In pericolo il sito archeologico patrimonio dell’Unesco, scoperto anche dagli italiani

16 Mag 2015

palmira«Vedrete, distruggeranno tutto quello che troveranno lì». Maamoun Abdulkarim, direttore generale siriano per musei e antichità, è disperatamente chiaro. L’Isis, secondo notizie di ieri sera, avanza verso l’antica città siriana inclusa nella lista dei patrimoni Unesco considerati in pericolo nel 2013. Si combatteva ad appena un chilometro dalla splendida area archeologica. Secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umana «i jihadisti hanno giustiziato 26 civili, di cui 10 per decapitazione, per la loro collaborazione con il regime».
La città di Palmira ha origini antichissime, è citata in documenti assiri del XIX secolo avanti Cristo, così come è citata nella Bibbia (Secondo Libro delle Cronache) e fiorì come sosta per le carovane che attraversavano il deserto siriano. Ma le meraviglie archeologiche oggi in pericolo sono legate dall’integrazione nell’Impero romano, dopo la caduta dell’autonoma Palmira, prima sotto Tiberio (verso il 19 d. C.) e poi Nerone. La solida unione con Roma proseguì con Settimio Severo, Caracalla, quindi Diocleziano e infine Giustiniano. Poi, dopo, la rovina.
Fu un disegnatore, archeologo e viaggiatore italiano, Giovanni Battista Borra, a svelare ai suoi contemporanei nel 1751, con due colleghi inglesi – Robert Wood e James Dawkins – le meraviglie di Palmira. Ovvero le rovine del Santuario di Baal (poi assimilato a Zeus), con i propilei che hanno resistito eretti nei secoli alle distruzioni e ai terremoti. Poi la via colonnata (con ampie porzioni della condotta idraulica ben visibili), il magnifico arco di Settimio Severo, le Terme di Diocleziano, l’orgoglioso teatro del II secolo in ottime condizioni, l’Agorà e il Senato. Insomma, un autentico gioiello.
Il legame con l’Italia contemporanea è molto forte. Tra i più recenti va citato l’impegno dell’università degli studi di Milano nell’ambito del «progetto Palmais», ovvero Palmira-Missione archeologica italo-siriana, in collaborazione con la direzione generale Antichità e musei di Damasco per l’esplorazione del quartiere sud-est della città. E da sempre i nostri studiosi hanno avuto fecondi e continui scambi con le autorità accademiche siriane. Francesco Rutelli, come presidente del Partito democratico europeo e dell’associazione Priorità Cultura lancia un appello: «È doveroso richiedere alle parti in conflitto di non trasformare Palmira in un campo di battaglia e di catastrofe. La comunità internazionale ascolti la proposta del Governo italiano , ovvero i Caschi per il Patrimonio Culturale, che viene discussa dall’Unesco e dovrà approdare al Consiglio di Sicurezza dell’Onu».

Il Corriere della sera, 15 maggio 2015

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