I garbugli del re  

07 Giu 2015

Roberta De Monticelli Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

Ma perché sono in così pochi a dirlo, a restarne stupefatti, a richiamarlo a un minimo d’onore? Il nostro Presidente del Consiglio vìola la Costituzione, anzi il suo articolo più conosciuto e amato, l’Articolo 3, quello che dice che abbiamo tutti pari dignità e siamo uguali di fronte alla legge. Grazie a Maurizio Viroli, come sempre, per dire pane al pane. “Qualsiasi argomento che afferma che De Luca può restare al suo posto è o intellettualmente disonesto o una palese asineria”. Segue un evidente, chiarissimo giudizio di priorità di valore, cioè di importanza.

garbuglioMa perché sono in così pochi a dirlo, a restarne stupefatti, a richiamarlo a un minimo d’onore? Il nostro Presidente del Consiglio vìola la Costituzione, anzi il suo articolo più conosciuto e amato, l’Articolo 3, quello che dice che abbiamo tutti pari dignità e siamo uguali di fronte alla legge. Grazie a Maurizio Viroli, come sempre, per dire pane al pane. “Qualsiasi argomento che afferma che De Luca può restare al suo posto è o intellettualmente disonesto o una palese asineria”. Segue un evidente, chiarissimo giudizio di priorità di valore, cioè di importanza. “Dire, ad esempio, che De Luca deve conservare la carica perché la sua decadenza metterebbe “in crisi la funzionalità della Regione”, significa asserire che l’esistenza del governo è principio superiore a quello del governo della legge” (Il Fatto Quotidiano, 6/6/2015).

Perché importa a così pochi che il Presidente del Consiglio svaluti a tal punto il governo della legge da predisporre già da un pezzo il cavilloso rimedio annunziato oggi dai media al pubblico, che equivale precisamente a violare la Costituzione? De Luca “è candidabile, eleggibile e insediabile”, strombettavano già prima dell’elezione i portavoce del governo, rendendo pubblico e palese l’imbroglio, degno di tutti gli azzeccagarbugli della nostra storia. Certo che lo si insedia, gli si fa nominare i suoi fidati e soprattutto il suo braccio destro e poi lo si fa governare da dietro il velo – non di ignoranza né di pudore ma di svergognata impudenza, il siparietto della vergogna piuttosto: attraverso il braccio destro. Non a caso adesso stanno pensando a questo, magari il Presidente del Consiglio porrà qualche ulteriore condizione di fedeltà a se stesso, in cambio dell’impunità pro-tempore. Il tempo necessario e sufficiente perché tutto si faccia esattamente come gli elettori di De Luca chiedevano. Questo il fatto. Ribadisco la questione: ma perché nella tensione fra Diritto e Potere sono così pochi quelli che per mestiere farebbero i difensori del primo a reagire, a dire a voce alta e chiara che le cose non dovrebbero stare così? Da quanto tempo non dovrebbero stare così? Da troppo tempo – e questo “non” non è opposizione politica, è diritto e patto costituzionale, è etica pubblica e forza delle ragioni. Restiamo solo agli ultimi mesi. Dopo proposte di legge esaltanti come  la modica quantità di truffa fiscale, dopo la liquidazione a colpi di fiducia delle ultime timide opposizioni sulla legge elettorale, e la cancellazione a colpi di tweet o di “chissenefrega” di qualunque, anche autorevolissimo ragionamento contrario (tipo quelli di Zagrebelsky, Rodotà, Carlassare e molti altri), o contrario al Senato degli elefanti sporchi, che sarà il porto di molti che altrimenti rischierebbero la galera; dopo che abbiamo udito i cronisti dei telegiornali parlare senza virgolette apparenti di “colpo basso” – riferito a un atto istituzionale del Presidente della commissione antimafia, solo perché svelava istituzionalmente nudo un reuccio locale: cosa dobbiamo aspettarci ancora? Quante cose che non dovrebbero succedere?

“Il mio parere? Non do’ per scontata l’interpretazione secondo cui De Luca debba essere sospeso subito dopo la proclamazione….E’ un rompicapo senza precedenti… anche affascinante, per chi ama le potenzialità del diritto”. (Intervista a “Repubblica”, 3/6/15). Così Raffaele Cantone, Presidente dell’Anticorruzione e dunque avvocato nostro in questioni di potere e legalità. Da fare invidia al Dottor Sottile, che confessava l’orgasmo che prova un giurista di fronte alla possibilità di trovare con le distinzioni sottili la soluzione che si vuole. Che vuole chi? Non certo la Lex, semmai il Rex di turno. Ecco il gesto più cavalleresco di questo Cavaliere della Legge: sferrare un colpo che non è di fioretto alla Presidente della Commissione Antimafia, solo perché  ha registrato i fatti, secondo le regole da tutti condivise. Bellissima la premessa: la signora in questione ha fatto un grave errore, peccato, perché sarebbe un politico di razza, infatti ha “la capacità di impadronirsi degli argomenti e della complessità dei nodi che è propria dei politici di alto livello”. Non di illuminare e cambiare la realtà attraverso la luce e la forza delle idee ben difese e bene organizzate. Macché. Le parole “nodi” e “complessità” la dicono lunga  sull’orizzonte intellettuale perfino dei migliori, oggi. Non si vedono che garbugli da azzeccare, per i politici – e allora giustamente un giurista si adombra: lasciateli a noi, quelli. Non: lasciateci difendere lettera e spirito delle leggi – e che gusto c’è? Sono tanto più “affascinanti”, i garbugli del re!

 

Nata a Pavia il 2 aprile 1952, è una filosofa italiana. Ha studiato alla Normale di Pisa, dove si è laureata nel 1976 con una tesi su Edmund Husserl.

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