Il cuore e la palude

31 Lug 2015

A rotta di collo verso il passato. Ecco come siamo usciti dalla palude nella quale pensavamo di vivere il tempo del governo Renzi. La palude è altra cosa da quello che sta accadendo in questa torrida estate.

Nella laguna di Orbetello giacciono filari di spigole, dentici, orate, anguille, mossi appena da lievi correnti. Sono tutti morti i pesci  che guizzavano argentei al tramonto. Mancanza totale di ossigeno. Una cosa che non avevo mai visto in questa dimensione. Né la conoscevano i miei nonni e mio padre che da ragazzi nella laguna facevano il bagno. Ci vorranno molti anni, dicono i pescatori, prima che in queste acque possa tornare la vita.

La politica italiana non sta ferma, si muove verso soluzioni che alcuni avevano sostenuto nel passato, ma che ai più facevano orrore e insieme società civile e maggioranza parlamentare avevano bloccato.

Dunque, era stato solo un rinvio, non una cancellazione per sempre? Ricordo la felicità di Leopoldo Elia e di Oscar Luigi Scalfaro quando nel 2006 arrivarono i risultati del referendum contro la riforma della Costituzione di Calderoli e Berlusconi. “Ecco” dicevano entrambi “il popolo italiano per la prima volta si è espresso in un referendum a favore della nostra Carta. Che può essere aggiornata ma non stravolta. Da oggi nessuno potrà più provarci”. Io credevo a quello che mi dicevano ed ero tranquilla.

Fino a quando ho letto il diktat della J.P.Morgan e ho visto i testi della nuova costituzione preparati dalla Boschi e dai suoi consiglieri. Ora siamo al dunque, in questa legislatura costituente della quale nessuno ci aveva avvertito prima. Ho letto e riletto il testo integrale del discorso del presidente della Repubblica alla cerimonia del Ventaglio. E cerco di trovare sollievo in una parte delle cose che ha detto. Ad esempio quel suo insistere sulla necessità che sia rispettata “la partecipazione” oltre all’efficacia del sistema “e l’accrescimento del processo democratico…perché la democrazia deperisce quando non c’è partecipazione”.

Sfido chiunque a sostenere che Italicum e abolizione del Senato accrescano la partecipazione dei cittadini e la democrazia. Dubito che Sergio Mattarella non avesse in mente un nome quando ha detto che non ci deve essere uno solo al comando. Ma mi preoccupa quel suo insistere sul fatto di non avere il potere di intervenire. Alcuni “no” i presidenti della Repubblica li hanno detti, pochi ma definitivi.

Comunque parteciperò con tutte le mie forze al processo referendario, insieme a Libertà e Giustizia, al Coordinamento delle associazioni costituzionali, alla Coalizione e a tutti gli altri, in primo luogo le associazioni per la scuola, con cui ci mobiliteremo.

Ha spiegato presentando il suo gruppo Denis Verdini: “Le riforme le votiamo e il ddl Boschi va approvato così com’è. Non sono le riforme del Pd, sono anche nostre e riteniamo che la legislatura costituente vada portata a termine.”. Il gruppo di Verdini si chiama “Ala” perché, dicono, sperano di volare.

A rotta di collo dunque verso un progetto “nostro”. Ma nostro di chi? Certo non di Sartori o di Spadolini, a cui Verdini dice di ispirarsi. Ce li vedete quei due affidare alla Boschi il compito di chiudere il Senato? Io no. Un progetto della massoneria? Non so. Un progetto dei fratelli della P2, Berlusconi compreso? Mi pare più verosimile, ma a chi importa ancora di quella loggia segreta e di quel progetto eversivo? Presidente Mattarella, ricordi?

A rotta di collo verso il passato: Rai dominata da un partito, quello di governo.

Giustizia: conferma la Cassazione che la nuova legge sul falso in bilancio ridimensiona il reato e rende più difficile di prima colpire i corrotti.

L’Istat ci dice che la disoccupazione aumenta e siamo al 12,7 per cento, spaventosa quella giovanile.

E’ mancato l’ossigeno e siamo piombati nella palude. Ora ci aspetta quel passato che speravamo non si ripresentasse più ma che invece non ha rinunciato a nulla del suo programma  autoritario e antidemocratico, di destra e reazionario.

“Il futuro ha un cuore antico” diceva Carlo Levi. Parlava di altri e di altro. Ma è un titolo splendido. Il “cuore” però è rimasto nella palude.

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