Sinistra al bivio/Ultima chiamata per l’opposizione

04 Ott 2015

Suscita rabbia la notizia che i referendum promossi da Pippo Civati (a tempo scaduto raccolte 300 mila firme e non le necessarie 500 mila) non si faranno. Perché è un’occasione persa. Perché la disponibilità di quelle 300 mila persone può trasformarsi in delusione, e forse anche in un “no grazie, abbiamo già dato” alla prossima richiesta di sottoscrivere qualcosa.
Perché, soprattutto, è un altro fallimento che l’opposizione a Matteo Renzi prende e porta a casa, comportandosi al solito come un’armata brancaleone divisa e inconcludente. Dice Civati al manifesto : “ A sinistra mille distinguo. Se ci fossero stati Fiom, Coalizione sociale, Sel, Rifondazione e Verdi ce l’avremmo fatta”. Senza contare, diciamo noi, Lista Tsipras, Comunisti italiani, ex Pd e sinistra Pd.
Solo a citarli tutti viene il mal di testa. Civati ha ilmerito, almeno, di averci provato e tutto gli si può dire tranne che agisca con la logica del liderino del quartierino. Come invece tanti suoi presunti compagni di strada, più attenti a gestire il proprio gruzzolo di voti o a segare le gambe ai partiti vicini che a fare squadra. Con avversari così, al premier fiorentino piace davvero vincere facile.
A questo punto, dalle colonne di un giornale come il Fatto – che nei sei anni di vita non ha mai smesso di battersi per la difesa della Costituzione contro tutti i califfati di destra e sinistra – è bene parlarsi chiaro. Siamo di fronte un bivio obbligato.
Da una parte, c’è la strada della rassegnazione e della resa. Prendere atto che Renzi ha stravinto e continuerà a stravincere perché ha tutti gli assi in mano.
Il controllo completo del Pd, con una sinistra interna ricattata o addomesticata: vedi l’accordo-truffa sull’elettività del Senato.
L’informazione Rai saldamente in mano a Palazzo Chigi, attraverso la trasformazione del servizio pubblico radiotelevisivo in un’ emanazione diretta del governo: pieni poteri al renziano Campo Dall’Orto, oggi direttore generale ma – con la riforma in arrivo – super amministratore delegato.

Il pieno sostegno ai poteri forti dell’ economia, che dal Jobs Act al fisco più leggero per le imprese, all’abolizione della tassa sulla prima casa invocata dai costruttori, stravedono per il Presidente del Consiglio.

Infine, l’asso pigliatutto e cioè il dominio sul Parlamento. Con il Senato dei nominati e l’Italicum della maggioranza assoluta a chi vince: se si votasse oggi indovinate chi?
E allora, affrontare un decennio (se ci va bene) renziano in una sorta di Aventino degli impotenti, per l’opposizione (o ciò che ne resterebbe) sarebbe vergognoso. Ma di vergogna, come si dice, non è mai morto nessuno.
Esiste poi un’altra strada molto più complicata e faticosa che dovrebbe porsi come traguardo il referendum confermativo del 2016. Sarà la madre di tutte le battaglie. Se riceverà anche il consenso popolare sullo smantellamento della Costituzione, Renzi potrà celebrare la sua Austerlitz. Ma un No degli italiani, segnerebbe probabilmente la sua Waterloo.
Giorni fa ho scritto che a quell’appuntamento occorre prepararsi bene e per tempo, cosa che oggi confermo alla luce di quanto accaduto con i referendum civatiani. Avevo anche proposto la creazione di un comitato di salute pubblica presieduto da Stefano Rodotà. Qualcuno ha storto il naso ricordando che un comitato così chiamato fomentò il terrore giacobino ai tempi della Rivoluzione francese. Era un modo per affermare che la salute della nostra democrazia repubblicana è in grave pericolo, ma diamogli pure il nome che volete.
Purché si voglia veramente dare forma a qualcosa di forte e organizzato. Per vincere. Di bancarotte, personalismi e prese in giro, ne abbiamo piene le tasche.

Il Fatto Quotidiano, 2 ottobre 2015

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