FI accusa: l’anno scolastico inizierà nel caos

09 Giu 2015

scuolaDante parlerebbe di «donna dello schermo», sorride Mario Rusconi, vicepresidente dell’Associazione nazionale presidi. La citazione è colta e potrebbe sembrare lontana ma del tutto inattuale. Nulla di più errato. «Le donne dello schermo per Dante erano quelle che per due volte nella Vita Nuova, ha usato per fingere di amare una donna diversa da Beatrice. Noi presidi in queste settimane siamo stati trattati così: espedienti per coprire molte altre cose, capri espiatori, vittime di una campagna di accuse di una violenza mai vista prima d’ora», spiega Rusconi riportando il discorso alla stretta attualità.
Il ddl di riforma della Scuola è in Senato, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha promesso ancora nuove modifiche e le modifiche stanno arrivando. Per ridimensionare il super ruolo dei presidi i relatori Francesca Puglisi (Pd) e Franco Conte (Ap) stanno pensando di affidare a loro incarichi triennali rinnovabii al massimo per altri tre in modo da impedire la nascita di feudi eterni di potere. Potrebbe cadere, invece, il limite dei tre anni previsto per i contratti dei docenti creando uno scenario completamente diverso: a sedere su una poltrona all’improvviso precaria (almeno come sedi assegnate) sarebbero i presidi e non più i professori. Si sta pensando di modificare anche il comitato di valutazione dei criteri di assegnazione dei premi ai prof che sarebbe formato solo dal dirigente e da professori, escludendo i rappresentanti di genitori e studenti che avevano sollevato critiche da più parti e su cui anche il premier aveva espresso la sua perplessità sabato scorso. «Da una norma che già non era il massimo del rigore professionale siamo scesi al livello di una riunione di condominio in quanto ad autoreferenzialità nei giudizi», commenta Rusconi.
È furibondo, e come lui lo sono gli altri 7500 circa presidi italiani. «E’ stata organizzata una campagna da parte dei sindacati molto ben riuscita, con la creazione di espressioni di facile presa come i presidi-sceriffo. A questo punto quella che si sta combattendo è una lotta politica che non ha più nulla a che vedere con la scuola, ma è una guerra di potere all’interno del Pd e dei sindacati. Chi ne esce sconfitto è la scuola».
Da ieri è in corso lo sciopero degli scrutini. Secondo i sindacati l’adesione sarà altissima provocando lo slittamento dei risultati a fine giungo-inizi di luglio. Per avere notizie più certe però bisognerà aspettare ancora, ieri il blocco è iniziato in Emilia Romagna e Molise, si andrà avanti per dieci giorni fino al 17-18 giugno quando la protesta arriverà in Alto adige.
«L’unica certezza è che l’anno scolastico inizierà nel caos più totale», commenta Elena Centemero, responsabile scuola di Fi. A complicare il quadro un’indicazione del Miur nei confronti dei direttori degli uffici scolastici regionali a portarsi avanti nel definire il fabbisogno di posti per il prossimo anno scolastico applicando «una legge che ancora non c’è» come hanno sottolineato sindacati e M5s nelle loro proteste.

La Stampa, 9 giugno 2015

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