A Monte Sole, una giornata di speranza

26 Apr 2015

Tanta gente, tanti giovani…molti, mi è sembrato, molti di più degli anni passati. Questa volta non c’erano sMonte Sole ul palco le “grosse personalità” che ogni anno si contendevano l’onore ( la passerella!) della presenza: niente dispiegamento di forze di polizia ( l’anno scorso con Grasso pare siano state impegnati 300 tra poliziotti, carabinieri, artificieri, ecc.)

Monte SoleIeri, a Monte Sole, è stata una giornata di speranza: tanta gente, tanti giovani…molti, mi è sembrato, molti di più degli anni passati. Questa volta non c’erano sMonte Sole ul palco le “grosse personalità” che ogni anno si contendevano l’onore ( la passerella!) della presenza: niente dispiegamento di forze di polizia ( l’anno scorso con Grasso pare siano state impegnati 300 tra poliziotti, carabinieri, artificieri, ecc.)

Ha raccontato la sua lotta Franco Fontana, uno dei pochi partigiani ancora in vita ( faceva la staffetta ed aveva 15 anni), ha parlato Renato Accorinti,  sindaco di Messina e fuori dal coro politichese, ha parlato una ragazza tunisina ( non ricordo il nome) componente di un movimento di donne impegnate nella primavera araba ed infine ha parlato Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia Romagna ( quello che ha “vinto” con il 40% del 37% di votanti), che ci ha riportato dentro il politichese.

Nel pomeriggio, tra le altre iniziative, una forte e coinvolgente rappresentazione teatrale itinerante sui luoghi della strage della compagnia Archivio Zeta che ha proposto l’opera “ Pilade Montagne ” di Pier Paolo Pasolini.

Ma va ricordato un piccolo antefatto i cui contorni non sono del tutto chiariti e tantomeno saranno resi noti, ma credo ugualmente significativi:  una parte degli organizzatori, all’insaputa dell’altra, ha fatto pervenire un invito al Presidente del Consiglio Matteo Renzi che si è recato, ovviamente di corsa.  a Marabotto il 22 aprile: mi sembra in linea con la sua immagine e la sua idea della politica e della partecipazione. A lui deve apparire cosa normale celebrare il 25 aprile tre giorni prima, senza condivisione con le migliaia di persone che nel giorno stabilito si recano su quei luoghi di tanta memoria.

E’ il segno di una politica che celebra se stessa, autosufficiente ed autoreferente: il popolo serva solo a riempire i loro slogan  ed al momento del voto, per quanti ci vanno ancora, per ratificare persone e programmi imposti dall’alto.

Ma ieri, il giorno giusto!, di popolo ce n’era tanto e non mi sembrava né acquiescente, né desideroso di un capo carismatico, né disposto ad accettare una politica lontana dalla gente e lontana dai valori fondanti la nostra Repubblica.

 

 

 

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