Mani sulla città : da Roma a Porto Recanati  

23 Giu 2015

Sandra Bonsanti Presidente emerita Libertà e Giustizia

Nessuno può sapere oggi come finirà la storia del sindaco Marino fino a quando il prefetto Franco Gabrielli avrà completato e consegnato la sua relazione che a quanto si dice dovrebbe escludere lo scioglimento per fatti di mafia. Si capisce però sin da ora quanto sia incerta la sopravvivenza della giunta Marino.

Si capisce dai giudizi espressi dal segretario del Pd e presidente del consiglio e dalla ministra Boschi: entrambi mettono in dubbio la capacità del sindaco di gestire una città come Roma.

mani-sulla-cittaNessuno può sapere oggi come finirà la storia del sindaco Marino fino a quando il prefetto Franco Gabrielli avrà completato e consegnato la sua relazione che a quanto si dice dovrebbe escludere lo scioglimento per fatti di mafia. Si capisce però sin da ora quanto sia incerta la sopravvivenza della giunta Marino.

Si capisce dai giudizi espressi dal segretario del Pd e presidente del consiglio e dalla ministra Boschi: entrambi mettono in dubbio la capacità del sindaco di gestire una città come Roma. “L’onestà è indispensabile ma da sola non basta, i cittadini chiedono che la Capitale sia gestita bene, Marino deve essere all’altezza di questa sfida ..solo lui può sapere se se la sente…” ha detto Maria Elena Boschi e quel “se” pesa come un macigno sul futuro di Marino come pesano le perplessità espresse da Renzi sulla sua  capacita di governare Roma.

Due sono per ora i membri Pd della giunta sul punto di lasciare. Due renziani, si dice. Dunque un sindaco eletto dai cittadini e che a quanto si sa è sempre stato ostile alle varie bande di mafia capitale può esser mandato a casa da ministri di un governo o da un segretario del partito. Ma come, il sindaco non è stato eletto dai cittadini? Ci si chiede.

La risposta è semplice. Ce lo spiega una giovane donna, Sabrina Montali, avvocata, che è stata per circa un anno sindaca del “natio borgo selvaggio”: Porto Recanati. E’ venuta a un incontro di circoli di Libertà e Giustizia e, sollecitata a farlo, in poche parole ci ha riassunto la storia che la riguarda. E’ stata eletta l’anno scorso con una lista civica, caratterizzando la sua  campagna sui temi dell’ambiente, della sostenibilità, del “consumo del territorio”, i temi della legalità e della lotta alla corruzione. Ha vinto le elezioni strappando il governo di Porto Recanati alla destra che l’aveva governata per una ventina di anni. L’ultima sindaca era stata  Rosalba Ubaldi dell’Udc.

Sabrina aveva da poco cominciato il suo lavoro di sindaca che sono cominciate ad arrivare lettere di minacce e intimidazioni di ogni genere. Poi, appena ha affrontato il capitolo di una lottizzazione in collina che lei era decisa a bloccare, la situazione è diventata incandescente: la sua giunta e la maggioranza hanno cominciato a scricchiolare, due assessori del Pd si sono dimessi, e poi anche i consiglieri di  opposizione si sono dimessi, tutti insieme da un notaio che ha certificato la fine della giunta di Sabrina. Il “natio borgo selvaggio” ora è amministrato da un commissario. Perché è caduta Sabrina? Le spiegazioni ufficiali dicono di un contrasto sulla riorganizzazione degli uffici. Ma a Porto Recanati nessuno ci crede. Sulla città pende l’incubo di una lottizzazione sul colle del Burchio: 34 ettari sui quali una società con capitali russi  ha progettato di costruire un grande albero a 5 stelle, piscina, campi sportivi, 40 ville. C’è stata una denuncia preoccupata di Italia Nostra. Il “no” della giunta Montali è stato netto: 10 a 4 e defezione di alcuni del Pd. Ma la società in questione non demorde e sul borgo selvaggio pende tuttora la minaccia del cemento. Sabrina spiega: combattere quella lottizzazione è stato il cuore della mia campagna elettorale, e i cittadini mi hanno eletta, non potrei mai tradirli. La società russa ha cercato di conquistarsi la simpatia promettendo scavi archeologici e scogliere. Ma nessuno crede che abbia rinunciato alle ville e al resort. Tutto forse è solo rinviato alla prossima giunta.

Comunque, per tornare a Roma, quando il sindaco eletto fuori del cerchio degli amici di partito comincia a dimostrare segnali di autonomia e volentieri il sistema politico ne farebbe a meno mandandolo a casa e non si sa come fare, si comincia a lavorare sugli assessori: prima via uno, poi un altro…Non è solo una questione pur fondamentale di numeri, ma è soprattutto il fatto che davanti a scelte difficili, il sindaco viene lasciato più solo e più debole. E del voto dei cittadini, chi se ne ricorda …

E’ sempre stato così, si dirà. Anni orsono, a Firenze, toccò una sorte simile a Mario Primicerio, il fisico che era stato amico di Giorgio La Pira, scelto dalla società civile. Vinse le elezioni nel 1995 e non si ricandidò.

Dunque nessuna meraviglia se il futuro del sindaco Marino è tanto incerto. Ed è nella mani della segreteria del Pd e del giudizio sulla sua capacità di governare mafia capitale che daranno il governo e il premier.

 

Nata a Pisa nel 1937, sposata, ha tre figlie. Si è laureata in etruscologia a Firenze e ha vissuto per molti anni a New York. Ha cominciato la sua attività professionale nel 1969 al “Mondo” con Arrigo Benedetti.

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