Da Vicolo dei Serpenti al Palazzo del Quirinale

01 Set 2015

Sandra Bonsanti Presidente emerita Libertà e Giustizia

In altri anni il presidente della Repubblica riceveva i suoi predecessori secondo tradizioni ben radicate e soprattutto nei momenti delle possibili crisi di governo.

Da Vicolo dei Serpenti al Palazzo del Quirinale la strada è breve, tutta in salita ovviamente. Mi fa una certa tristezza immaginare Giorgio Napolitano che la percorre lento ma determinato, con una cartella sotto il braccio, per andare a colloquio con il Presidente della Repubblica.
Mi viene da pensare a un lobbista che va a raccomandare qualcuno o qualcosa al potente di turno. E non vuole che si sappia, che si conosca il contenuto dell’incontro perché potrebbe non giovare al risultato che si intende ottenere. Così nulla si sa dell’incontro avvenuto tre giorni orsono fra Mattarella e Napolitano. Non resta che indovinare e se si sbaglia l’errore è dovuto alla segretezza del colloquio tra presidente e presidente emerito.
In altri anni il presidente della Repubblica riceveva i suoi predecessori secondo tradizioni ben radicate e soprattutto nei momenti delle possibili crisi di governo.
Dunque è lecito immaginare che Napolitano abbia voluto spiegare ancora una volta a Sergio Mattarella i vantaggi che verranno alle istituzioni dalla riforma Boschi: Senato non elettivo per carità altrimenti potrebbe chiedere addirittura di votare anche la fiducia ai governi. E questo mai più e poi mai. Potrebbe avere espresso al Presidente della Repubblica la sua preoccupazione per come il presidente del Senato intende impostare i lavori dell’aula.
Può darsi che abbia voluto illustrare anche qualche marchingegno che si sta studiando ai piani alti del potere per trovare una formula che impedisca a coloro che non sono d’accordo su questa riforma di andare avanti per la loro strada votando No. Una sorta di marchingegno inventato dalla lobby degli azzeccagarbugli, anche questa fiorente nel nostro Paese. Può darsi che Napolitano si sia lamentato: “Ricominciare da capo? Mai più e poi mai”.
In perfetta sintonia con Renzi che già vede il traguardo e la maglia rosa a portata di mano.
Confesso che dominare quella che ho chiamato tristezza non è facile. Essa diventa rapidamente qualcosa di simile all’indignazione e poi alla rabbia, che domino molto bene, perché oramai ci ho fatto l’abitudine. Ma siamo sinceri: trattare la Costituzione e la legge elettorale quasi fossero materia simili alle armi, alla medicine, ai petroli e tutto ciò che annovera da sempre una tradizione di lobbisti di tutto rispetto (si fa per dire) fa male al cuore e all’intelletto.
Fa male alle speranze. E ricorda ancora una volta che da Napolitano aspettiamo di sapere tante cose importanti, di cui parlò con Loris D’Ambrosio , su ciò che accadde fra l’89 e il ’93 e gli “indicibili accordi” che ancora interrogavano la coscienza inquieta del suo consigliere giuridico.
Peccato…

Nata a Pisa nel 1937, sposata, ha tre figlie. Si è laureata in etruscologia a Firenze e ha vissuto per molti anni a New York. Ha cominciato la sua attività professionale nel 1969 al “Mondo” con Arrigo Benedetti.

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