spese di rappresentanza. Tovaglia sulle ginocchia e bicchiere in mano. Dei 250 scontrini depositati pochissimi hanno il dettaglio di quanto consumato, spesso è indicato solo il totale accanto alla dicitura “pasto unico”, ma quando c’è si scopre che il premier sa anche scegliere il vino. Alla trattoria “I due G” in via Cennini il 29 aprile 2008 ordina una bottiglia di Brunello di Montalcino da 50 euro per annaffiare una fiorentina da un chilo e otto etti. Alla Buca dell’Orafo in via dei Girolami il 13 giugno 2008 si attovaglia con due commensali e opta per un vino da 60 euro. E ancora: al ristorante Lino, dove è di casa (anche qui), riesce a spendere per un pranzo 1.050 euro. 1.213 li lascia al ristorante Cibreo. Riesce a spenderne 1300 in un colpo solo in una pasticceria. Mignon per festeggiare? Cosa? Con chi? Purtroppo nessuno ricorda. Neanche nei ristoranti in cui era cliente abituale prima di planare sui Palazzi romani.

A Firenze frequentava in particolare trattoria Garibaldi, taverna Bronzino, ristorante da Lino, Buca dell’Orafo, ristorante Cibreo. Ancora: Gilli, Sabatini, cantinetta Antinori. E oggi, a distanza di tempo, nessuno pare ricordarsi con chi si accompagnasse l’allora presidente della Provincia. Anche se la risposta più frequente dei proprietari interpellati ieri è: “Con la qualunque”. Negli atti della stessa Provincia non c’era bisogno di indicare giustificativi né spiegare come un “pasto unico” potesse raggiungere i 1800 euro. Le delibere dei rimborsi, infatti, sono tutte identiche: “Il sottoscritto Matteo Renzi presidente della Provincia di Firenze attesta sotto la propria responsabilità” e allega scontrino. Punto. Poi venivano affidate per l’approvazione al capo gabinetto Giovanni Palumbo.

STESSO discorso per le carte di credito in “uso a Matteo Renzi”, si legge nell’intestazione degli estratti conto. Palumbo approvava tutto. Anche quando c’era qualche problema. Nell’ottobre 2007 però, durante un viaggio (ovviamente di rappresentanza) negli Stati Uniti, la carta viene bloccata “a garanzia di un pagamento da parte di un hotel a Boston”, si legge nella deliberadel 12 novembre 2007. Renzi, trovandosi così senza carta di credito della Provincia è costretto a usare la sua per pagare 4 mila dollari (pari a 2.823 euro) all’hotel Fairmont di San Josè, in California. Come torna in Italia si fa restituire la cifra con una delibera, ma senza fornire giustificativi. Ma scrivendo di suo pugno: “Spese regolarmente eseguite in base alle disposizioni contenute nel disciplinare delle attività di rappresentanza istituzionale”. Autorizzazione: Palumbo. Il capo gabinetto, dopo aver seguito Renzi dalla Provincia al Comune di Firenze, è oggi a Palazzo Chigi. Che non è così distante dal Campidoglio, qualche suggerimento a Marino avrebbe potuto darlo.

il Fatto Quotidiano, 10 ottobre 2015

 

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