Il mito di Europa, o del nostro eterno amore per l’Ellade

04 Lug 2015

Poco importa quali siano state le ragioni, quali e da quale parte stiano i torti che hanno portato a discutere di Grexit, bruttissima parola per una possibile, si spera ancora evitabile tragedia. In ogni caso l’ uscita della Grecia dall’Unione Europea non sarebbe solo una sconfitta, sarebbe la fine di una storia d’amore: quella tra il nostro continente e la Grecia. Una lunga storia iniziata quando, in un giorno senza tempo, come sempre nel tempo del mito, una ragazza di nome Europa si innamorò di un dio. Il solito Zeus che vedendo Europa, figlia del re fenicio Agenore, mentre giocava sulla spiaggia con le amiche, se ne innamorò. E per soddisfare il suo desiderio ricorse a una delle tante metamorfosi di cui usava servirsi. Nella specie, assunse l’aspetto di un toro bianco che andò a stendersi ai piedi di Europa. Affascinata, questa sedette sulla sua groppa, e a questo punto il toro si gettò in acqua, nuotando fino all’isola di Creta. Ma attenzione: la storia di Zeus e di Europa non è una delle tante violenze sessuali di cui la mitologia greca abbonda: i greci la vedevano come una storia d’amore. A dimostrarlo un vaso di straordinario valore simbolico firmato da Assteas (attivo a Paestum nel IV secolo a.C.) sul quale Europa, nel suo viaggio verso Creta, è circondata da una simbologia amorosa: un piccolo Eros, la dea dell’amore Afrodite, l’immagine di Pothos, il desiderio amoroso ricambiato… Il mito della ragazza Europa racconta, insomma, la storia d’amore tra il continente che da lei prese il nome e la Grecia. Una storia d’amore così forte che per lungo tempo ha portato a mitizzare le nostre origini. Basterà ricordare quello che scriveva Shelley nella Prefazione a Hellas: «Siamo tutti greci. Le nostre leggi, la nostra letteratura, la nostra religione, le nostre arti hanno le loro radici in Grecia. Se non fosse stato per la Grecia saremmo ancora selvaggi o idolatri». Era il 1821, si parlava del «miracolo greco»: la civiltà occidentale, si diceva, era nata lì. Oggi, e da tempo, sappiamo che alle spalle del cosiddetto miracolo stavano secoli e secoli di scambi anche culturali con l’Oriente che hanno influenzato la cultura greca e quindi la nostra. Ma questo non toglie che dimenticare i nostri debiti verso la Grecia vorrebbe dire cancellare un passato senza il quale non saremmo quello che siamo. Vorrebbe dire perdere la nostra identità. Oltre che sulle questioni economiche e le conseguenze politiche della Grexit dovremo riflettere anche su questo.

Il Corriere della sera, 4 luglio 2015

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