Scomparsa l’udienza filtro, il governo limita ancora l’uso delle intercettazioni. Protesta M5S: no alla delega in bianco

22 Set 2015

Liana Milella

ROMA E siamo arrivati alla fine. Almeno del cammino a Montecitorio della riforma delle intercettazioni. Oggi si vota. Il Pd fa muro sulla delega, Ncd pure, sarà a favore Forza Italia perché è la legge che Berlusconi non è riuscito a fare. Decisamente contro i grillini, decisi a spendere oggi l’ora scarsa che resta dal contingentamento dei lavori. Domani ci sarà il voto complessivo sulla riforma del processo penale e lì, in diretta tv, M5S si toglierà qualche soddisfazione mediatica.

ROMA E siamo arrivati alla fine. Almeno del cammino a Montecitorio della riforma delle intercettazioni. Oggi si vota. Il Pd fa muro sulla delega, Ncd pure, sarà a favore Forza Italia perché è la legge che Berlusconi non è riuscito a fare. Decisamente contro i grillini, decisi a spendere oggi l’ora scarsa che resta dal contingentamento dei lavori. Domani ci sarà il voto complessivo sulla riforma del processo penale e lì, in diretta tv, M5S si toglierà qualche soddisfazione mediatica. Ma il “come” e il “che cosa” è al momento top secret. Un fatto è certo. Non è destinata a placare gli animi l’ultima trovata del Pd per cambiare il testo della delega. Finisce nel cestino la famosa “udienza stralcio” o “udienza filtro” che dir si voglia. Doveva essere il momento in cui le parti – il giudice, gli avvocati – decidevano le intercettazioni effettivamente rilevanti da portare al processo, innanzitutto depositandole. Quindi rendendole pubbliche. Quindi pubblicabili. Ma il Pd, all’improvviso, ci ripensa. Si rende conto, come dice una fonte importante al loro interno, «che l’effetto potrebbe essere controproducente, soprattutto se il processo riguarda non uno, ma decine e decine di imputati ».
La preoccupazione è evidente: se l’intero pacchetto delle sbobinature finisce in mano a tante persone, il rischio di veder pubblicate anche quelle che si vorrebbero considerare riservate aumenta a dismisura. Ragiona una fonte governativa: «Mettere l’udienza filtro nella delega significa creare un automatismo. Poi saremo costretti a farci i conti. Invece è preferibile avere più margine di flessibilità».
A questo punto la formula diventa generica. Nel testo si parlerà di una «scansione processuale per selezionare il materiale intercettativo ». La relatrice del ddl, la presidente Pd della commissione Giustizia Donatella Ferranti, la rivendica come «una mia idea», ne parla come di una correzione che evita l’equivoco di un’udienza stralcio che, per esempio prima degli arresti, non si può fare. David Ermini, il responsabile Giustizia del Pd, minimizza: «Il governo si assume la libertà di scegliere se fare o no l’udienza a seconda dello stato del processo». Il vice Guardasigilli Enrico Costa manda giù il boccone, ma è chiaro che lo considera indigesto: «Basta che non si sacrifichi il contraddittorio tra le parti, perché sulle intercettazioni non può scegliere solo il giudice ». Vittorio Ferraresi, capogruppo M5S in commissione Giustizia, taglia corto: «Il governo è libero di agire come vuole, ma per noi resta un bavaglio, contenuto in una legge piena di norme pessime».
Il bavaglio. Già, il vero obiettivo, anche se il Guardasigilli Andrea Orlando promette di dar vita in pochi giorni a una commissione con magistrati e giuristi. Tuttavia la delega è chiara su tre punti. Il primo: «Prescrizioni che incidano anche sulle modalità di utilizzazione cautelare dei risultati delle captazioni». Significa che il governo dovrà scrivere una norma per dire ai magistrati di utilizzare il meno possibile le intercettazioni nelle motivazioni degli arresti. Il secondo punto: ci sarà «una precisa scansione processuale per selezionare il materiale intercettativo». L’obiettivo del governo è ridurre anche il numero degli ascolti depositati per gli avvocati. Il terzo punto: garantire che non escano più le conversazioni degli imputati con gli avvocati e quelle di chi, per caso, viene in contatto con l’imputato. Nella delega non è previsto, ma una legge così dovrà comportare anche multe salate per chi pubblica. Il carcere, quello sì, resta per le registrazioni abusive.

Repubblica 22.9.15

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