Zagrebelsky: “Il sindaco innocente Renzi ambiguo,deve sostenerlo”

15 Giu 2015

ROMA. Salvate il soldato Marino. O per lo meno non sparategli alle spalle, se potete. Suona così l’appello che numerose personalità della cultura hanno rivolto nei giorni scorsi al presidente del consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi in difesa del sindaco di Roma Ignazio Marino. A sottoscriverlo – insieme a Furio Colombo, Eugenio Costa S.j., Ennio di Nolfo, Gian Giacomo Migone, Tana de Zulueta, Anna Chiarloni, Dora Marucco e Paolo Ruffini – anche Gustavo Zagrebelsky.

ROMA. Salvate il soldato Marino. O per lo meno non sparategli alle spalle, se potete. Suona così l’appello che numerose personalità della cultura hanno rivolto nei giorni scorsi al presidente del consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi in difesa del sindaco di Roma Ignazio Marino. A sottoscriverlo – insieme a Furio Colombo, Eugenio Costa S.j., Ennio di Nolfo, Gian Giacomo Migone, Tana de Zulueta, Anna Chiarloni, Dora Marucco e Paolo Ruffini – anche Gustavo Zagrebelsky.

Professore, perché questo appello? Marino rischia di saltare?
«Perché tra noi firmatari, persone che ragionano dall’esterno, fuori dalla politica romana, si è diffusa una notevole preoccupazione vedendo il gioco al massacro che si è aperto dopo Mafia Capitale».
In fondo Marino è il capo dell’amministrazione, come può chiamarsi fuori da questa vicenda?
«Marino è una persona di riconosciuta indipendenza e pulizia rispetto al marciume che si è manifestato anche nel pd locale. E vogliamo sacrificare proprio questa persona? A nostro avviso, in una situazione così degradata, non è Marino sotto giudizio ma il Pd romano».
In che senso? Che cosa dovrebbero fare i dem romani?
«Ci si aspetterebbe che facessero quadrato intorno al sindaco. Perché, al fondo, la vera questione è questa: si tratta di vedere se il Pd romano intende sostenere Marino oppure no. E personalmente ho l’impressione che la debolezza del sindaco, che pure è evidente, derivi proprio dall’ambiguità del partito nei suoi confronti».
Il vostro appello però è rivolto direttamente a Renzi: cosa dovrebbe fare e non ha fatto?
«L’appello è rivolto al segretario del Pd perché la vicenda romana, per ovvie ragioni, non può essere confinata a livello locale. È d’importanza nazionale. La correttezza di Marino non è stata intaccata. Gli si rimprovera la debolezza. Ma la debolezza deriva da un difetto di sostegno da parte di chi dovrebbe darglielo, cioè dal partito che l’ha scelto come suo candidato sindaco. Il Pd non può chiamarsi fuori. Se Marino è solo, è perché il PD non c’è».
In fondo Renzi ha nominato Orfini commissario. E il presidente del Pd si è sempre speso in questi giorni per sostenere Marino. Non basta?
«Le valutazioni su quanto questo sostegno sia effettivo le faremo tra un po’, ora mi sembra prematuro. Certo non mi pare che questo sostegno, in qualche modo obbligato, sia stato fin qui particolarmente caloroso. Come s’interpreta il possibile commissariamento per il Giubileo? ».
Se è per questo pende anche la spada di Damocle del commissariamento prefettizio della Capitale…
«Quest’idea del commissariamento mi pare un escamotage. Chi l’ha detto che un commissario sia più forte o abile nell’accorgersi dei rapporti corruttivi che esistono tra politica e amministrazione? ».
A Marino si rimprovera proprio questo, di non essersi accorto di nulla. Non è una colpa per un sindaco?
«Ma chi è fuori dal giro, sindaco o commissario che sia, difficilmente si accorge di quel che accade solo guardando le carte o spulciando i capitolati d’appalto. Anche perché i corruttori e i  corrotti di solito sono abili nel mascherare le loro faccende sotto abiti formalmente ineccepibili. È un mestiere ad alta specializzazione
«A parte la stampa e la magistratura, gli unici che possono mettere un amministratore nelle condizioni di capire il contesto in cui sta operando sono i politici. Il Pd romano è disposto a fare chiarezza sul contesto e aiutare Marino a orientarsi oppure no? Per capire il malaffare non bisogna guardare le forme ma la sostanza del retrobottega, quella che viene fuori dalle intercettazioni, senza le quali dubito che avremmo compreso la vera natura di queste vicende. E quel retrobottega lo conoscono soltanto i politici: ora non facciano finta di cadere dalle nuvole e di non sapere nulla della corruzione che sta attorno a loro».

la Repubblica, 14 giugno 2015

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