Una sentenza che giudica la storia

09 Lug 2015

È una sentenza molto significativa dal punto di vista politico per la motivazione di un’accusa che i magistrati di primo grado hanno ritenuto fondata, quella della corruzione di alcuni senatori per favorire la caduta del governo Prodi nel 2008. I tormentati casi giudiziari contro il leader dello schieramento di centrodestra, così come si era configurato in Italia negli anni a cavallo del secolo, riguardavano, infatti, o vicende risalenti al suo passato di grande imprenditore, o a questioni legate a una sua disinvolta, chiamiamola in questo modo, condotta sessuale. Ora, per la prima volta, una condanna lo colpisce proprio per comportamenti strettamente connessi alla sua attività politica.

de-gregorioLa sentenza del tribunale di Napoli, molto probabilmente, non è destinata a provocare gravi conseguenze giuridiche per Silvio Berlusconi. È possibile, innanzi tutto, che il verdetto d’appello la ribalti, come sperano i suoi difensori, in un’assoluzione. È prevedibile, poi, che ai primi di novembre la condanna venga annullata per prescrizione del processo.

È, invece, molto significativa dal punto di vista politico per la motivazione di un’accusa che i magistrati di primo grado hanno ritenuto fondata, quella della corruzione di alcuni senatori per favorire la caduta del governo Prodi nel 2008. I tormentati casi giudiziari contro il leader dello schieramento di centrodestra, così come si era configurato in Italia negli anni a cavallo del secolo, riguardavano, infatti, o vicende risalenti al suo passato di grande imprenditore, o a questioni legate a una sua disinvolta, chiamiamola in questo modo, condotta sessuale. Ora, per la prima volta, una condanna lo colpisce proprio per comportamenti strettamente connessi alla sua attività politica.

Con un’accusa molto grave, quella di una corruzione pecuniaria di parlamentari per abbattere il governo scelto dalla maggioranza degli elettori italiani.

È vero, però, che il verdetto emesso ieri sera arriva quando la parabola politica di Berlusconi si avvia al declino e, al di là di qualche contraccolpo emotivo tra i suoi ex elettori, probabilmente di breve durata, non dovrebbe alterare, dunque, né i tempi, né i modi della sua uscita di scena dalla vita pubblica. Il passaggio della leadership del centrodestra italiano dalle sue mani a quelle di un personaggio come Salvini sembra ormai segnato, ma, a questo proposito, la sentenza del tribunale di Napoli pare indicare, in maniera significativa sebbene del tutto involontaria, il momento in cui, nella recente storia del nostro Paese, si è aperta la porta all’irruzione della più attuale tendenza della politica, quella del populismo.

Fino alla caduta del governo Prodi, l’alternarsi degli schieramenti al potere in Italia seguiva il tradizionale posizionamento ideologico e politico legato alla destra e alla sinistra, attraverso coalizioni, magari formate da partiti mutevoli, ma identificabili in questi due grandi orientamenti. Il leader emiliano e quello milanese capeggiavano fronti drammaticamente opposti e dividevano l’opinione pubblica in maniera altrettanto netta, altrettanto drammatica e altrettanto impermeabile a passaggi da una parte all’altra.

Quasi simbolicamente, si potrebbe dire, la trasmigrazione di quei senatori, ora bollata con una condanna penale, apre la via a un mutamento profondo della vita pubblica italiana. Sotto la ventata di un populismo che tocca quasi tutti i Paesi d’Europa, anche quel blocco sociale e politico che sembrava avvinto indissolubilmente ai due schieramenti incomincia a sciogliersi in una trasversalità che ignora i vecchi confini e disinvoltamente li annulla. A sinistra, il grillismo rompe i tabù della vecchia militanza ex comunista ed ex sinistra democristiana, contribuendo all’erosione di quel contenitore che sembrava potesse conservarla e, persino, vivificarla in una nuova stagione, quella dell’Ulivo. A destra, il berlusconismo vince una battaglia, ma perde la scommessa del grande cambiamento liberale che aveva promesso ai suoi elettori.

È curioso come una sentenza possa avere così modesti effetti giudiziari e abbia, invece, il merito di individuare il momento di un così importante mutamento politico della nostra storia. Forse perché, a questo punto, saranno proprio i libri di storia a giudicare Berlusconi e non più le raccolte delle sentenze contro di lui.

 

La Stampa,  9 Luglio 2015

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