E’ in corso da anni un attacco alla Legge che quasi nessuno nota. Cosa sono le “leggi pasticciate”, le “astuzie” e le “furbate” legislative, se non intelligenza senza sapienza? L’ennesima conferma che dentro il potere esiste sempre una “bestialità” in agguato (Aristotele, Politica)[1]. Qualcosa del genere purtroppo è rintracciabile anche nell’approvazione del DDL costituzionale. I guasti che questa situazione potrà provocare (“premierato assoluto”, “neo-autoritarismo” ed altro) sono facilmente prevedibili. Ma questo non è ancora il vero pericolo.
Il pericolo vero è la fuoruscita, “legale” dall’ordinamento costituzionale, recidendo la sua continuità costituente. Con una nuova Costituzione “flessibile”, non sarà più la Legge ad essere la “padrona dei governanti”, ma i governanti ad essere i “padroni della Legge”. Ovviamente in nome del popolo, convinto a scegliere una democrazia senza l’intralcio della “Legge”, da poteri mediatici e finanziari artefici di governi succubi dei loro diktat, con l’argomento supremo della “necessità”. Così, il “nuovo” Senato non sarà più “eletto” dai cittadini, una riduzione di sovranità che viola uno dei “principi supremi” costituzionali e, dunque, “inviolabili”.
Un timore infondato? Mica tanto, se ci rileggiamo le parole dell’ Assemblea Costituente. I costituenti, dopo avere a lungo discusso sul verbo con cui collegare tra loro i termini “popolo” e “sovranità” (“emana”, “spetta”, “risiede o “appartiene”) mutarono, nella seduta plenaria del 22 marzo 1947, la formulazione precedentemente scelta in Commissione “La sovranità emana dal popolo” in “La sovranità appartiene al popolo”.
In seduta plenaria si rovesciò l’argomentazione prevalsa nella Commissione dei settantacinque, dove era stato respinto l’emendamento di Lucifero che aveva sostenuto che “ La sovranità risiede nel popolo e in esso sempre rimane. Vi possono essere degli organi delegati che per elezione popolare esercitano la sovranità in nome del popolo, ma la sovranità è del popolo e resta del popolo. Dire pertanto che la sovranità emana…dal popolo dà la sensazione, che può essere domani interpretazione giuridica, che il popolo, con l’atto con cui ha eletto coloro che eserciteranno la sovranità in suo nome, si spoglia di questa sovranità, investendone i suoi delegati” ( Lucifero). L’ Assemblea plenaria rovesciò la decisione della Commissione tornando all’emendamento prima respinto, stigmatizzando l’eventualità, segnalata anche da Meuccio Ruini che “della sovranità potesse venir investito un gruppo od un uomo, che la captasse e la staccasse dal popolo” ( Meuccio Ruini, 22 marzo 1947) ( Bifulco, Celotto Olivetti, Commentario alla Costituzione, vol. 1, Torino, UTET, 2006, p. 11, pssim).
Oggi questo rischio si ripresenta coi “delegati dei delegati” nelle vesti di senatori a tempo parziale. La struttura del Senato, in combinato disposto con quella della Camera infatti, consente esattamente di realizzare ciò che era stato previso lucidamente dai due costituenti citati. Questo pericolo deriva da una interpretazione estrema e distorta del concetto di sovranità popolare, che non le pone alcun limite alla sua autodistruzione per suicidio. Così, se la sovranità popolare può travolgere le “forme e i limiti” della Costituzione, confermando, ad esempio, la revisione di un principio che è inderogabile, essa non acquisterà maggiore libertà, ma negherà se stessa, mettendosi in balia della legge del più forte (anche solo numericamente), che potrà chiedere il “superamento” di altri principi.
L’inganno perverso di una Costituzione “contratto” è quello di renderla priva di parti immodificabili, invertebrata sempre adattabile dalla maggioranza di turno, in base alla mera forza dei numeri. In realtà a questa deriva c’è una alternativa.
Il senso della Legge e della bellezza della legge appartengono a quella “Costituzione invisibile”, senza le quali il nostro Stato perderà il suo sostegno portante. Quella Costituzione si può leggere scritta a tratti di fuoco nelle lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana. Cosa è infatti una “Costituzione invisibile”? Secondo l’idea del costituzionalista americano Laurence H. Tribe, è il principio – che nessuno si sognerebbe di derogare - “government of the people, by the people, for the people”.
La “Costituzione invisibile” degli italiani è quella che Calamandrei faceva risalire dal sacrificio dei tantissimi italiani sconosciuti, torturati e morti per resistere al nazismo e al fascismo. In quell’oceano di idee, memorie, esperienze e immagini condivise erano già vivi i principi inderogabili della sovranità popolare, della democraticità dell’ordinamento, della uguaglianza civile, della unità della giurisdizione, del diritto alla difesa, della laicità dello Stato, della dignità della persona e di ogni persona.
Da questi principi non si può derogare in nome di alcun altro vincolo, sia pure il più “europeo”, se non vogliamo entrare in una democrazia senza Legge. Magari disposta a celebrare la Costituzione del 1948 come una “natura morta”, lo stesso spirito con cui il fascismo celebrava lo Statuto albertino.
[1] ”L’uomo che sta al potere ha pure sempre in sé qualcosa della bestia: questo è l’istinto della cupidigia, e quella passione che travia anche i migliori uomini al potere. La Legge è intelletto senza passione…. Dunque chi vuole che il potere sia dato alla Legge, vuole in realtà che sia dato a Dio e all’intelletto” – III, 1287 a 11- 1287 b8
E bravo prof. Baldocchi!
Sentivamo il bisogno di una ennesima analisi puntuale, erudita, illuminante, rimembrante, partigiana, partecipata, sofferta per una difesa strenua e insuperabile della Costituzione!
Altro che Quelli che ” La scrissero col loro sangue sui monti …”
E adesso siamo tranquilli perchè dopo aver pensato, scritto, pubblicato, letto e ponderato, abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, tutto il nostro dovere di Cittadini con la “C” maiuscola.
Sicuri che il rullo compressore, il rottamatore primario, davanti a tanta denuncia, s’arresterà di botto, fulminato dalla presa di coscienza del suo errare di errore in orrore!
Che non ci tocchi in sorte di dover piangere sul suo suicidio pel gravame di tanta responsabilità riconosciuta!
Che non ci tocchi giammai…!
Limitato da madre natura, non capisco il commento di Barbieri. Un invito a passare alle barricate ? A occupare le piazze con i carrarmati? O un altro messaggio della propaganda?
Credo di capire che il buon Barbieri – come sempre nei suoi commenti – si esprima con toni tra il retorico, il sarcastico e l’amaro.
Se ho ben interpretato, vorrebbe che L&G assumesse il ruolo attivo di una forza alternativa capace di scuotere le coscienze addormentate: in buona sostanza che la smettesse di pronunciarsi sterilmente sulle controriforme renziano-verdiniane in salsa Gelli, sul marciume e sulla corruzione etica e politica dei partiti tutti e delle istituzioni, e che si trasformasse in un movimento/partito alla testa di un popolo indignato (e in armi?) per far valere i diritti di noi (cito) “Cittadini con la “C” maiuscola”.
Mi ricorda l’Adelchi di Manzoni, quello di un popolo “disperso [che] repente si desta…”.
Sostanzialmente il ruolo di Marine Le Pen in Francia e di Matteo Salvini in Italia, ma sul versante opposto.
Barbieri trova sorprendente che tanti illustri e dotati professori, continuino a sfornare analisi a raffica, senza rendersi conto, incredibile, di come sia un esercizio inutile.
Barbieri crederebbe logico e giusto che tanta saggezza si “stringesse a coorte”, non per un’analisi collettiva, ma per elaborare un progetto operativo urgente per opporsi efficacemente al rottamatore della Costituzione e della qualità della democrazia.
Barbieri crede, assieme ad alcuni celebrati professori, che la C. offra gli strumenti per farlo: non forconi e fucili, ma gli artt. 1, 50, 71 e se servisse, il 40. E cioè: art. 1) la Sovranità Popolare REALIZZATA, non solo enunciata, che brandisce gli artt 50 e 71 che le consentono la domanda e la proposta di leggi a misura delle proprie necessità (e non della casta). Domanda e proposta che assumerebbero un valore di “imposizione” ad un Parlamento “suddito e delegato”. In caso di rifiuto di farsi carico della discussione formale e dell’approvazione conforme (o quasi) allora la SPR brandirebbe anche l’art. 40 per uno sciopero nella forma del “conclave laico”.
Tutto ciò “nei limiti e nelle forme”, magari tirate, della C. Perchè non è che “loro” possano fare scempio della Carta e noi si debba stare perfettamente al centro della norma, eh!
Tutto questo sotto la guida e l’egida dei professori, non dell’ultimo guascone o pifferaio o trombone, per riportare in Parlamento il rigore morale e culturale dei Costituenti.
E’ proprio una bestemmia contro la Democrazia e contro la Costituzione ciò che ho scritto? Davvero è più nobile continuare con milionesime e inefficaci analisi? E’ raccapriciante anche solo pensare di discutere sull’esercizio “eversivo” di alcuni artt. della Costituzione?
Barbieri s’inalbera di fronte alle inutili analisi di tanti e cotanti professori, gli unici però, a suo dire, dotati di “rigore morale e culturale” necessario a vedere la sovranità popolare REALIZZATA, capaci di “guidare”, unica élite, un popolino inerme od imbelle verso quel miraggio “raggiungibile”, non certo lo sprone “dell’ultimo guascone o pifferaio o trombone”, il quale, con orrore e ribrezzo del Professore, si permette d’incitare una folla di stolti, plaudenti e speranzosi cittadini a credere in una illusoria possibilità di veder realizzato, per la prima volta nella storia repubblicana moderna, il diritto ad una guida partecipata onesta e trasparente della Repubblica e del suo popolo, nel rispetto della Costituzione, sempre esaltata e strombazzata dalle “elites” culturali e politiche ma MAI realizzata in alcun suo articolo! Quanta supponenza in cotanta affermazione, brioches date al popolino che d’altro non ha più possibilità di nutrirsi, ma quanta cecità o mistificazione nell’asserire che SOLO i professori (dove sono o sono stati finora, se non nei loro salotti) abbiano tale capacità, non notando che solo “il trombone” ed una manciata d’illusi seguaci, chissà se a dire del professore malamente entrati nelle istituzioni, abbiano portato una ventata di novità in esse stesse, al grido di “onestà e trasparenza” ed alla pratica della professionalità e competenza nella resistenza all’imperante protervia del potere, riavvicinando, inoltre, gli ignari od ignavi cittadini, oggi sempre più sudditi, ad una politica vera e potenzialmente e speranzosamente semplice, come logica e giustizia presupporrebbero e necessiterebbero.
Inoltre, cosa ancor più sorprendente, il professor Barbieri, si guarda bene dallo spiegare come praticamente intenderebbe raggiungere lo scopo, vista l’inattuazione voluta e ripetuta o, comunque, il menefreghismo del rispetto delle leggi e della Costituzione da parte della “elité” al potere, ma anche delle precedenti, impedendo quindi ai professori di attuare, realizzare quanto immaginato dal loro mentore, ovvero dare finalmente vita agli articoli 1, 50 e 71 (se servisse anche al 40)!