Il Comunicato che non c’è

SerraIl Responsabile Giustizia del P.D. se l’è presa con il CSM (Consiglio Superiore della Magistratura), che ha all’esame un documento, in cui vengono ritenuti frammentari e disorganici i provvedimenti governativi su prescrizione e corruzione , oltre che insufficienti.

Quanto alla disorganicità, il cittadino non addetto ai lavori che, ingenuamente, abbi provato a capirci qualcosa si è trovato sommerso da riferimenti incrociati in disegni di legge. Che pur affrontando temi strettamente connessi, vengono tenuti separati. Inoltre, per settimane i media hanno riferito che su tutto questo (in particolare sui termini della prescrizione e su correlate norme relative alla possibilità di intercettazioni) c’era un dissenso tra PD e alfaniani. Poi, pochi giorni fa, è stato esaltato un accordo raggiunto.

Mi è tornato in mente che all’epoca del primo governo Prodi (novembre 1997), in occasione di un finanziamento alle scuole di parte, in “Che tempo fa” Michele Serra uscì con una nota “Il Comunicato”, di cui riproduco le frasi salienti: “«Cari elettori del centrosinistra, La componente cattolica dell’alleanza di governo ci chiede insistentemente di concedere alle scuole private… una fetta di denaro pubblico. Questo contrasta … Siamo però costretti a cedere perché questo è un governo di coalizione, ed è quindi necessario scendere a patti. Contiamo sulla vostra comprensione.» E’ il comunicato – concludeva Serra – che le componenti laiche dell’Ulivo, ieri pomeriggio, non hanno emesso.”

Purtroppo, l’assenza, ora come allora, di comunicati di questo tipo fa ritenere che non vi sia un vero dissenso (posizioni opposte poi costrette a un compromesso), e che gli scontri siano stati simulati. Sulla contrapposizione al CSM vi è poi esplicita concordanza; il Viceministro alfaniano Enrico Costa ha rilanciato, in questa occasione, che bisogna “riformarlo sùbito”. Inaudito che un organo autonomo critichi il governo …

 

 

1 commento

  • Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Adsn), a Roma l’11 febbraio 1950.
    Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.
    Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime…
    Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli, ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.

    Allora che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci).
    Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio.
    Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna…

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