Perché Pippo ha scelto di stare da solo

19 Lug 2015

Bene fa Marco Travaglio a ironizzare sulla incapacità della sinistra a muoversi in modo coerente.

Meno comprensibile è che trascuri le motivazioni che hanno portato i movimenti per la scuola pubblica e il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale a formalizzare il dissenso sulla scelta di Civati di lanciare

da solo i suoi personali quesiti referendari e l’appello a costituire invece un grande movimento unitario per consentire finalmente ai cittadini di esprimere la loro volontà.

CivatiBene fa Marco Travaglio a ironizzare sulla incapacità della sinistra a muoversi in modo coerente.

Meno comprensibile è che trascuri le motivazioni che hanno portato i movimenti per la scuola pubblica e il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale a formalizzare il dissenso sulla scelta di Civati di lanciare

da solo i suoi personali quesiti referendari e l’appello a costituire invece un grande movimento unitario per consentire finalmente ai cittadini di esprimere la loro volontà.

Travaglio è certo informato che mentre Civati era ancora un indeciso parlamentare PD (cioè fino a qualche giorno fa) alcuni ‘ignavi’, in particolare del Coordinamento, si davano concretamente da fare presentando ricorsi sulle leggi elettorali regionali (volute dal PD), predisponendo il ricorso di incostituzionalità per lo stesso italikum, lavorando alla predisposizione di quesiti referendari che non corressero il rischio di essere respinti dalla Consulta e, soprattutto, tentando di dialogare con tutti i soggetti che, per le loro competenze e rappresentatività, possono garantire il successo di una campagna referendaria di questa importanza.

La responsabilità che Civati si è assunta, operando da solo e poi attaccando tutti coloro che non accettano di accodarsi a lui, è riuscire a raccogliere e presentare alla Cassazione, entro il 30 settembre prossimo (termine previsto dalla legge) almeno 500/600.000 firme. Impresa che, come sa chi ci è riuscito in passato, appare molto rischiosa tenendo conto dell’attuale periodo estivo.

Se, malauguratamente, la raccolta firme non riuscisse, si rischierebbe un effetto boomerang, che potrebbe impedire il successo di un ulteriore e più meditato tentativo. Per questo molti dei soggetti che pure lavorano per realizzare i referendum hanno ritenuto più opportuno non rischiare e impegnarsi invece per una iniziativa unitaria. Anche se il rinvio della presentazione dei quesiti (magari per sostituirli con altri più efficaci e centrati su non meno importanti problemi delle ‘riforme’ da cancellare) comporta lo slittamento di un anno, con inevitabili conseguenze negative.

Ci sono delle responsabilità in questa situazione che obbliga a scegliere fra la padella e la brace? Sicuramente sì e stanno proprio nella polverizzazione della sinistra, ma non si cancellano improvvisando iniziative che hanno il sapore di una scommessa di grande effetto mediatico.

 

 

 

 

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